Eliminare il precariato!

di Eleonora Evi e Laura Agea, EFDD – M5S Europa

Oggi al Parlamento europeo è successo qualcosa di importante che costituisce un mattone per migliorare la vita di milioni di cittadini in tutta Europa e, in particolare, in Italia. Ci siamo battuti per oltre un anno e mezzo col fine di approvare una risoluzione che parlasse di abuso dei contratti a termine e che combattesse, scrivendolo nero su bianco, l’immenso problema del precariato. È l’ennesimo schiaffo ricevuto dalle folli politiche dei Governi italiani – di centrodestra e centrosinistra, dal Jobs Act in giù – che in questi anni hanno contribuito ad acuire il problema, colpevoli di aver reso il lavoro tanto flessibile da non consentire più alle persone di poter vivere una vita serena e di progettare un futuro. Il tasso di natalità italiano – oltre che naturalmente i numeri duri e crudi sulla povertà, sulla disoccupazione e sull’abuso di contratti a termine – è un indicatore preoccupante, nonché una spia, che dovrebbe rendere evidente come il sistema Paese sia oggettivamente malato.

La risoluzione riconosce che il problema del precariato è, appunto, una piaga che espone chi ne è vittima ad un’enorme vulnerabilità sul piano socio economico. Un testo che potete scaricare qui in italiano, che prende forma e sostanza dalle numerosissime petizioni provenute da lavoratori precari della scuola, della sanità, della pubblica amministrazione, ma anche dal settore privato. È infatti un dato inequivocabile che in Unione Europea i precari siano in costante aumento, numeri che potrebbero portare il tessuto sociale comunitario a sfaldarsi lentamente ma inesorabilmente. Come se non bastasse, le statistiche sono state gravemente incrementate dalla evidente incidenza delle politiche di austerità imposte dai burocrati di Bruxelles, attenti solo e soltanto ai conti pubblici e non alle necessità delle milioni di persone che stanno invocando aiuto.

C’è poi un collegamento diretto tra il lavoro precario e l’assenza di misure efficaci per prevenire e sanzionare gli abusi in materia di contratti a tempo determinato (nelle loro varie forme, come nel caso dell’Italia). Da questo punto di vista la Commissione Europea ha una responsabilità diretta, perché ha perso tempo, ha accumulato ritardi nelle procedure e, di fatto, ha consentito la reiterazione nella violazione dei diritti dei lavoratori. A riprova di questo dobbiamo segnalare come siano anni che la Corte di Giustizia dell’UE conferma che la normativa sul lavoro debba vedere i contratti a tempo indeterminato come la forma comune, non l’eccezione. E che i contratti a tempo determinato siano riconducibili solo alle specificità di alcuni settori e per determinate attività.

In Italia siamo arrivati addirittura al caso limite in cui i lavoratori investiti da una sentenza favorevole da parte del giudice del lavoro (che li riconoscono come vittime), vengono licenziati. Questo ovviamente è inaccettabile, una mostruosità tra le tante a cui stiamo assistendo. Dobbiamo rimettere al centro il lavoro e dobbiamo farlo il più presto possibile, assieme alla stabilità e la dignità delle persone. E, soprattutto, è arrivato il momento di mettere in atto misure di protezione sociale realmente efficaci, come il reddito di cittadinanza, per fare sì che il tessuto sociale – già estremamente pronto da anni di folli politiche di austerità – non venga sfaldato.

A dimostrazione della necessità e dell’urgenza per l’Italia di vedere implementate misure reali contro il precariato, eccovi i dati Eurostat sulla disoccupazione, che cala ovunque tranne che nel Bel Paese.