Professionisti, donne e pari opportunità

di Melissa Tocchet, avvocato, candidata alla Camera nel collegio uninominale Milano 2

Il MoVimento 5 Stelle considera prioritario promuovere lo sviluppo del Paese, e pertanto – se da un lato pone l’attenzione ai problemi delle fasce deboli – dall’altro è ben conscio della necessità di tutelare e favorire attività professionali e imprenditoriali, vero motore propulsivo del paese.

Non a caso, tra i 20 punti di programma presentati agli italiani, è prevista la riduzione dell’IRAP e dell’IRPEF, l’eliminazione degli studi di settore, dello spesometro e dello split payment.

Ulteriori e più specifici provvedimenti dovranno anche essere assunti in favore delle donne che decidono di dedicarsi alla libera professione e all’imprenditoria, soprattutto e madri o intenzionate a diventarlo.

Ebbene, se una sorta di tutela embrionale – e sicuramente migliorabile – esiste per le lavoratrici dipendenti, questa è di fatto completamente assente rispetto a professioniste e imprenditrici.

Le peculiarità tipiche della libera professione e dell’imprenditoria pongono invero ulteriori e diversi ostacoli alle donne rispetto a quelli che deve affrontare chi svolge un lavoro dipendente.

In questo ultimo caso, infatti, i problemi maggiori in ambito lavorativo sono riconducibili sostanzialmente alla discriminazione e alle molestie – purtroppo sempre più presenti.
Mentre per le donne imprenditrici o professioniste, si delinea un problema più di carattere strutturale: svolgono la loro attività sempre più sotto pressione, costrette per emergere, ma in molti casi anche solo per sopravvivere dignitosamente, a orari di lavoro estenuanti.
Tutto ciò conseguenza di una concorrenza sempre meno etica e di un sistema normativo iniquo anche sotto il profilo fiscale.
Evidente l’incompatibilità di un siffatto sistema con la condizione delle donne, che di fatto svolgono un secondo lavoro altrettanto impegnativo quali mogli e madri. Non a caso, in tante, troppe occasioni, ove desiderino costruirsi una famiglia, e non godano di una posizione economica privilegiata che consenta loro tutto il necessario supporto, si vedono costrette a rinunciare ai loro sogni.

Questa situazione deve cambiare!

E’ necessario pertanto intervenire con forza. Il MoVimento 5 Stelle ha previsto un investimento di 17 miliardi di euro per eguagliare il modello francese, prevedendo quindi rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter, ma anche l’introduzione dell’I.V.A agevolata per prodotti neonatali e per l’infanzia, nonché un innalzamento dell’importo detraibile per l’assunzione di colf e badanti.

A prescindere da ciò, però, il futuro gruppo parlamentare che mi auguro appoggerà il primo governo pentastellato, dovrà approfondire con cognizione di causa la condizione specifica di professioniste e imprenditrici.
Oltre ai provvedimenti di natura generale appena accennati, sarà infatti necessario un esame attento e non ideologico, finalizzato ad identificare le singole peculiarità dei vari modi di svolgere tali attività, ed intervenire in maniera mirata.
Si pensi, solo per fare un esempio, a tutte quelle donne – e sono la maggior parte – che esercitano all’interno di realtà strutturate: sotto il profilo fiscale vengono trattate come professioniste di grido, ma nella realtà dei fatti quali dipendenti obbligati ad attenersi a rigidi orari per di più eccessivi e a regole gestorie interne, senza che vengano loro riconosciute quelle seppur minime tutele previste per le lavoratrici dipendenti.

Finora le attenzioni di chi ci ha amministrato sono state rivolte più alla forma che alla sostanza, il MoVimento affronterà invece il problema nella sua essenza per restituire a tutte le donne quel ruolo centrale all’interno della nostra società che spetta loro di diritto.