Basta morti! La nostra road map per affrontare il dramma delle Terre dei fuochi

di MoVimento 5 Stelle

Sulla questione ‘Terra dei fuochi’ il governo è già al lavoro, così come i portavoce del Movimento. Quello che accade oggi in quel lembo di territorio campano – la devastazione ambientale con le sue pesanti conseguenze sanitarie – lo abbiamo denunciato per primi. Così come per primi abbiamo detto che purtroppo di Terra dei fuochi nel nostro Paese non ce n’è una soltanto. Sappiamo anche quali dinamiche malate hanno prodotto questi disastri: l’assenza pressoché totale di attività preventiva, una macchina dei controlli troppo lenta e farraginosa e poi competenze e responsabilità disperse in mille rivoli, che danno la possibilità a criminali senza scrupoli di muoversi agevolmente nelle maglie troppo larghe della legislazione attuale.

Così accade che ancora oggi chi abita nelle zone altamente inquinate – i cosiddetti Sin, Siti di interesse nazionale da bonificare – abbia il 9% in più di possibilità di contrarre un tumore rispetto alla media nazionale, da 0 a 20 anni di età. Stando allo studio Sentieri dell’Istituto superiore della sanità, che riguarda dati raccolti dal 2006 al 2013, “l’eccesso di incidenza rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin”. Per giunta, questi esiti riguardano soltanto i luoghi dove è attivo il registro tumori: 28 siti sui 45 oggetto dello studio. Questo è ciò che accade nelle Terre dei fuochi italiane: all’Ilva di Taranto, nelle miniere del Sulcis in Sardegna, intorno al petrolchimico di Porto Marghera in Veneto, a Gela in Sicilia, Casale Monferrato in Piemonte, sul litorale flegreo e in tante altre aree del Paese.

Che fosse urgente intervenire con provvedimenti più efficaci lo abbiamo sempre sostenuto, e lo ha recentemente confermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, non a caso designato a ricoprire questo importante incarico. Da generale del Corpo Forestale e poi dei Carabinieri Forestali è stato uno dei principali artefici delle inchieste contro gli ecomafiosi, ha svelato traffici di rifiuti tossici e scoperto discariche illegali che sono delle vere e proprie bombe ecologiche. Conosce benissimo le dinamiche e gli interessi che stanno dietro questo sporco giro d’affari e ha altrettanto chiaro quali siano le falle nel sistema di prevenzione e contrasto.

Ecco perché il governo e il nuovo Parlamento su questa vicenda non hanno perso né perderanno tempo. A breve arriveranno i primi decreti: metteremo ordine, stabiliremo una road map per ridare speranza agli abitanti di questi territori. Ciascuno potrà sapere chi deve fare cosa e quando, partecipare al controllo del proprio territorio e verificare che le azioni programmate siano realizzate, presto e bene. A cominciare dalle bonifiche, urgenti e necessarie ma anche troppo appetibili per le mafie: insieme, Parlamento, governo e cittadini, dobbiamo sorvegliare affinché il recupero ambientale delle aree inquinate non finisca nelle mani degli stessi che hanno causato il disastro.

Piuttosto, la riqualificazione deve rappresentare un’opportunità anche economica per chi dagli ecocriminali è stato per anni penalizzato dal punto di vista ambientale, sanitario e delle opportunità di sviluppo del territorio. I nostri portavoce si faranno garanti di questo metodo e del raggiungimento degli obiettivi lavorando, come sempre, fianco a fianco con i cittadini. Non ci fermeremo fin quando le Terre dei fuochi italiane non saranno diventate terre di ritrovata speranza.