Con la sharing economy il trasporto su gomma riduce l’impatto

Autostrade elettrificate, camion ibridi o a trazione elettrica, nuove tecnologie per la riduzione di impatti e consumi. Anche l’autotrasporto fa i conti con la sfida ambientale e l’obiettivo europeo “zero emissioni entro il 2050”. La rivoluzione della mobilità però sarà completa solo quando tutta l’energia per fare il pieno sarà pulita, proveniente solo da fonti rinnovabili. È stato calcolato che se per magia tutte le auto, le moto, gli autobus e i camion che circolano in Italia andassero a energia elettrica rinnovabile, i nostri polmoni si risparmierebbero, ogni anno, qualcosa come 100 milioni di tonnellate di CO2.

Un sistema di trasporto libero da combustibili fossili entro i tempi stabiliti dall’accordo di Parigi è possibile, ma richiederà cambiamenti velocissimi e un impegno reale e congiunto da parte dell’industria, della società e della politica. Pubblico e privato sono chiamati a collaborare per adottare nuovi modelli di produzione e consumo. Intanto, come ricorda Henrik Henriksson, presidente e amministratore delegato di Scania, – società specializzata nella produzione di autocarri, trattori stradali, autobus e propulsori – “eliminare dal sistema gli sprechi di spazio, tempo ed energia può essere la chiave per cambiare le regole del gioco nel settore della movimentazione di beni e persone”.  E qualcuno ha già iniziato a farlo.

Un esempio su tutti è quello di Uber che, sfruttando i principi della sharing economy, sta rivoluzionando il settore della logistica negli Stati Uniti con il suo Uber Freight. L’idea è semplice: l’app consente di effettuare viaggi con un carico completo grazie alla condivisione dello spazio nel camion da parte di più clienti.

Anche in Italia c’è chi sta già ripensando il trasporto merci in questo senso. All’insegna dello sharing infatti, è anche la storia dalla startup calabrese Macingo. “Abbiamo colto un’esigenza latente nel settore della logistica per molto tempo lasciato ai margini del grande processo innovativo che si è innescato da oltre un decennio in Italia e nel Mondo”, ci spiega Samuele Furfaro, co-fondatore di Macingo. La loro idea è quella di dare la possibilità a chi deve trasportare merce ingombrante (auto, moto, barca, trasloco o prodotti industriali per l’azienda) di farlo con un click, in modo semplice e intuitivo come se si stesse prenotando un biglietto aereo o una stanza d’albergo.

Macingo, funziona più o meno come i servizi di condivisione auto utilizzati per risparmiare tempo, denaro e carburante per i nostri viaggi. In questo modo, “permette ai trasportatori di viaggiare sempre a pieno carico e ridurre i viaggi a vuoto – continua Furfaro – che è uno dei veri problemi della logistica in Italia e In Europa”. Secondo uno studio della Commissione Europea, infatti, almeno il 20% degli autocarri che trasportano merci circolano totalmente vuoti e molti a carico parziale. Questo significa mancata ottimizzazione del carico, dunque inefficienza e maggior inquinamento.

Ecco perché Macingo è impegnata in una seria lotta agli sprechi. Mettendo in contatto le aziende di spedizione, i cui mezzi fanno viaggi di ritorno scarichi o semiscarichi, con chi deve spedire i propri veicoli o comunque oggetti ingombranti, crea un vantaggio sia per le aziende di spedizione che per gli utenti, tagliando i prezzi e le emissioni, salvaguardando l’ambiente. “A livello operativo, è stato difficile coinvolgere i trasportatori e convincerli a digitalizzarsi – racconta Furfaro –. Oggi fortunatamente in molti fanno a gara per lavorare con noi”.

Il team di Macingo sta ora allargando il suo raggio d’azione, entrando gradualmente anche nel trasporto merci destinato alle PMI. “Per le aziende è importante avere quotazioni e disponibilità in real time – ci spiega ancora il cofounder – e su questo stiamo lavorando, anche grazie a un progetto di ricerca e sviluppo avviato con l’università della Calabria”. Questi ragazzi sono la dimostrazione plastica che con le idee giuste e con i giusti comportamenti e stili di vita possiamo fare molto per il nostro pianeta.

E ci dimostrano che anche nel Sud del nostro Paese, in Calabria in particolare, è possibile fare (e bene) innovazione. “Fare impresa in maniera innovativa è sempre difficile: all’inizio ci sono mancati i fondi, era difficile coinvolgere personale competente senza garanzia di un lavoro certo”, sottolinea Furfaro. Il grande limite della Calabria, secondo lui, è che “manca un vero e proprio ecosistema innovativo, mancano incubatori dove poter ospitare gli aspiranti imprenditori e c’è un grande problema legato al costo del lavoro”. Eppure, come conferma lui stesso, c’è un grande potenziale, ci sono diverse eccellenze sparse in tutta la Regione che, anche grazie agli incentivi esistenti per le imprese del Sud Italia, riescono a realizzare progetti importanti.

Non c’è dubbio che in futuro sarà necessario porre sempre maggiore alle esigenze che arrivano da un settore del traffico merci in continua evoluzione. E Macingo non sarà la sola realtà ad occuparsene.  Attualmente infatti, nel nostro Paese ci sono diverse realtà innovative che si occupano di logistica 4.0. In ambito urbano, come Milkman, iCarry o e-Novia, ideatrice del robot per le consegne Yape. Ma anche sulle lunghe percorrenze: da Spedity, che cerca di favorire l’incrocio tra domanda ed offerta utilizzando una logica simile a quella di Macingo, a Shippeo e SiWeGo , per monitorare efficacemente le merci e i pagamenti. “Il futuro del trasporto merci sarà sempre più tecnologico e con servizi sempre più dedicati e costruiti sulle esigenze dei clienti”, conclude Furfaro. “L’intermodalità, l’ultimo miglio, la consegna a domicilio in determinati orari, sono solo alcuni degli elementi che caratterizzeranno il futuro del trasporto merci”. Un futuro che sta già bussando alla nostra porta