Ponte Morandi, chi bada solo ai bilanci e non conosce vergogna

di Elena Botto, senatrice genovese del MoVimento 5 Stelle

 

In queste ore Autostrade per l’Italia annuncia che ricorrerà contro la presidenza del consiglio dei ministri contro le decisioni prese nel decreto Genova. Con la consueta ipocrisia, quella che ha fatto sì che il Morandi non venisse sottoposto ai lavori di straordinaria manutenzione, annunciano che il loro ricorso comunque “non genererà ritardi”.

Intanto, però, ricorrono. Cosa c’è scritto nel decreto di tanto allarmante per loro? Contro cosa ricorreranno? Non è dato saperlo. Forse non piace ai dirigenti di Autostrade la lezione esemplare data dal Governo del cambiamento che obbliga la concessionaria a risarcire i danni inferti alla popolazione genovese? O forse non sopportano di essere esclusi dal piatto ricco ricostruzione? Forse entrambe le cose?

Di certo prima d’ora nessuno aveva preso le parti di Davide contro Golia, e dev’essere fastidioso oltreché oltraggioso per chi è abituato ad abusare del suo potere vedersi ridimensionare o più semplicemente obbligato a riparare il danno. Chiedono “giustizia”, la loro, giustizia, una giustizia che bada solo ai bilanci e non conosce la parola vergogna.

Mi domando se esiste una giustizia che non sia quella divina in grado di ridare le vittime di questa tragedia ai loro cari, alla loro unica vita? Nessun risarcimento purtroppo è tale da colmare il vuoto lasciato da queste perdite ingiuste e colpevoli. Ma c’è qualcuno che, evidentemente, non si vergogna. C’è qualcuno che passato qualche mese rassicurando sulla non interferenza con i lavori di ricostruzione, fa causa al Governo come se fosse una prassi normale, come se non esistesse un’etica che deve prevalere sopra all’interesse economico. Ancora una volta la storia del ponte di Genova si fa simbolo dell’Italia che abbiamo ereditato, degli equilibri malsani tra poteri, interessi, servizio pubblico.

Ho visto volti tesi nelle opposizioni in Senato. Erano tutti novelli Che Guevara di fronte alla nostra legge anticorruzione. Perché fa veramente paura, mettere l’interdizione a vita dai pubblici uffici ai condannati per corruzione, le norme per la trasparenza dei finanziamenti ai partiti ed alle fondazioni, l’agente infiltrato, sono tutte misure che assieme creano un terremoto nel mondo sommerso della corruzione, dei sepolcri imbiancati e incravattati, delle mani “lisce come olio di ricino”.

Interpreto questi atti come i rantoli dell’agonia di un sistema parassitario che prima di sparire tenta disperatamente di sopravvivere, aggrappato a quel che resta di sé stesso, ma non ha più ragione né di esistere, né, soprattutto, di essere.

Continueremo a difendere gli interessi del Popolo, a riprenderci la nostra sovranità e a rimettere lo Stato al servizio dei cittadini, togliendolo dalle grinfie di questi gruppi di potere che hanno solo pensato ai loro interessi portando devastazione, economica e ambientale, inquinamento, malattia, povertà e ingiustizia.
L’Italia è un grande paese, lo ha dimostrato al referendum costituzionale e lo ha confermato a marzo. Non ci facciamo intimidire e andiamo avanti, perché dobbiamo rispondere a un solo Sovrano, che da costituzione Art. 1 é solo uno: il nostro Popolo!