Giochiamo in attacco per rilanciare il paese: ecco il decreto Crescita

Viviamo un momento di congiuntura economica internazionale particolarmente difficile, tutte le economie europee segnano un deciso rallentamento, ed è proprio per questo che non possiamo ricadere negli stessi errori del passato. Puntare sull’austerità significherebbe consegnare il Paese alla stagnazione e danneggiare ulteriormente i cittadini che invece, ora, si attendono un ulteriore cambio di passo. Pensiamo che sulla crisi si debba giocare in attacco: ecco perché con il Decreto Crescita convertito in legge oggi alla Camera – ed anche col decreto Sblocca Cantieri – diamo il via ad una serie di interventi espansivi, che saranno di sostegno a imprese e cittadini e da stimolo alla ripresa economica e degli investimenti.

È la premessa alla prossima Manovra, che non sarà correttiva, come vorrebbe qualcuno, ma espansiva: taglio della pressione fiscale al ceto medio e taglio del costo del lavoro alle imprese. La fase 2 della nostra azione di governo, nel frattempo, verrà arricchita anche dal Salario Minimo Orario.

Ma cosa contiene il decreto Crescita?

Misure che le imprese aspettavano da tempo. Una su tutte: l’eliminazione dell’Imu sugli immobili ad uso produttivo. Dal 2019 al 2023 i nostri imprenditori potranno dedurre dal reddito di impresa fino al 100% dell’imposta (dal 20 al 50% nel 2019, 60% nel 2020-21, 70% nel 2022 e 100% dal 2023). Il paradosso fino ad oggi è stato far pagare l’Imu a immobili che producevano ricchezza per tutto il Paese, tassandoli come se producessero rendita. È un’altra ingiustizia fiscale che andiamo finalmente a sanare.

Si aggiunga che abbattiamo l’Ires, la principale imposta sugli utili delle aziende, dal 24% di oggi al 20%, passando per il 22,5% nel 2019, il 21,5% nel 2020, il 21% nel 2021 e il 20,5% nel 2022.

Sul fisco, dopo aver alzato al 170% l’iper-ammortamento nella Manovra, abbiamo anche voluto reintrodurre il super-ammortamento, che consentirà a tante piccole e medie imprese di poter usufruire dell’agevolazione sugli investimenti, innovare e tornare ad essere competitive. Non a caso abbiamo limitato la misura agli investimenti fino a un massimo di 2,5 milioni di euro, per favorire le PMI che dalla precedente formulazione ne risultavano di fatto escluse.

Prevediamo anche il supporto alle imprese per la trasformazione digitale e gli investimenti nelle tecnologie emergenti come blockchain, intelligenza artificiale e internet delle cose. Ci sono agevolazioni e sgravi per il rientro dei “cervelli italiani” all’estero, viene rifinanziato il Fondo di garanzia per il mutuo sulla prima casa e si inserisce un nuovo bonus casa riservato alle imprese di costruzione e ristrutturazione, oltre a semplificazioni e bonus per lavori di risparmio energetico.

Infine, assorbiamo nel decreto la proposta di legge semplificazioni fiscali presentata alla Camera dalla nostra Carla Ruocco. Oltre trenta lacciuoli burocratici che andiamo a togliere di mezzo.

Nel suo percorso alla Camera il testo ha visto anche delle modifiche importanti. Grazie infatti a degli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle è stato possibile introdurre una norma per salvare i fornitori di Mercatone Uno, pesantemente colpiti dalla crisi dell’azienda. Per loro, come annunciato dal vicepremier Luigi di Maio, ci sarà la possibilità di usufruire dei finanziamenti del Fondo per il credito alle vittime di mancati pagamenti. È stata poi ampliata la platea dei risparmiatori che potranno accedere ai rimborsi diretti destinati ai truffati delle banche escludendo dal conteggio del patrimonio mobiliare le polizze vita e dal patrimonio immobiliare i redditi pensionistici integrativi.

E ancora: abbiamo inserito l’ecobonus – per un massimo di 3000 euro – anche per chi acquista microcar e moto ad alimentazione elettrica.

Ultimo, ma non in termini di importanza, è stato approvato il Salva Italia: dopo tanto rumore per nulla 1,4 miliardi di debito storico di Roma sono passati dalla gestione commissariale allo Stato, e nel frattempo abbiamo istituito un Fondo che servirà ai Comuni capoluogo delle Città metropolitane per abbattere i costi di gestione dei loro debiti e che verrà finanziato dai risparmi sulla gestione commissariale del debito storico romano. Tutto ciò significa più servizi per i cittadini che, fino ad oggi, erano stati penalizzati dalle scellerate scelte politiche e in molti casi dagli interessi privati dei vecchi amministratori.

Non ci fermiamo. Continuiamo a lavorare perché l’Italia ha bisogno di investimenti, di misure per la crescita. Mai come oggi cittadini e imprese sentono al loro fianco la presenza dello Stato e non possiamo permetterci di disattendere le loro aspettative.