TIM: macelleria sociale dei lavoratori per i dividendi di Vivendi

di MoVimento 5 Stelle

TIM, società quotata controllata con il 23,94 dal gruppo francese Vivendi, ha presentato nelle scorse settimane ai sindacati un piano di esuberi che, secondo fonti sindacali, prevederebbe 7500 esuberi, in termini di “uscite volontarie“. Si tratta di macelleria sociale di lavoratori con un forte bagaglio tecnico che vengono espulsi dal processo produttivo.

Ma non è finita, perché tutti i lavoratori saranno comunque interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro con una solidarietà espansiva di 20 minuti al giorno che comporteràuna riduzione, con relativo taglio sulle retribuzioni con un impatto compreso fra 600 e 1.200 euro l’anno”. Mettiamola dal lato pratico: dovranno produrre lo stesso lavoro che producevano prima, in altri termini avere la stessa produttività, con meno tempo a disposizione, ovvero 20 minuti a giorno lavorativo e con conseguente taglio retributivo.
E così …. ‘les jeux sont faits‘: Amos Genish, l’amministratore delegato di Tim, ha fatto il lavoro ‘sporco‘ per chiudere bene il bilancio e consentire abbondanti dividendi al socio francese Vivendi e agli altri, non per bravura sul mercato, ma sulle spalle dei dipendenti di Tim.

Che fa il governo, quanto mai pro tempore ma, come ebbe a dire il premier Gentiloni, nel pieno delle sue funzioni? Il presidente del Consiglio tace, il ministro Calenda applaude! Esulta per il contentino, tutta apparenza e nulla sostanza perché il 100% rimarrebbe nelle mani di TIM, dello scorporo della rete. In cambio di neanche un piatto di lenticchie sta zitto di fronte a un’enorme distruzione di posti di lavoro, vera macelleria sociale di posti di lavoro qualificati!

Il ministro Calenda adesso gioisce al progetto di separazione societaria della rete di Telecom Italia addirittura dichiarando che si tratta di “un dato epocale. Di questa cosa si parla da vent’anni e per la prima volta c’è un piano razionale e articolato che prevede la societarizzazione della rete“. Forse Calenda dimentica la mozione del Movimento 5 Stelle sullo scorporo e societarizzazione della rete Telecom, discussa nell’Aula di Montecitorio nel novembre del 2014. Calenda, all’epoca viceministro dello Sviluppo Economico, la bocciò sostenendo che la rete Telecom era ormai antiquata e non vi erano ragioni di sicurezza e di concorrenza tali da giustificare una sua separazione dell’Incumbent nazionale. Adesso invece ha cambiato idea.

Lo scorporo ha senso solo se l’obiettivo è una rete pubblica, non certo come specchietto per le allodole che faccia contento il ministro. Con il MoVimento al governo ci sarà l’obiettivo chiaro della rete pubblica e la massima attenzione e tutela ai lavoratori.

E i partiti che per antonomasia dovrebbero difendere i diritti dei lavoratori a partire dal Pd salgono sulle barricate? Manco per idea, silenzio assoluto! E la ‘libera‘ stampa? Nessuno dei giornaloni ‘dei diritti’ grida allo scandalo, nessuno dei sindacati erge barricate per i quasi diecimila, nella sostanza, licenziamenti, ma il giornale ‘de sinistra’ di proprietà del cittadino svizzero De Benedetti, trova il tempo per scrivere assolute falsità sui rimborsi di un dipendente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle a Bruxelles. Già luccicavano gli occhi e la bava rabbiosa scendeva dagli angoli della bocca per la saga che sarebbe durata giorni e giorni, ma la balla non ha retto neanche per qualche minuto. Fare campagne scandalistiche contro Berlusconi era per Repubblica molto facile e ci ha campato per anni, ora però Silvio è diventato amico o utile idiota che dir si voglia, da impiegare per la guerra santa contro il Movimento. E questo sarebbe il giornale dei diritti? Più correttamente e realisticamente è il giornale degli interessi di pochi, molto pochi e per di più stranieri.