Ecco il tesoro dei signori delle autostrade

di Danilo Toninelli

Questa è la storia di come un investimento statale nato per portare benefici e servizi ai cittadini ha finito per arricchire un pugno di grandi “prenditori” privati.
La cessione delle autostrade italiane è una vicenda che ha visto andare a braccetto governi di centrosinistra e di centrodestra. Sono identici, lo diciamo da sempre e per questo ci hanno sempre attaccato accusando il Movimento 5 Stelle di fare la “solita retorica”. Falso
Sono i fatti a dimostrare che la destra e la sinistra sono uguali. Questo è l’argomento che ci permette di dire che abbiamo e avevamo sempre avuto ragione.
Vi dimostriamo il perché.

In principio fu il centrosinistra che nel 1999 con il Governo D’Alema privatizza Autostrade S.p.A..
Nel 2007 sempre il centrosinistra, con il Governo Prodi a fine legislatura, dà vita a un decreto legge con il quale blinda i guadagni dei concessionari e formalizza le convenzioni grazie alle quali viene data ai privati la possibilità di gestire la “cosa pubblica”.
Successivamente il centrodestra, nel 2008, con il Governo Berlusconi, converte in legge il decreto.
A questo punto potremmo già fermarci per dimostrare che destra e sinistra in Italia sono la stessa cosa, ma a volte la realtà supera di gran lunga l’immaginazione.
Il Governo Gentiloni, infatti, non fa nulla per porre rimedio a questa situazione e addirittura, in legge di Bilancio, garantisce ulteriori, lauti guadagni ai concessionari, permettendo loro di fare “in house”, cioè con imprese da loro controllate, il 40% dei lavori contro il limite originario del 20% fissato dal Codice degli appalti. Provvedimento che, dunque, ha foraggiato ancor di più l’immane mangiatoia nella quale si nutrivano i concessionari privati, i partiti conniventi che ricevevano finanziamenti per campagne elettorali o attraverso le fondazioni politiche (vorremmo tanto vedere i bilanci di queste ultime).

Inoltre, a dimostrazione ulteriore del connubio di potere che questo sistema ha generato, c’è il valzer di poltrone che ha visto molti personaggi politici (o ex politici) muoversi con disinvoltura dalle posizioni di governo e gli scranni parlamentari verso i Cda di Atlantia o degli altri concessionari. Oppure occupare contemporaneamente ruoli di vertice all’interno dei gestori autostradali e negli organi amministrativi delle grande imprese editoriali di questo Paese. Mentre la famiglia Benetton era ed è azionista di punta dei gruppi che controllano quotidiani come La Repubblica, L’Espresso, Il Messaggero.
Ecco il motivo per il quale i media attaccano il Governo del Cambiamento e il Movimento 5 Stelle che, dopo 20 anni di opacità, rende pubbliche queste convenzioni. Abbiamo messo in pubblica piazza i documenti che spiegano nel dettaglio perché le concessionarie guadagnano una quantità immane di soldi. In aula, alla Camera, sono stato contestato in maniera ridicola perché ho parlato di “pressioni”. Sono arrivato in questo ministero il 2 giugno e sin da subito ho dato indirizzo all’amministrazione, a tutti gli uffici del mio dicastero, di rendere pubblici questi documenti. Tuttavia, l’operazione si è mostrata da subito estremamente complicata.

Vi spiego cosa significa “pressioni”.
Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non solo sono arrivate le mie istanze per rendere pubblici questi documenti: da mesi pervenivano richieste da parte di cittadini, di sindaci, di associazioni, per conoscere i contenuti dei Pef (Piani Economici Finanziari), quei documenti in cui è contenuta la “ciccia” delle convenzioni. Sino ad ora i dirigenti del Ministero, consapevoli della potenza economica di questi concessionari privati, non fornivano subito le informazioni richieste, ma prima chiedevano agli stessi concessionari e ad Aiscat, Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori, se fosse possibile farlo.
Prima di riportare le risposte tengo a spiegare, soprattutto a chi mi attaccava in aula dicendomi di andare da un Pm per fare i nomi, che la parola “pressione” non è sinonimo di minaccia, ma si intende il tentativo di convincere una persona a fare o non fare una determinata cosa.

