Debito pubblico, mutui, produzione industriale, borsa: i dati che cancellano 9 mesi di terrorismo economico

Non si mette bene per chi, sin dalla formazione di questo Governo, ci ripete giorno e notte che la catastrofe è ormai imminente. Ce lo dicono con una tale convinzione che, se ogni tanto non arrivassero i dati a raccontarci come stanno realmente le cose, ci sarebbe quasi da credergli e preoccuparsi.

E come stanno realmente le cose?

Partiamo dai mutui. Vi ricordate i titoloni dei giornali? “Allarme mutui, a rischio prestiti alle famiglie”. Ebbene, mentre il tema dei mutui è uscito dai radar dei giornali, l’ABI ci continua a fornire mensilmente le rilevazioni sull’andamento dei prestiti e sul tasso d’interesse sui mutui. A marzo sono cresciuti su base annua sia i prestiti a famiglie e imprese, in aumento dell’1,0%, sia i mutui, che hanno registrato una variazione positiva del 2,5%. I famigerati tassi d’interesse, che avrebbero dovuto esplodere con l’allarme spread, si mantengono sui livelli più bassi in assoluto: a marzo il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è sceso dall’1,91% all’1,87%, mentre quello sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari a 1,43%, contro l’1,51% del mese precedente.

Venendo agli interessi sul debito, Banca d’Italia ci ha fatto sapere che la spesa per interessi sul debito pubblico nel 2018 è scesa rispetto al 2017. Esatto. E scenderà anche nel 2019, nonostante gli allarmismi e gli annunci di catastrofi. Certo, siamo consapevoli che lo spread debba scendere ulteriormente, anche perché non rispecchia quello che è il reale valore della nostra situazione economico-finanziaria, ma in parte lo ha già iniziato a fare da qualche mese a questa parte. Oggi veleggia attorno ai 250 punti, qualche mese fa stava sui 330.

Ci sono poi i dati dell’economia reale. E sono dati impietosi per i fautori dell’austerità in salsa PD. Nei primi due mesi dell’anno la produzione industriale ha fatto segnare due rialzi considerevoli: +1,9% a gennaio su dicembre, e +0,8% a febbraio su gennaio. Al punto che la stessa Bankitalia ha sottolineato come questi rialzi inaspettati stiano ridisegnando completamente le stime sul PIL del primo trimestre di quest’anno, che più osservatori vedevano in contrazione, ma che molto probabilmente invertirà la tendenza segnando così la ripresa dell’economia italiana.

Infine, vi è il dato sulla Borsa italiana. Non siamo mai stati interessati agli andamenti di borsa, che solitamente si muovono in controtendenza rispetto a quelli che sono gli interessi dell’economia reale. Quante volte abbiamo visto negli anni scorsi la borsa esultare ogni qual volta venivano annunciate misure di austerità, che avevano il solo effetto di deprimere l’economia reale? Eppure stavolta il dato lo vogliamo citare, dal momento che sui “300 miliardi di ricchezza bruciata” i vari Renzi, Boschi ed esponenti della ex maggioranza ci hanno ammorbato l’esistenza per mesi. Ebbene, dal 1° gennaio la Borsa italiana ha fatto segnare il rialzo più consistente tra gli indici europei: oltre il 20%, con un aumento di capitalizzazione di borsa che sfiora i 100 miliardi.

E se alla fine avessimo ragione noi, cosa si inventeranno per screditare ancora un governo espressione della volontà popolare?