Sì al sindacato dei militari e basta silenzi sull’uranio impoverito!

di Elisabetta Trenta, ministro della Difesa

Sì al sindacato dei militari e basta silenzi sull’uranio impoverito. Ne ho parlato oggi in una lunga intervista pubblicata sul quotidiano Avvenire, in cui ho affrontato due temi molto importanti per le nostre Forze Armate e sui quali la politica e i precedenti governi non hanno mai avuto il coraggio di intervenire. Noi si, il MoVimento cambia passo e per la prima volta c’è qualcuno che ha realmente a cuore i diritti dei nostri militari. Ebbene sì, diritti, insieme ovviamente ai doveri.

Nei mesi scorsi la Consulta si è pronunciata in un modo molto chiaro, aprendo la strada alla possibilità che anche le Forze Armate possano organizzarsi in sindacato autonomi, entro limiti specifici.
Come ministero daremo pieno appoggio al progetto. E, parallelamente, tutto il sostegno tecnico a cominciare dal mio consigliere giuridico. Io ci sono, il mio ministero c’è, ma il vero via libera dovrà essere quello del Parlamento e la mia speranza è che si arrivi a un sì condiviso capace di unire maggioranza e minoranze. Serve un’intesa larga perché i diritti non hanno un colore politico. Un sindacato sarà una conquista perché saprà rappresentare in maniera autonoma e indipendente i nostri militari.

Riguardo all’uranio impoverito ho letto le conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta. Ho letto la denuncia degli «assordanti silenzi» generalmente mantenuti dai precedenti governi. Bene, ora io quei silenzi assordanti voglio cancellarli. E per farlo voglio proprio partire dai risultati di una commissione. Non sarà una caccia alle streghe, ma lavoreremo per arrivare a una verità completa. E i generali capiranno, nonostante qualcuno dica il contrario, perché loro per primi hanno a cuore la vita di ogni soldato.

Infine c’è il tema dei ricongiungimenti familiari. Ricevo molte lettere dei nostri militari. Mi chiedono aiuto. Mi raccontano le loro vite complicate: la famiglia in Sicilia, la caserma in Friuli. Non posso incidere sul singolo caso, ma il problema c’è e va affrontato politicamente e io ho il dovere di dare un indirizzo.