Genova si rialzerà anche questa volta, ma con la certezza che ora non sarà più sola

Di seguito la dichiarazione di voto del nostro Sergio Battelli alla Camera dei Deputati sul crollo del ponte Morandi di Genova.

Grazie Presidente,
Rappresentanti del Governo, colleghi deputati, il mio primo pensiero va a coloro che, da quel maledetto 14 agosto 2018, non ci sono più, alle loro famiglie, a chi lotta per la vita in un letto d’ospedale, agli sfollati, ai soccorritori che hanno lavorato instancabilmente facendo grande quell’Italia e quella Liguria che qualcuno, colpevolmente, ha voluto fragili e vulnerabili.
Quello che è successo è terrificante, una tragedia che POTEVA e DOVEVA essere evitata. Ancora si stenta a credere che sia stata inferta una simile ferita a una città come Genova, LA MIA CITTA’.
Sì perché Genova, per noi liguri ha sempre rappresentato “la Città”, sinonimo di splendore e grandezza, in grado di assicurare lavoro e benessere.
Genova e i suoi cittadini, un popolo forte che è uscito più volte dal fango e dall’acqua che ha spazzato via tutto, distrutto piccoli imprenditori, strappato vite, sempre e solo per colpa di qualcuno che ha pensato prima di tutto al profitto, per colpa di scelte politiche che hanno arricchito pochi e distrutto molti.

Il Ponte Morandi è il simbolo di UN’ITALIA TRADITA DALLE ISTITUZIONI, dalla politica assoggettata alla legge del profitto. Il crollo è il simbolo tangibile del tradimento che la classe dirigente, succedutasi fino a ieri alla guida del nostro Paese, ha perpetrato nei confronti di chi, tante volte, ha percorso quel ponte con la spensieratezza della vacanza che sta per iniziare, con la tranquillità del ritorno a casa dopo un viaggio o dopo il lavoro, con la fiducia di aver fatto il proprio dovere di cittadino e per questo aver diritto alla sicurezza. Purtroppo questa fiducia si è sgretolata insieme al pilone 9 portandosi via 43 vite.
Quando le ruspe, le ambulanze e i mezzi dei vigili del fuoco si sono fermati dopo il ritrovamento delle ultime vittime mi sono ritrovato immerso in un silenzio irreale per una zona invece dominata perennemente dai rumori del traffico. Quel silenzio, insieme al vuoto tra i due tronconi ancora in piedi, simboleggiano drammaticamente la cruda realtà di uno STATO ASSENTE per anni: perché, quando i profitti di pochi prevalgono sui diritti di tutti, viene meno il senso stesso dello Stato.

Ed ecco cari colleghi, oggi qualcuno anche qui dentro dovrebbe farsi un esame di coscienza e iniziare a ripetere un eterno “mea culpa” perché chi aveva il dovere di rappresentare le istituzioni e difendere LA VITA dei cittadini in realtà ha difeso solo i propri interessi o quelli di chi gli garantiva un tornaconto politico ed economico. Questa politica è INDEGNA e chi ha voltato le spalle ai cittadini sarà chiamato a rispondere delle proprie responsabilità.
Mentre ho ancora nel naso l’odore penetrante della polvere che si è sollevata dalle macerie e negli occhi impresse le immagini delle bare allineate durante i funerali, e dei peluche appoggiati su quelle bianche, non posso fare a meno di pensare alla MIA Genova, quella che nelle ultime due settimane è diventata la città di TUTTI gli italiani.
Non posso dimenticare le lacrime e gli abbracci di una città ferita che vuole reagire e risorgere. Noi faremo di tutto per sostenere la rinascita:
in primis, chiarendo le cause del crollo, sostenendo la magistratura perché possa individuare rapidamente le responsabilità;
contestualmente restituendo a Genova la normalità perduta, a cominciare dagli sfollati e dalle imprese che operavano nella zona del crollo.
Noi non permetteremo che siano costretti ad accettare l’ELEMOSINA, l’elemosina proprio di chi ha permesso che un ponte gli cadesse sulla testa. Ora lo Stato è dalla loro parte e, come ha già iniziato a fare, garantirà a tutti una sistemazione dignitosa individuando anche soluzioni per quanti hanno un mutuo da pagare.
Il crollo del Ponte Morandi non è dovuto a una tragica fatalità, ma all’incuria, alla mancanza di manutenzione, alla ricerca del profitto a ogni costo, alla sottovalutazione dei rischi, nonostante le avvisaglie, le interrogazioni parlamentari, gli allarmi lanciati dai cittadini rimasti inascoltati.
La responsabile principale di questa tragedia ha un nome, “concessione autostradale” e un complice: chi, in questi anni, ha permesso a questi signori di impossessarsi delle infrastrutture pagate dai nostri nonni e dai nostri genitori senza fare mercato, senza gare d’appalto e senza una vera concorrenza, trasformandoli in PRENDITORI dallo Stato.
Dopo anni di segreti e bugie, oggi che siamo al Governo, grazie al MoVimento 5 Stelle, sappiamo che la concessione di autostrade ai Benetton è stata un REGALO CLAMOROSO che gli ha consentito di fare gli imprenditori non con il loro capitale, ma con quello dei cittadini. Il contratto prevedeva infatti una rendita garantita del 7%, una CIFRA DA CAPOGIRO o per chiunque. Davanti a questo scempio come dovrebbero reagire le piccole e medie imprese che devono aspettare anni solo per farsi pagare dallo Stato? Chi è che ha permesso che questo accadesse chiudendo non uno ma entrambi gli occhi davanti all’aumento dei pedaggi – molto più alti del dovuto e tra i più alti in Europa – che non coincidevano con maggiori investimenti per l’ammodernamento e la manutenzione di opere vecchie, realizzate prevalentemente negli anni ’60-’70? E lo sanno bene i liguri che si ritrovano con i pedaggi tra i più cari in Italia, un ponte spezzato, e 43 morti.
Secondo il Mit, nel 2016 i “signori delle autostrade” hanno fatturato quasi 7 miliardi. Di essi, 5.7 miliardi derivano dai pedaggi autostradali. Allo Stato sono tornati appena 841 milioni. Sul fronte degli investimenti autostradali i dati parlano chiaro: nel corso degli anni c’è stata una progressiva riduzione di spesa, passata da un importo medio di 2 miliardi degli anni 2000 a 950 milioni del 2017. Nonostante questi dati a dir poco imbarazzanti i governi Renzi-Gentiloni hanno pensato bene di fare un bel regalo ad Autostrade per l’Italia.

Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo scorso, infatti, il ministero guidato da Graziano Delrio ha pensato di modificare la Convenzione unica del 2007 sottoscrivendo un nuovo accordo con Autostrade che prevedeva la realizzazione, tra il 2020 e il 2028, del passante di Genova, l’arcinota Gronda un’opera, voglio ricordarlo, non alternativa ma complementare al ponte crollato, a un costo stimato di 4,3 miliardi, più altri investimenti non meglio identificati, per un totale di 7,8 miliardi entro il 2038, termine dell’attuale concessione. In cambio, però, la società otteneva una proroga della concessione di quattro anni, dal 2038 al 2042, e il diritto ad avere un indennizzo di subentro di 5,7 miliardi a fine concessione. Neanche l’ombra di lavori sostanziali di manutenzione del Ponte Morandi.

Invece di preoccuparsi della sicurezza dei cittadini si è pensato solo a prolungare e mantenere secretati i privilegi dei gruppi di potere economico-finanziari. Davanti a questo, davanti agli interessi privati che l’hanno fatta da padrone in questi anni noi mettiamo la tutela degli interessi dei cittadini. Tutto il resto passa in secondo piano.
Ecco perché abbiamo stanziato subito 33,5 milioni di euro per gli interventi urgenti per la viabilità alternativa, per potenziare il sistema dei trasporti e individuare sistemazioni abitative per chi è stato costretto ad abbandonare la propria casa.
Ecco perché il Governo del Cambiamento ha avviato la procedura di revoca della concessione. Ecco perché non vogliamo che quelle stesse mani che hanno firmato un patto scellerato e che non hanno saputo salvaguardare le nostre vite, costruiscano l’opera che prenderà il posto del Ponte Morandi.
Ecco perché lo Stato non accetterà elemosine da Autostrade e si occuperà personalmente della ricostruzione, magari affidandola a Fincantieri con Cassa Depositi e Prestiti, coinvolgendo le aziende del territorio e controllando ogni fase di un processo che dovrà portare a un lavoro perfetto.
Ora pretendiamo la massima trasparenza sulle convenzioni che hanno arricchito soltanto i privati. Vogliamo una banca dati con informazioni dettagliate sullo stato di manutenzione di ogni singola infrastruttura italiana. Quelle pericolose andranno chiuse e rimesse a posto.
Soprattutto vogliamo rivedere totalmente l’impianto delle concessioni e degli obblighi convenzionali valutando, di volta in volta, se sia meglio nazionalizzare o rinegoziare i contratti in essere in modo che siano meno sbilanciati a favore dei concessionari.
Faremo ciò che scandalosamente chi ci ha preceduti non ha fatto: vigilare attentamente sull’operato dei concessionari. Li convocheremo tutti per chiedere un programma dettagliato degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione.
NESSUNO, e dico nessuno, dovrà più essere messo nelle condizioni di mettere a rischio la vita dei cittadini. Lo dobbiamo a Genova, alla memoria di chi non c’è più, a tutti noi. Al Governo del cambiamento spetta NON SOLO RIFARE UN PONTE, ma RICOSTRUIRE dalle macerie un nuovo PARADIGMA DI STATO, ricucire il rapporto di fiducia con i cittadini, garantire giustizia e verità alle vittime affinché una simile tragedia non possa più ripetersi.
Genova si rialzerà anche questa volta, ma con la certezza che ora non sarà più sola.