La storia di Sergio Bramini, un’ingiustizia profonda da non ripetere

di Gianluigi Paragone

Sergio Bramini è un imprenditore che sta subendo una ingiustizia. Un’altra. La prima riguarda la Pubblica amministrazione che gli doveva tanti soldi, 4 milioni di euro per appalti legati allo smaltimenti dei rifiuti: quei soldi, il Bramini, non li ha mai visti. E se un soggetto non ti paga iniziano i guai perché ti manca l’ossigeno per andare avanti. Eppure questo imprenditore brianzolo è andato avanti lo stesso, pur con le ferite; è andato avanti perché crede nel valore dell’impresa, crede nel lavoro. E crede nei suoi dipendenti, dei quali conosce le storie personali, le vite, i sogni e le difficoltà. Nei capannoni l’imprenditore è il primo lavoratore e anche l’ultimo, per questo Bramini avrebbe considerato un fallimento il licenziamento dei suoi dipendenti.

Riepilogando: Bramini non viene pagato dalla Pubblica amministrazione, Bramini va avanti e non licenzia. Come fa? Fa. Nonostante le banche che gli chiudono quasi tutti i rubinetti e quei pochi che apre devono essere coperti con i beni personali dell’imprenditore. Ed è quello che ha fatto Sergio: per non licenziare i suoi dipendenti e andare avanti col lavoro impegna anche la propria abitazione privata.

Il tempo passa, lo Stato se ne infischia e non paga, alla fine il mondo crolla addosso a Bramini. Ed eccoci qui, davanti alla sua abitazione anzi la ex come dice la sentenza esecutiva di sfratto. Ed eccoci alla seconda ingiustizia che Sergio sente di subire: la casa – nonostante due parlamentari, uno dei quali è il nostro Gianmarco Corbetta, abbiamo lì allocato il proprio domicilio parlamentare – verrà messa all’asta per una cifra che è inferiore al reale valore di mercato. E allora a cosa serve mettere un’ipoteca se poi il valore di garanzia mi viene sottostimato?

Insomma, Sergio Bramini – la cui storia è diventata il simbolo di tante situazioni analoghe anche perché stampa e televisione ne hanno raccontato i molteplici passaggi – ha le cicatrici di una ingiustizia profonda, che non possiamo consentire repliche. Per questo propongo a Luigi di nominare Sergio Bramini come consulente del governo per raccogliere le storie come la sua e affrontarle col nuovo esecutivo.

Ps: questa sera Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone incontreranno Sergio Bramini a Monza