Nel marzo 2018 una lettera di Autostrade per l’Italia, ricordo che il maggior azionista è la famiglia Benetton, giunta al ministero in risposta alla richiesta di un dirigente in merito alla possibilità di soddisfare un’istanza di fornire la documentazione, riporta testualmente: “Una lettura distorta ed erronea dei contenuti del Pef potrebbe essere strumentalizzata al fine di alterare i valori di mercato della società quotata con possibile configurazione anche di fattispecie di reato quale quella del così detto aggiotaggio”. Lettera scritta da “super” studi legali profumatamente pagati dai concessionari privati con i miliardi guadagnati realizzati utilizzando il suolo pubblico.
Secondo voi a chi contestavano il reato? Se il dirigente del ministero avesse pubblicato i dati richiesti, sarebbe potuto incorrere, secondo loro, nel reato di aggiotaggio. Ognuno di noi ha un mutuo da pagare, ha una famiglia, per questo ha ragionevolmente paura delle denunce.

Quindi la conseguenza qual è? Semplicemente la PAURA! La paura dei nostri dirigenti. Le autostrade sono pubbliche, l’asfalto è pubblico! Loro, i concessionari, le stanno gestendo, ma è evidente che deve essere prevalente l’interesse pubblico e non quello privato.
Ne riporto un’altra per farvi capire cosa intendo quando uso il termine “pressioni”. Ovviamente queste lettere che arrivano al ministero riguardano direttamente me, perché il reato di aggiotaggio sarebbe ascrivibile anche al sottoscritto.
La Strada dei Parchi, società che gestisce le autostrade A24 e A25, risponde all’amministrazione che l’ha interpellata in merito a fornire la documentazione: “Nel caso in cui la spettabile concedente (cioè il Ministero, lo Stato!) dovesse contrariamente alla legge ammettere illegittimamente l’accesso (quindi loro già dicono che ILLEGITTIMO se lo Stato concedesse l’accesso agli atti) la stessa decisione dovrà essere prima comunicata alla scrivente società con congruo anticipo per consentire di tutelare il proprio buon diritto e interesse contro l’accesso innanzi alle autorità competenti”.
Ditemi voi se questa non è una pressione: se pubblichi i dati richiesti, stai compiendo un atto illegittimo, quindi stai violando le leggi e sei passibile di denuncia con successivo procedimento davanti alle autorità giudiziarie. E’ ovvio, e umano, che la conseguenza sia la paura.

Siamo nella primavera 2018. Noi non c’eravamo ancora, ma accade che i dirigenti del Mit non pubblichino e dicano di no a tutti: cittadini, sindaci, associazioni e a tutta la brava gente che vuole trasparenza e rispetto dallo Stato. I dirigenti respingono le richieste perché hanno paura, hanno avuto le PRESSIONI che li spingono a non farlo, visto che viene paventato lo spettro di un reato penale, l’aggiotaggio, richiesta danni e temono di essere portati in giudizio.
Ma non finisce qui, anzi inizia un percorso che sfiora il ridicolo. La direzione generale del ministero si rivolge all’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, per sapere se possono pubblicare o devono evitare, Anac poco dopo risponde che è prevalente l’INTERESSE PUBBLICO su quello privato!
Arrivato l’ok da parte dell’ANAC si potrebbe pensare che la situazione si sia chiarita e si possa procedere con la pubblicazione senza problemi….invece no. Arrivano le diffide!
Appena i concessionari hanno saputo del via libera dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, hanno fatto partire una serie di diffide, scritte sempre dai “super” studi legali sopracitati e sempre pagati con i miliardi guadagnati sfruttando il suolo pubblico. Diffide dal seguente contenuto:

“La scrivente (Autostrade per l’Italia che ha come azionista di maggioranza i Benetton) ribadisce la propria posizione circa la non estensibilità (quindi pubblicazione) del Pef (documento che noi abbiamo pubblicato per la prima volta) e di tutti gli altri allegati, invitando codesto concedente (il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) a non procedere alla relativa pubblicazione attesi i danni che come sopra rappresentato deriverebbero dallo scrivente”.

