Siria: una soluzione diplomatica per arrivare alla pace

Ecco il testo dell’intervento alla Camera di Giulia Grillo sulla questione siriana

Signor Presidente del Consiglio,
Onorevoli Colleghe e colleghi,
innanzitutto il contesto istituzionale in cui ci troviamo oggi, con un governo dimissionario ed in carica per l’ordinaria amministrazione, che informa le Camere su una questione delicatissima come la crisi siriana, ci mette davanti a una evidenza. Questo Paese ha urgentemente bisogno di un nuovo Esecutivo – nella pienezza delle sue funzioni – che sia espressione delle scelte degli elettori italiani dello scorso 4 marzo.
Detto questo, l’attacco di Douma ci ha riportato davanti agli occhi uno scenario che in realtà si protrae ormai dal 2011.

In Siria c’è una guerra che perdura da 7 anni. Sono morte quasi 500mila persone. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, si contano circa 7milioni e 600mila sfollati interni ed oltre 5milioni di rifugiati all’estero.
Insomma, quella in corso non è una tragedia politica ed umanitaria cominciata oggi.
Nè con Douma, nè con l’attacco missilistico di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.
Da tempo sentiamo infatti parlare di guerra per procura, poiché sul territorio siriano operano compagini specifiche, attori specifici che da una parte, come nel caso di Washington e Riad, chiedono le dimissioni di Assad e dall’altra, come nel caso di Teheran e Mosca, chiedono che Assad resti al potere.

Su questo martoriato popolo si stanno ingiustamente e pervicacemente scaricando le tensioni politiche e militari del mondo intero: Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia, Israele, Iran, Francia e Regno Unito, con i relativi apparati di intelligence.
In altri termini, in Siria si stanno contrastando due blocchi: Usa, sauditi e Israele da una parte, Russia, Teheran e Assad dall’altra. Si contrastano in una partita dall’esito tutt’altro che già scritto. E dalle alleanze non chiaramente decifrabili.
Sulla scena siriana risultano, pertanto, protagonisti definiti ed altri attori si sono autoinvitati, rendendo la questione delicatissima e complicatissima nell’ambito internazionale.

La principale vittima di tutto questo caos è stato ed è ancora oggi il popolo siriano.
Per questo riteniamo necessario che siano immediatamente incrementati i canali di assistenza umanitaria.
Ma al contempo, riteniamo necessario che in Siria si percorra la strada che porti rapidamente a una soluzione diplomatica e di pace.
Perché, pur manifestando la volontà di voler restare sotto l’ombrello dell’alleanza atlantica, l’articolo 11 della nostra Costituzione recita solennemente: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
In questa cornice, ci auguriamo anche che l’Unione europea sappia mostrarsi coesa e compatta ma che soprattutto l’Onu continui ad essere il tavolo al centro del quale portare le controversie internazionali ed individuare le rispettive risoluzioni.
Che, ripeto, devono essere diplomatiche, non militari. Di pace, non di guerra.
L’utilizzo di armi chimiche in Siria è semplicemente abominevole e, a tal proposito, ribadisco che la Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche costituisce per noi uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda il sistema di disarmo e di non proliferazione delle armi di distruzione di massa.

E’ un dovere, politico, civile e – soprattutto – morale che sia lasciato campo libero agli ispettori dell’Opac affinché verifichino sul terreno la veridicità e l’oggettività dei fatti, individuando i responsabili degli attacchi. Questo lo dobbiamo ai nostri popoli, alle nostre democrazie e, soprattutto, al popolo siriano.
Sia monito, tutto questo, anche per indirizzare finalmente il mondo e non solo la Siria verso un disarmo completo e di non proliferazione delle armi di distruzione di massa, secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Parigi sulla proibizione delle armi chimiche.

Concludo Presidente, e onorevoli colleghe colleghi, sottolineando quanto ribadito al principio del mio intervento.
L’Italia, alla luce dei rapidi sviluppi in corso in Medio Oriente, ma non solo, penso anche al Mediterraneo ad esempio, ha un improcrastinabile bisogno di un governo legittimato che riporti il nostro Paese al centro dell’agenda internazionale, restituendogli quel ruolo – politico e geostrategico – che in questi anni ha sempre mancato di mostrare: ovvero quello di ponte (ed anche di speranza) tra l’Oriente e il nostro Occidente.
Grazie.