Se un politico è indagato per corruzione non si può stare zitti

Di seguito l’intervista che ho rilasciato al Corriere della Sera

 

Luigi Di Maio, sembra che ci siano due governi e tre premier: è solo l’effetto della campagna elettorale o si è rotto davvero qualcosa? 
«Il governo è uno e c’è un contratto. Non si è rotto nulla, per noi va avanti. Vogliamo fare tante cose e in squadra. Mi auguro valga lo stesso per la Lega. Vuole un esempio?».

Prego.
«Oggi sono nell’Umbria dello scandalo sulla sanità che ha coinvolto il Pd. Il M5S ha pronta da nove mesi una legge per togliere le mani dei partiti dagli ospedali. È ferma perché la Lega non è d’accordo. Pretendiamo che se ne discuta. E vogliamo anche abolire il superticket sanitario».

Non avete alzato troppo i toni negli ultimi giorni? 
«Ma no, abbiamo risposto quando era opportuno farlo. Il punto è il rispetto di questo governo. Se c’è un problema in Libia, si affronta insieme. Non che ognuno parte per la tangente improvvisando soluzioni che non esistono».

Deluso da questi mesi di governo e dalla Lega?
«Sapevo che non sarebbe stato semplice. Non mi delude la Lega, mi impensierisce quando evoca crisi di governo irresponsabili».

Non le pare inopportuno e sbagliato andare a «DiMartedì», proprio voi che vietavate i talk, mentre c’è in corso un Consiglio dei ministri ? 
«Si figuri, sono arrivato con mezz’ora di ritardo. È una polemica sul nulla. Piuttosto trovo inopportuno che, prima del Consiglio, qualcuno scenda ad annunciare decisioni non prese, mentendo alla stampa e mancando di rispetto ai colleghi. Ma voglio sperare in un’incomprensione».

Si fida ancora di Salvini?
«Di lui sì, meno di chi gli sta intorno».

A chi si riferisce?
«A questo Paolo Arata che avrebbe scritto il programma sull’energia della Lega, che lo propose alla guida dell’Autorità Arera e che, per le inchieste, è il faccendiere di Vito Nicastri, vicino alla mafia. Credo che la Lega debba prendere le distanze da lui e chiarire il suo ruolo, visto che il figlio è stato assunto da Giorgetti».

Salvini non ha risposto alle vostre domande. Fino a quando aspetterete? 
«Deve rispondere ai cittadini, non a noi. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo, togliendo le deleghe a Siri».

Se Siri non volesse fare un passo indietro, Conte dovrebbe rimuoverlo? Anche contro il parere di Salvini? 
«Questo attaccamento alla poltrona non lo capisco. Gli abbiamo chiesto un passo indietro. Continui a fare il senatore, non va mica per strada. Parliamo tanto di lotta ai delinquenti e quando un politico è indagato per corruzione stiamo zitti? Eh no, non funziona così. Dove è la coerenza? Certo che Conte dovrebbe spingerlo alle dimissioni. E lo farà, ne sono sicuro».

Lo farà con un decreto? 
«Deciderà lui come».

Sembra che il Movimento il 25 Aprile abbia scoperto l’antifascismo e Salvini abbia scoperto l’antimafia. Non state strumentalizzando due temi sacri?
«Ah perché, ricordare il 25 Aprile significa strumentalizzarlo? Non sono d’accordo. Con il menefreghismo non si va da nessuna parte. Quando un giorno avrò la fortuna di avere un figlio voglio che conosca la storia del suo Paese».

Non pare che la lotta alla mafia per la Lega e per il governo sia una priorità.
«Chiedete a chi ne ha diretta competenza, non voglio sconfinare. Certo, non è con un comizio che si combatte la mafia, servono misure vere e il buon esempio della politica, come ha detto Di Matteo. Noi abbiamo presentato proposte sul voto di scambio e contro la corruzione, di cui la mafia si nutre».

La Lega sta flirtando con la destra nostalgica? 
«Non so e non mi interessa. C’è un contratto da rispettare. Gli estremismi, anche a sinistra, non li condivido».

Salvini ha mire su Roma? 
«Chiedetelo a lui. È stato montato un film su un provvedimento a costo zero. Per difendere un indagato per corruzione, si è colpita una città. Lo trovo paradossale».

Luca Morisi scrive «Siamo armati» e pubblica una foto di Salvini con il mitra. Perché non siete intervenuti?
«Più che il post mi allarma la proposta leghista per la libera circolazione delle armi. Con noi, non passerà mai».

Con il nuovo Pd di Zingaretti si può dialogare? 
«Non vedo nessun nuovo Pd. È gente da salotto. Cantano “bella ciao”, aiutano le banche e alzano le tasse».

Di Battista è sparito, forse offeso. Vuole chiedergli di tornare a combattere o non avete più bisogno di lui?
«Alessandro sta benissimo e siamo in ottimi rapporti. È l’essenza dell’M5S e resta un punto di riferimento importante per ogni attivista».

Grillo scrive che Salvini fa il ministro dell’Interno a sua insaputa. Lo sapeva? 
«No. Ma Beppe è un visionario. Dice e fa quello che pensa. E fa bene».

De Vito chiede se lei si farebbe processare, nel caso ci fosse una richiesta. 
«De Vito è fuori dal M5S».

Sì, ma lei chiederebbe l’immunità per sé? 
«Non è una questione all’ordine del giorno».

Per Salvini la riforma delle autonomie è pronta. E avverte: se M5S ha dubbi, se li faccia passare con una buona dormita. Lei ha dubbi?
«Ecco vede quali sono le provocazioni? L’autonomia è nel contratto e la porteremo a casa, ma controlleremo riga per riga. Se qualcuno pensa di spaccare il Paese in due e tornare alla Padania, ha capito male. Non bisogna abbandonare il Sud».