La Stampa, Calabresi e Iacoboni condannati a risarcire Silvia Virgulti per una notizia falsa e diffamatoria

di MoVimento 5 Stelle

La Stampa di De Benedetti il 21 luglio del 2015 pubblicò un articolo dal titolo “La zarina del M5S choc sui migranti: ‘Diamo sfogo a rabbia e paura’” a firma di Jacopo Iacoboni. Il giornalista è l’autore della famosa bufala su Beatrice Di Maio, che, a suo dire, sarebbe stata la chiave della fantomatica propaganda “grillina” su Twitter. In realtà Beatrice Di Maio era lo pseudonimo della moglie di Brunetta.

Nell’articolo di Iacoboni, Silvia Virgulti, che era all’epoca ed è tuttora una dei componenti dello staff di comunicazione del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, veniva falsamente accusata di cinismo, di aver millantato titoli di studio “di cui non si ha traccia” e, più in generale, di prendere decisioni politiche e di aver favorito le nomine di alcuni suoi amici all’interno del MoVimento stesso. L’articolo aveva l’obiettivo di colpire il MoVimento 5 Stelle con un sapiente mix di illazioni e falsità, e con un uso distorto della stampa, che dovrebbe, invece, essere il cane da guardia della democrazia. Purtroppo questo è solo uno dei molteplici esempi di attacchi al MoVimento, basta pensare al trattamento a cui è stata sottoposta Virginia Raggi negli ultimi due anni fino al momento della sua assoluzione.

Quando facciamo queste denunce e critichiamo il comportamento di tanti giornalisti nei confronti del MoVimento 5 Stelle, veniamo tacciati di essere contro la libertà di informazione. Non è così, siamo contro le falsità che screditano le persone! Di questa battaglia Silvia si è fatta carico, sostenendo i costi e lo stress di un procedimento contro l’editore e il direttore responsabile della Stampa che allora era Mario Calabresi – oggi direttore di Repubblica, l’altro giornale di De Benedetti – insieme a Iacoboni. Il tempo le ha dato ragione: dopo 3 anni, La Stampa e Iacoboni sono stati giudicati colpevoli di avere diffamato Silvia, alla quale sono stati condannati a risarcire i danni (purtroppo solo in parte ristorabili, dato che nel frattempo l’articolo diffamatorio, presente anche on-line, è stato ampiamente consultato, ripubblicato e ripreso) e a rifonderle le spese legali che ha dovuto sostenere.

Naturalmente alla condanna non è stato dato da Iacoboni né da La Stampa lo stesso rilievo dell’articolo in questione. Da Iacoboni e da Calabresi, solitamente molto attivi sui social, neppure un tweettino di scuse. Silenzio totale. Le scuse non erano certo dovute ai sensi della condanna, ma forse erano dovute ai sensi dell’educazione e del rispetto umano. Iacoboni continua a scrivere e il suo giornale continua a riempire pagine invocando la libertà di stampa. La verità è che hanno scritto cose false per screditare una persona e il MoVimento 5 Stelle. Questo gli è costato una condanna e un risarcimento, ma non sono riusciti a pronunciare pubblicamente la parola “scusa”.

Ci sono altre cause contro le diffamazioni dei giornali portate avanti da portavoce del MoVimento 5 Stelle. Per arrivare alla verità giudiziaria ci vogliono anni. Per Silvia ce ne sono voluti tre. Ma prima o poi tutti i nodi verranno al pettine e chi ha sbagliato pagherà. Per le scuse e per dare rilievo alle notizie che smentiscono le loro falsità invece bisognerà attendere molto di più.

Intanto potete aiutarci a ristabilire la verità: diffondete al massimo questo post!