Indovinate dietro ai danni cosa si cela? La Paura….sempre più paura!
Quando parlo di “pressioni” intendo dire che queste concessionarie hanno fatto paura allo Stato. Uno Stato che quando siamo arrivati era come se non ci fosse. Non l’abbiamo trovato, perché non adempie a queste funzioni di pubblicità e perché, come detto in aula, non ci sono gli ingegneri.
Il Ministero più “impattante”, più operativo, più reattivo, che deve controllare che questi signori dell’asfalto facciano ispezioni e lavori necessari, non lo ha fatto perché dei 250 ingegneri di cui ci sarebbe bisogno, esso ne dispone solo di circa 100. Questa è una volontà politica: parlo dell’aver depauperato la funzione di un ministero così importante per permettere ai concessionari privati di allargare il tavolo della mangiatoia.
Poi è arrivato il sottoscritto con il MoVimento 5 Stelle a rovinare i sogni tranquilli dei signori dell’asfalto. E con una lettera pubblica ho detto ai dirigenti del MIT di portare alla luce tutti i documenti.

Oggi per la prima volta tutti i documenti sono pubblici!
Rendere trasparente la documentazione ha permesso di capire come hanno fatto i concessionari privati ad arricchirsi così tanto. Parliamo di miliardi intascati non da una gestione normale delle autostrade, ma di un extraprofitto garantito!
Non vorrei entrare troppo in tecnicismi e per questo prendo in esame solo alcuni punti in modo sintetico cercando di essere chiaro: l’Europa stabilisce che un guadagno lordo che oscilla tra il 4% e il 6% dell’investimento di un concessionario privato è già elevato. Grazie alla nostra vecchia politica la remunerazione dei concessionari italiani è schizzata oltre il 10%.

Tariffe: i pedaggi ai caselli della rete autostradale italiana hanno registrato dal 1999 al 2016 un aumento medio del 73%! La desecretazione dei documenti ci ha permesso di capire quali siano le logiche che hanno regolato fino a ora i rincari delle tariffe. Regole assurde inserite nel contratto come la famosa “viariabile K”, ovvero la clausola che prevede un aumento percentuale sulle tariffe in caso di nuovi investimenti da parte dei concessionari sull’infrastruttura. Fin qui tutto giusto. Peccato che lo zampino amico è intervenuto anche in questo caso, agevolando i concessionari su questo aspetto.
Dovete sapere che i ribassi d’asta in quel periodo erano in media in Italia del 25%, mentre loro, nel caso di Autostrade, nel contratto hanno inserito il 15%. In sintesi ai concessionari costava di meno realizzare una nuova opera, ma nonostante questo aumentavano le tariffe a dismisura.

Ci sono poi altre clausole nel contratto che tutelano e garantiscono ingenti entrate nelle casse dei concessionari. Stratagemmi che consentono di regalare fino a 2 miliardi di euro ad Autostrade nel periodo 2013-2038 senza far niente. Il tutto in assenza di un controllo corretto semplicemente perché lo Stato non c’era più! Perché avevano appaltato tutto ai privati.
L’assurdità della cosa è che sono tutti proventi legittimi perché i Governi D’Alema, Prodi, Berlusconi, Renzi, Gentiloni hanno inserito tutto nel contratto, avallato e firmato.
Ora siamo arrivati noi e questa mangiatoia è finita!
Nel decreto che andremo a depositare ci sarà anche una parte sui collaudi, con la quale imporremo ai privati, a loro spese, di fare delle verifiche, ma che controlleremo noi con giovani ingegneri che assumeremo. In caso di irregolarità possiamo mettere in sicurezza l’opera, operazione sempre a loro carico, e contestare inadempienze, perché saranno e sono loro i responsabili della manutenzione e della sicurezza. Inoltre in questo modo potremmo attivare processi di decadenza contrattuale o rinegoziare le convenzioni stipulate.
L’assurda situazione causata dai vecchi politici è che fino a oggi non c’erano elementi scientifici per i quali imputare qualche tipo di responsabilità.
Con il Governo del Cambiamento, assieme al MoVimento 5 Stelle, lo Stato torna a esserci e a stare dalla parte dei cittadini!