Un salario minimo orario per ridare dignità agli italiani

Quelli della sedicente “sinistra” non sanno più che inventarsi per attaccare il nostro Reddito di Cittadinanza. Così evidentemente a corto di idee qualcuno di loro, come Valeria Fedeli del Pd, ha deciso di fare la cosa più semplice: copiare.

 

Ieri Confindustria, quella che nel 2016 insieme a tanti altri aveva profetizzato l’Apocalisse in caso di vittoria del ‘No’ al Referendum, ha detto che il Reddito di Cittadinanza scoraggerà la ricerca di lavoro perché i 780 euro al mese previsti per un single sono troppi (sic!)? E allora ecco che la senatrice dem con un passato da sindacalista ha twittato tutta la sua indignazione: “Chi lavora 8 ore al giorno prenderà molto meno di chi avrà il #redditodicittadinanza. Questo è contro cultura del lavoro”. Nientemeno…

 

Citando il proverbio cinese: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Tradotto: ma il problema, cara sedicente “sinistra”, sono i 780 euro del Reddito di Cittadinanza, un aiuto concreto a chi è rimasto indietro per colpa delle folli politiche dei vecchi governi, o il fatto che in Italia i salari nominali sono troppo bassi? È normale che oggi ci sono lavoratori, soprattutto giovani, che guadagnano 3 euro lordi all’ora, frutto – in molti casi – di accordi sottoscritti proprio tra quei sindacati che sabato scenderanno in piazza contro la Manovra del Popolo e le organizzazioni degli Industriali? No che non è normale. Forse lo è per Pd & Co., che hanno passato i loro anni al governo a togliere diritti ai cittadini tradendo le promesse fatte loro, ma noi ci siamo opposti fin dal primo giorno in Parlamento con il Reddito di Cittadinanza e adesso la musica sta cambiando.

 

Infatti già nel disegno di legge sul Reddito del 2013 proponevamo di istituire un salario minimo orario, ovverosia: nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali più rappresentativi e, comunque, mai meno di 9 euro lordi all’ora. Una proposta in linea con gli articoli 3 (“tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”) e 36 (“il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”) della Costituzione.

 

Adesso che siamo al Governo abbiamo la possibilità di rispettare l’impegno preso con i cittadini e infatti in Commissione Lavoro al Senato è stato depositato un ddl, a prima firma Nunzia Catalfo, proprio per l’istituzione del salario minimo orario che sarà in discussione nelle prossime settimane.

 

Secondo il rapporto Eurostat In-work poverty in the EU uscito a marzo dell’anno scorso, in Italia quasi il 12% dei lavoratori dipendenti ha un salario inferiore ai minimi contrattuali contro una media europea del 9,6%. Come si traduce tutto questo sulle prospettive di vita dei cittadini, soprattutto i giovani? Nel 2050, 5,7 milioni di loro rischiano di avere pensioni sotto la soglia di povertà. Ecco perché non c’è più tempo da perdere e bisogna intervenire subito. Non a caso, proprio nei giorni scorsi la Commissione globale sul futuro del lavoro istituita dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha parlato di adequate living wage, cioè un salario che assicuri una vita dignitosa ai lavoratori a prescindere dalla loro forma contrattuale.

 

Invece di fare da cassa di risonanza di Confindustria, il Pd vada nelle fabbriche a chiedere scusa a quei lavoratori umiliati dalle sue politiche. Se ne ha il coraggio.