Voto all’estero: una brutta pagina per la democrazia di questo Paese

di Vito Crimi

Ancora una volta il voto all’estero ha fatto vittime, tantissime vittime. In queste elezioni migliaia di cittadini si son visti nuovamente negare il sacrosanto diritto ad un voto libero e segreto. E la totale disorganizzazione con la quale si è affrontato il problema ha contribuito a scrivere una brutta pagina per la democrazia del nostro Paese.

Quante volte abbiamo denunciato lo schifo che c’è dietro la macchina del voto estero? Tantissime, e regolarmente abbiamo trovato qualcuno a deriderci. «Fate troppo allarmismo», dicevano.

Domenica 4 marzo ero a Castelnuovo di Porto, la “centrale” di raccolta dei plichi contenenti le schede che arrivano in Italia. E ho visto con i miei occhi le condizioni in cui sono arrivati i plichi. Ho visto le condizioni in cui hanno lavorato i Presidenti di seggio e gli scrutatori. Ho visto persone preparatissime, efficienti e meticolose. Ma ho visto anche migliaia di persone che hanno lavorato con sufficienza, senza rispetto per le procedure e i regolamenti, quasi fossero un peso di cui liberarsi senza troppi pensieri.

Ho fatto personalmente notare ad alcuni presidenti che stavano seguendo una procedura sbagliata. La loro risposta? “Si è sempre fatto così” e “Se non si fa così, chissà quando finiamo”.

Sono trascorsi 9 giorni da quel 4 marzo. E ancora oggi sono in corso gli scrutini del voto estero. Dunque mi chiedo: aveva ragione chi seguiva regole e procedure, o chi invece ha cercato scorciatoie?

Cerchiamo di fare chiarezza. La consultazione all’estero si realizza in due fasi: il voto e lo scrutinio.
Il voto è un colabrodo. Questo servizio delle Iene lo dimostra, prove alla mano, e spero che la procura trovi finalmente i colpevoli, presto.

Poi c’è lo scrutinio. E qui, a mio parere, la sciatteria e la leggerezza con cui viene affrontato sono gravissime. Tutti sanno che all’estero non ci sono le condizioni minime per un voto corretto. Ma anziché adottare ogni misura necessaria ad individuare eventuali schede manomesse o artefatte, si fa finta di niente.

Ho preso il cellulare e fatto un video all’interno di uno dei due capannoni. In meno di un minuto si sono palesati 2 carabinieri, che hanno tentato di sequestrarmi il dispositivo (inutilmente, poiché nessuna norma vieta di fare riprese e nessun avviso di divieto era stato affisso). Davanti a ben altre irregolarità, invece, nessuna reazione. Tutti chiudono gli occhi. “Si è sempre fatto così”.

Ho visto presidenti di seggio che con estrema tranquillità aprivano le buste contenenti le schede votate riversandole sui banchi (la normativa prevede invece di inserirle nell’urna così come sono, ovvero sigillate). Ho visto altri che non solo le aprivano, ma le buttavano in un’urna aperta. E se gli facevi notare l’irregolarità, ti scacciavano come una mosca fastidiosa.

Se non iniziamo dai piccoli gesti, come possiamo pretendere di cambiare questo paese?

Questo voto all’estero è l’ennesimo voto falsato, predato, rubato. Una pratica vergognosa, accettata da chi dovrebbe invece garantire democrazia, segretezza e libertà di voto. Cancellare questa vergogna sarà il mio impegno nella nuova legislatura: cercherò in tutti i modi possibili di cambiare l’assurda legge che regola il voto degli italiani all’estero e che permette una tale soppressione della democrazia. Lo schifo che abbiamo visto prima e dopo il voto non deve più ripetersi.