Luigi Di Maio ha ragione: l’editoria italiana è stata stuprata

da AffariItaliani

Bene ha fatto Luigi Di Maio a porre il problema dell’indipendenza dell’informazione in Italia, uccisa dai grandi gruppi industriali e finanziari che hanno negli anni scalato ed espugnato le proprietà delle case editrici storiche, mandando a casa gli editori puri, ossia le famiglie Mondadori, Rizzoli, Rusconi, Perrone e via dicendo.

Si è così prodotto un grave vulnus alla democrazia che ha trasformato i giornali in strumenti di lobbing e lotte di potere dei grandi gruppi industriali e finanziari (i famosi “poteri forti”), tra di loro e/o contro il potere politico.
Con buona pace del libero giornalismo e dell’informazione completa e indipendente.

Un plauso, dunque, al leader dei Cinquestelle e ministro dello Sviluppo economico per aver avuto il coraggio di porre al centro della riflessione istituzionale questa ennesima anomalia italiana, l’intreccio perverso tra notizie e potentati economici con contorno di direttori-foglie di fico, arruolati e compiacenti. Una riflessione e una presa di coscienza molto utile in questa fase di grandi cambiamenti, discontinuità e scompigli, che può servire a svegliare il mondo politico più accorto (esiste?) e mettere in guardia l’opinione pubblica davanti a questo imbarbarimento e degrado legale, morale e istituzionale.

Per fortuna nostra e sfortuna di lor signori è arrivata alla fine del secolo scorso la grande Rete Internet.
E i cittadini hanno così potuto organizzarsi in zone temporaneamente autonome e in parte riappropriarsi dell’elaborazione dei significati e delle grandi e piccole narrazioni, acquisendo anche la possibilità di esprimersi direttamente e democraticamente attraverso social, blog e testate digitali (e ci piace ricordare che Affaritaliani.it è nato proprio in nome dell’informazione senza filtri, per contrapporre un progetto editoriale indipendente e puro al conformismo incestuoso e interessato dei media del mainstream).

Ci sono voluti tanti anni (e tante porcherie abbiamo dovuto ingoiare) per aprire con chiarezza questo dossier davanti agli occhi dei cittadini più distratti (o inebetiti dal frastuono interessato).

Speriamo non si chiuda presto questo dossier, poiché in un paese senza un’informazione indipendente non c’è consapevolezza, manca il confronto vero, cessa la libera dialettica democratica.
Resistere, resistere, resistere, dunque, caro Di Maio.

Ha ragione, ministro, l’establishment dell’Antico Regime, il Palazzo della Casta (o Piovra) e dell’intreccio perverso tra politica degradata e imprenditoria aumma aumma, con contorno del giornalismo col ciuffo e il talk, vuole uccidere il bambino del vostro governo nella culla, temendo di perdere i grandi vantaggi, i privilegi e le lucrose prebende di cui ha goduto fin qui. Vedi le storie dei signori Riva con Ilva e dei signori Benetton con Autostrade, per citare solo due casi d’attualità.

Tenga duro, non si scoraggi, anche se sarà dura, ministro, come vediamo con i siluri lo stillicidio e la destabilizzazione quotidiana a cui siete sottoposti (vedi caso Matera, dove i mass media privi di decenza le hanno addirittura attribuito, prendendola sul serio, la convinzione che la capitale della cultura 2019 fosse in Puglia,senza timore di screditarsi.. ma loro, non lei).

Vada avanti nella sua battaglia di moralizzazione della vita pubblica. Una fetta crescente di italiani, i migliori, ha capito e sta con voi (vedi il crollo delle vendite e della credibilità dei giornali di lor signori).

Insista con la dignità, i diritti dei lavoratori e dei cittadini poveri e meno fortunati, la battaglia alla corruzione, alla ludopatia, alla mercificazione della vita sull’altare del dio profitto, all’inquinamento devastante, al recupero del territorio che ci casca addosso.

La maggioranza del Paese ne avverte il bisogno e si è espressa per il Cambiamento.

E imiti in saggezza e understatement il presidente del Consiglio Conte, un altro martire della crocifissione massmediatica quotidiana, il quale, da me intervistato qualche sera fa a La Piazza, lo Street-talk che ho lanciato a Ceglie Messapica, nel profondo del nostro Sud salentino, alla mia domanda: “‘Presidente quali giornali legge al mattino?’ Ha risposto secco : ‘Nessuno, altrimenti non potrei governare'”.