La rivoluzione energetica all’interno degli stadi

Si parla spesso di quanta energia serva ai calciatori per affrontare una partita, ma mai di quanta ne serva per uno stadio. Illuminazioni, schermi, tabelloni, servizi interni ed esterni: per questi giganti di acciaio e cemento che accolgono decine di migliaia di spettatori sono tra le infrastrutture più energivore. Secondo i dati raccolti da Selectra UK, in uno stadio con una capienza di 40.000-80.000 spettatori, nel corso di una sola partita di football americano si consumano oltre 25.000 kWh di corrente elettrica. Considerando che una famiglia in media consuma 2.700 kWh all’anno, l’energia “divorata” da un singolo stadio in due ore di partita potrebbe alimentare 10 case per 365 giorni.

Anche gli stadi però sono al centro della rivoluzione dell’efficienza energetica che sta attraversando il settore dell’edilizia. Un esempio su tutti è quello della Johan Cruijff Arena di Amsterdam, sede della squadra di calcio olandese dell’Ajax. Lo stadio riesce ad autoprodurre la energia grazie a 4.200 pannelli solari sul tetto e la immagazzina in batterie nuove e usate di auto elettriche, creando uno dei più grandi sistemi di stoccaggio di energia in Europa. L’Arena oltre ad autoalimentarsi, è in grado di immagazzinare 3 megawatt di potenza, sufficiente a ricaricare 500.000 iPhone o fornire energia gratuitamente a 7.000 famiglie di Amsterdam per un’ora.

Lo scopo iniziale del progetto era di fornire energia di riserva allo stadio in caso di interruzioni o durante l’uso intensivo. Ma il risultato finale va ben oltre l’effetto sperato. Tenere i riflettori accesi è diventata un’operazione a costo zero, perché l’energia prodotta dallo stadio non incide in alcun modo sul consumo della rete elettrica olandese. Oltretutto il sistema energetico è efficiente e sostenibile grazie al riutilizzo di batterie agli ioni di litio “di seconda mano”, che una volta tolte dalle strade e dai veicoli possono continuare a immagazzinare elettricità per anni. Potenziale fino ad oggi non sfruttato in alcun modo dalle case automobilistiche, finché la Nissan non è stata coinvolta nel progetto della Johan Cruijff Arena.

Con l’innovazione tecnologica, lo stadio tradizionale sveste i panni di costruzione in grado soltanto di ospitare eventi e diventa un luogo aperto e multifunzionali, anche per la sua capacità di produrre risparmi economici e benefici per l’ambiente. Avviene anche per lo stadio nazionale di Kaohsiung, a Taiwan, ricoperto da quasi 9.000 pannelli fotovoltaici che generano energia sufficiente per illuminare 3.300 lampadine e due megaschermi all’interno della struttura. Quando la struttura, realizzata in occasione dei World Games 2009, non ospita eventi sportivi, le celle fotovoltaiche generano energia in eccesso: per non disperderla il governo di Taiwan ha deciso di venderla alle famiglie con un risparmio per l’ambiente di oltre 650 tonnellate di anidride carbonica all’anno.

Un altro importante evento, stavolta negli Stati Uniti, ha avuto luogo in uno stadio ecofriendly: l’evento è il Super Bowl e la struttura è il Mercedes-Benz di Atlanta, l’unico con livello Platino della certificazione Leed, quella che certifica i livelli di efficienza energetica e l’impronta ecologica. L’impianto conta su 7.000 metri quadri di lampade a led, che gli fanno risparmiare il 60% dell’energia, a cui si aggiungono 4mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici. Inoltre, è capace di recuperare oltre 7,5 milioni di litri di acqua piovana da riutilizzare per i servizi interne.

L’evoluzione della progettazione urbana e delle tecnologie disponibili ha portato anche a realizzare uno stadio smontabile: lo confermano le prime immagini dell’innovativo impianto di Ras Abu Aboud, che ospiterà i Mondiali del 2022 in Qatar. La struttura, che può contenere fino a 40mila spettatori, è costituita da blocchi modulari e parti removibili che presumibilmente, dopo la Coppa del mondo, verranno rimosse per essere riassemblate altrove. A proposito di materiali e tecniche costruttive, l’Alliaz Stadium di Torino è tra i più eco-compatibili al mondo perché il materiale dell’intero impianto è stato separato per tipologia, riciclato e riutilizzato a partire dalle ceneri del precedente Stadio Delle Alpi con un risparmio complessivo di circa 2,3 milioni di euro. Insomma, la partita della conversione ecologica è ancora lunga, ma gli stadi sono pronti a ospitarla e anche a giocarla da protagonisti.