La vice premier del MoVimento 5 Stelle: Elisabetta Trenta, professionalità e cuore

articolo tratto da DIfesaOnline

Elisabetta Trenta, una candidata quasi sconosciuta con un curriculum notevole. Laureata in scienze politiche, ha un master in cooperazione internazionale, ed uno in intelligence e sicurezza. Oggi docente universitaria è stata – tra i molti incarichi – political advisor dei comandanti della Italian Joint Task Force in Iraq e country advisor per la missione Leonte in ambito UNIFIL in Libano nel 2009.

Il Movimento 5 Stelle potrebbe fornire al Paese un ministro della Difesa – finalmente – all’altezza del ruolo?

Dottoressa Trenta, lei ha esperienza delle Forze Armate come ufficiale della riserva selezionata e per averci lavorato insieme da civile. Che opinione ha della Difesa italiana in termini di risorse, mezzi e personale?

Mi è capitato di leggere con interesse un mantra ultimamente molto usato dalla Farnesina: “vivere all’italiana”.

Ritengo che nel mondo della difesa e sicurezza internazionale, l’approccio italiano sia in modo chiaro e riconoscibile, uno di quelli maggiormente apprezzati e significativamente rappresentativi della identità culturale ed umana del Paese. Questo, vi garantisco, ci viene riconosciuto da parte dei principali partners internazionali, con frequenza e trasporto ben superiori a quanto, normalmente, accade “in casa”.

Il modo con il quale le nostre Forze Armate hanno portato avanti i compiti che i governi che si sono alternati hanno loro assegnato, è motivo di una visione assolutamente ottimista sul ruolo che il nostro Paese può aspirare a ricoprire con titolarità, in una congiuntura importantissima che sta ridefinendo i concetti di difesa e sicurezza in ambito europeo ed internazionale.

Credo che sia necessario conoscere meglio la realtà della Difesa italiana, molto spesso relegata ad immagini retoriche che per molto tempo l’hanno mantenuta ad una posizione decentrata e lontana dalla comunità.

Proprio a questo proposito, ritengo necessario ricambiare alle donne e agli uomini delle Forze Armate italiane, la considerazione del loro servizio al Paese. La specificità di questo comparto, tra i più attivi e significativi nel servizio alla comunità, deve essere conosciuta e ottimizzata per renderla in linea con il ruolo trainante che un Paese come l’Italia desidera avere nel panorama internazionale.

Come vedono i 5 Stelle l’Industria della Difesa?

Quello del comparto industriale della Difesa e Sicurezza è un argomento importante a cui noi faremo molta attenzione. Si tratta di un’area molto più complessa di quella alla quale normalmente si pensa e che costituisce un bacino di primaria importanza per il mantenimento di una adeguata base tecnologica nazionale. Intorno ai nomi noti delle principali aziende del comparto, esiste una realtà fatta di numerosissime Piccole e Medie Imprese, che rappresentano – a loro modo – un’eccellenza tecnologica la cui rilevanza – anche dal punto di vista sociale – va ben oltre i confini delle loro produzioni che riguardano la componente “bellica”.

Oggi nella congiuntura che chiamiamo Industria 4.0, la forza e la modernità di questo comparto, delle migliaia di lavoratori che a tutti i livelli consolidano la posizione privilegiata del nostro Paese nel panorama tecnologico, è un importante veicolo di progresso, di intercettazione di questa quarta rivoluzione industriale, i cui effetti sono e saranno ben più ampi di quelli strettamente legati alla specificità dei singoli materiali prodotti.

La sicurezza e la difesa delle nostre comunità rappresentano un bene pubblico. Sono assicurate da cittadini e cittadine che in numerosissimi e diversi ruoli svolgono un compito importante per l’intera comunità. Tali peculiarità devono essere comprese per poterne ancor meglio sfruttare il carattere propulsivo, dal punto di vista sia sociale sia economico.

Per questo l’Italia si sta battendo da tempo, anche nel Parlamento europeo, allo scopo di salvaguardare la possibilità dell’industria tecnologica nazionale, di poter competere con un ruolo di rilevo per tutte le numerose ed importanti opportunità offerte dalla riscoperta, anche in ambito Comunitario, del ruolo insostituibile della Difesa e Sicurezza. Parlo della spinta alla cooperazione europea in tale ambito, ben rappresentata dalla Preparatory Action on European Research e della European Defence Industrial Development Plan, nell’ambito dell’EDAP, il Piano di azione sulla difesa europea.

Il nostro parlamentare Europeo, Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento Europeo, ha contribuito in maniera decisiva al Regolamento che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (Edidp), il cui compito è sostenere la competitività e la capacità d’innovazione dell’industria europea. È stato autore dell’emendamento che in Commissione Affari Esteri ha consentito di affermare il principio che per poter usufruire del finanziamento l’azione deve essere intrapresa da almeno tre imprese di almeno tre Paesi diversi, con questo scardinando le mire franco-tedesche di degradare questo fondo a una sorta di cooperazione bilaterale e difendendone, invece, il valore aggiunto europeo e, con esso, un ruolo significativo e importante dell’Italia. Inoltre, ha favorito, con altri emendamenti, la presenza e la partecipazione delle PMI e delle reti tra PMI. Su quest’ultimi emendamenti ho avuto il piacere di fornire a Fabio Massimo Castaldo il mio contributo tecnico.

Vorrei aggiungere che, dal punto di vista nazionale, andrà fatto uno sforzo ulteriore per comprendere quali sfide comuni interessano i vari comparti della pubblica amministrazione, allo scopo di assicurare una risposta coordinata e in una visione unica delle esigenze e delle soluzioni. In questa visione d’insieme, la Difesa dovrà essere pronta a fare la sua parte, mettendo a disposizione capacità, conoscenze e valori che potranno costituire, insieme al resto delle risorse, un pezzo importante dello sforzo comune di miglioramento delle condizioni sociali, economiche e tecnologiche del Paese.

Che ricordi ha delle missioni, cosa può e vuole raccontarci?

Le racconto il primo evento nel quale ho capito in cosa consista l’Italian Way alle missioni internazionali e perchè ritengo gli Italiani i migliori soldati di pace al mondo.

Ero da poco a Nassiriya e partecipai in una riunione del gruppo dei donatori con il Governatore della provincia. Questi bacchettava uno dei donatori che aveva costruito un impianto di depurazione del costo approssimativo di 200.000 dollari, allo stesso tempo faceva complimenti e ringraziava con amicizia gli italiani che avevano invece realizzato un piccolo intervento di 30.000 dollari.

Il motivo del diverso atteggiamento era che il primo donatore, nel realizzare il progetto, non essendosi confrontato con le autorità locali, aveva distrutto l’unica linea elettrica ancora funzionante a Nassiriya. Questi errori noi non li abbiamo mai fatti e non li faremo mai. Il confronto con i rappresentanti locali, le tribù, le istituzioni, le imprese, e tutti quelli che in inglese si chiamano “stakeholders”, è la base di partenza per ogni attività legata alla ricostruzione, oltre che un elemento essenziale per godere del rispetto e della stima della popolazione e, quindi, anche per contribuire alla sicurezza del contingente.

Infine, solo un’immagine, non faccio i nomi, ma alcuni soldati si sono presi cura di ragazzi iracheni che avevano subito ustioni importanti. Per diversi anni li hanno ospitati per lunghi periodi a casa loro, in Italia, insieme a un genitore, e assistiti mentre si sottoponevano a cure nel nostro Paese. Questi sono i nostri soldati: professionalità e cuore!