Con la Manovra del Popolo l’Italia è più forte in Europa perché ritorna a crescere

Di seguito l’intervista a Fabio Massimo Castaldo, Efdd – Movimento 5 Stelle Europa, rilasciata a Politico e tradotta in italiano

I numeri della manovra dimostrano che ci sono obiettivi diversi tra Lega e M5S, ci spiega come stanno le cose?
In Italia è in corso un processo di grande cambiamento. In passato le manovre economiche erano sinonimo di macelleria sociale in nome della stabilità dei conti pubblici, oggi invece si restituiscono risorse e dignità ai cittadini, puntando sulla crescita per il nostro paese e sull’occupazione. Con questa manovra c’è la precisa volontà di ridurre il debito attraverso la crescita trainata dagli investimenti e i tagli agli sprechi. Movimento 5 Stelle e Lega hanno firmato un contratto di governo e su questo c’è grande sintonia. Saremo sempre pronti a dialogare, ma sia chiaro che non vogliamo compiere passi indietro sulle misure che ci stanno a cuore: reddito e pensione di cittadinanza, superamento della Fornero e fondo truffati alle banche.

La Commissione europea e i mercati però stanno reagendo molto male. Perché?
Nel 2016 rispondendo a una domanda su una ipotetica procedura di infrazione alla Francia, lo stesso Juncker ammise: no, perché la Francia è la Francia. Ecco, la Commissione europea dovrebbe essere super partes e invece, per sua stessa ammissione, applica le regole per alcuni e le “interpreta” per altri, privilegiandoli di fatto. La Francia ha sforato ripetutamente la soglia del deficit, per ben 9 anni consecutivi, la Germania ignora i parametri dell’equilibrio macroeconomico con il suo enorme surplus commerciale, eppure tutta l’attenzione è sull’Italia. Lo ribadisco, bisogna fare più investimenti per rimettere in moto l’economia italiana che da troppi anni è in stagnazione. Se l’Italia torna a crescere, sarà tutta l’Europa a beneficiarne. A Bruxelles questo dovrebbe essere chiaro. Come chiaro dovrebbe ormai essere che non è nostra intenzione uscire dall’euro. Noi lo ribadiamo da sempre e, in ogni caso, non è nel contratto di governo.

I ministri Di Maio e Savona hanno parlato di una significativa crescita del PIL nel prossimo triennio. Come?
Innanzitutto, il reddito di cittadinanza che di fatto è una manovra economica a sé stante, finalizzata non all’assistenzialismo ma alla riconversione della forza lavoro. Nostro obiettivo è ridurre la povertà (ricordo che in Italia ci sono oggi oltre 5 milioni di poveri), certo, ma soprattutto permettere l’acquisizione di nuove competenze professionali a chi è fuori dal mercato del lavoro, e creare quindi occupazione. Gli imprenditori avranno risorse qualificate funzionali alle loro esigenze e il reddito rilancerà il consumo interno. Per favorire la crescita puntiamo, inoltre, alla riduzione delle tasse per le PMI fino ai 65mila euro di fatturato che sono la spina dorsale dell’economia italiana. È allo studio anche una “mini flat tax” del 5% per le startup di giovani under 35. Siamo molto orgogliosi, infine, dell’Ires verde, incentivi fiscali per tutte le imprese che riducono l’inquinamento e usano tecniche di produzione rispettose dell’ambiente.

I precedenti governi hanno avuto un certo grado di flessibilità in termini di deficit ma in cambio hanno fatto alcune riforme strutturali. Avete un piano su questo?
Le rispondo con un esempio. In Italia noi governiamo molte città. Roma e Torino erano sull’orlo della bancarotta. I debiti li hanno creati i partiti di centrosinistra e centrodestra, non noi! I cittadini ci hanno eletto per risanare gli sprechi, togliere i privilegi e restituire un po’ di dignità alla politica. L’Unione europea dovrebbe incoraggiare questo processo di cambiamento. La riforma strutturale di cui ha bisogno l’Italia è la crescita quindi non ci aspettiamo un do ut des con l’Europa, ma un cambio di atteggiamento. Senza investimenti non c’è crescita e senza crescita non si riduce il debito. La politica di austerity è ormai stata riconosciuta come dannosa perfino dall’FMI; è urgente un cambio di paradigma, in Italia come in Europa.