Andrea Roventini candidato ministro all’Economia: ”Investire a sostegno dell’innovazione, basta politiche di austerità”

“Andrea Roventini è il nostro candidato Ministro dell’economia. È Professore associato di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Vanta un record di pubblicazioni che lo colloca fra il top 10% mondiale degli economisti. Ha l’età di Macron ma già scrive con il premio Nobel Stiglitz. Di seguito trovate la sua intervista al Sole 24 Ore. Oggi alle 15 al Salone delle Fontane presenterò la proposta di squadra di governo del MoVimento 5 Stelle. La diretta dell’evento sarà trasmessa in streaming sulla mia pagina Facebook Luigi Di Maio

Dal Sole 24 Ore

No alle privatizzazioni, ma largo a crescita e investimenti come leva per abbattere il debito. E subito un Def rigoroso in questa direzione, senza «idee bizzarre». Andrea Roventini, professore associato all’Università Sant’Anna di Pisa, è la scelta di Luigi Di Maio per il ministero chiave del suo potenziale governo: l’Economia. La decisione alla fine è caduta su un talentuoso 40enne anziché su un economista di lungo corso. Lui non si scompone: «Il presidente francese Macron ha la mia età: è più facile guidare la Francia o il Mef?». Su twitter si definisce «un keynesiano eretico» e al Sole 24 Ore spiega perché: «Le crisi finanziarie e la grande recessione del 2008 sono anche il frutto di teorie sbagliate, improntate al liberismo e alla deregolamentazione sfrenata dei mercati finanziari. Lo dicono Nobel come Stiglitz e Krugman. Per questo ho cercato di pensare fuori dal coro sviluppando modelli keynesiani e schumpeteriani basati sulla teoria dei sistemi complessi». Di Maio, oggi, lo presenterà così, insieme al resto della sua squadra di 18 persone: «Andrea vanta un record di pubblicazioni che lo colloca fra il top 10% mondiale degli economisti e il top 5% nazionale». Allievo di Giovanni Dosi, che dirige l’Istituto dove opera Roventini e che è tra gli esperti più ammirati e ascoltati del Movimento, ha firmato paper proprio con Stiglitz.

Le sfide all’orizzonte non sono facili. Il primo test sarà con Bruxelles. Come sarebbe il vostro Def?
Sono anni che dialogo con Bruxelles e sto partecipando a 3 progetti di ricerca finanziati dalla Commissione, fra i quali ISIGrowth, che si occupa di sviluppare politiche economiche per una crescita europea sostenibile, inclusiva e guidata dall’innovazione. L’importante è presentarsi al tavolo europeo con proposte credibili. Nel nostro Def non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche, ma porremo maggiore attenzione al tema della crescita e degli investimenti pubblici, mantenendo l’equilibrio dei conti.

I commissari sono impensieriti dal deficit e più ancora dal debito pubblico, oltre il 130% del Pil. Il M5S promette di tagliarlo di 40 punti in dieci anni. Come?
Il rapporto debito/Pil deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita e non surplus crescenti di bilancio. L’evidenza empirica dimostra che oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2%, l’obiettivo perseguito dalla Bce, contribuiranno a ridurre il rapporto tra debito e Pil. Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio che non trova nessuna giustificazione nella teoria macroeconomica. Va quindi rispettato, ma in maniera flessibile. Dialogheremo con gli altri Paesi per modificare il Fiscal Compact.

Ridurre il debito agendo sul denominatore è però una scommessa su una ripresa dell’economia italiana che non si vede da decenni. Ma anche su un piano di spending review da 30 miliardi annui. Non è irrealistico?
Il rapporto debito/Pil non è mai calato agendo solo sul numeratore. In Europa, abbiamo avuto esempi disastrosi, come Grecia e Finlandia. Studi teorici ed empirici dimostrano che le politiche di austerità sono auto-distruttive. Il debito va tenuto sotto controllo, ma è ora di rilanciare la crescita. In ogni caso si possono fare tagli mirati alla spesa realizzando il piano Cottarelli e tagliando agevolazioni fiscali improduttive.

Il MoVimento 5 Stelle propone reddito di cittadinanza e congelamento della legge Fornero con la quota 41. È sostenibile per i nostri conti?
Non miriamo a un’abolizione tout court della riforma Fornero ma a un suo superamento. A mio giudizio è sostenibile. In ogni caso, penso che dopo 40 anni un lavoratore abbia diritto ad andare in pensione. Il mio amico e collega Pasquale Tridico (candidato ministro del Lavoro, ndr) ha proposto un piano per finanziare il reddito di cittadinanza o meglio il reddito minimo condizionato.

Userebbe la leva delle privatizzazioni per ridurre il debito?
No, non mi sembra lo strumento adatto. In questi anni si è privatizzato troppo, svendendo imprese strategiche per il nostro Paese senza incidere sul rapporto debito/Pil. Ricordiamoci di Telecom Italia, un’eccellenza italiana distrutta dalle privatizzazioni e dai vari “capitani coraggiosi“.

Il MoVimento 5 Stelle promette riforma dell’Irpef e abolizione graduale dell’Irap, coperte anche da una revisione delle tax expenditures. Pure quella una ricetta complicata…
Proveremo ad attuarla noi. Inoltre, taglieremo i trasferimenti improduttivi alle imprese individuati nel rapporto Giavazzi. Come per la spending non capisco perché questo piano è stato messo nel cassetto. In ogni caso, una mia priorità assoluta sarà una riforma fiscale basata sull’equità. C’è troppa disuguaglianza in questo Paese, ed è dannosa per la crescita e la stabilità economica, come evidenziato anche dal Fmi.