Il Reddito di cittadinanza abbatte la povertà e fa bene all’economia

di MoVimento 5 Stelle

Il reddito di cittadinanza è una misura strutturale che produce effetti positivi per l’economia sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Il reddito di cittadinanza infatti permette non soltanto di abbattere la povertà e le disuguaglianze, ma anche e soprattutto di riqualificare la forza lavoro: in Italia, oltre ai 2,8 milioni di disoccupati ufficiali, ci sono 3 milioni di lavoratori “scoraggiati” che l’Istat considera come forze di lavoro potenziali. Permettendo a molti di questi lavoratori di formarsi tramite i centri per l’impiego che riformeremo, aumentiamo la produttività del lavoro ed il nostro PIL potenziale, rispondendo anche alla necessità sollevata dal Pilastro europeo dei diritti sociali siglato nel 2017, che richiede a tutti i paesi europei di dotarsi dello strumento del reddito di cittadinanza.

Dal lato della domanda, il reddito di cittadinanza produce effetti positivi sui consumi e gli investimenti perché aumenta il potere d’acquisto di coloro che ne hanno maggiormente bisogno e che hanno una maggiore propensione al consumo, innescando un virtuoso processo di crescita. Il moltiplicatore medio della spesa pubblica italiana, secondo diverse stime prodotte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si colloca intorno all’unità e ciò significa che nel tempo il reddito di cittadinanza è in grado di autofinanziarsi: inoltre, dal momento che la spesa viene indirizzata laddove è maggiormente in grado di produrre consumi, il moltiplicatore può essere rivisto al rialzo.

La spesa necessaria per finanziare il reddito di cittadinanza, poi, non si traduce esclusivamente in spesa per consumi, ma migliora le aspettative delle imprese ed è perciò in grado di indurre una maggiore crescita degli investimenti. Assieme alle tutele fornite dal decreto dignità, inoltre, puntiamo a conseguire un modello di sviluppo basato sulla stabilità dei consumi e che induca le imprese a competere non sulla compressione dei costi del lavoro, bensì sulla qualità e l’innovazione tecnologica che le enormi forze creative del Paese sono in grado di generare.