Imbarazzi e silenzi del PD dopo l’inchiesta di Fanpage

da Fanpage.it

«Il video? È uscito il video?». La domanda corre su Facebook, su Whatsapp, su Telegram. Il video di Fanpage.it, il secondo video, quello che tira in ballo Roberto De Luca, secondogenito del governatore della Campania Vincenzo, viene messo online nella mattinata di sabato 17 febbraio. In parte anticipato da alcuni quotidiani cartacei che addirittura ne elencavano i «punti oscuri» senza mai averlo visionato, il secondo blocco dell’inchiesta giornalistica su rifiuti e politica, come si poteva prevedere, scatena un putiferio in piena campagna elettorale, nel giorno in cui Matteo Renzi mette piede in città per una difficilissima campagna elettorale, quasi persa per il Partito Democratico al Sud (almeno è quanto sostenevano fino ad alcuni giorni fa i sondaggi).

Il segretario Dem scarta i cronisti e al Vomero, quando si incontra con il suo candidato punta di diamante, quel Paolo Siani fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla camorra, simbolo di legalità, è proprio il medico candidato, ai microfoni dell’agenzia Dire, a gelare chi si attendeva un suo commento sull’inchiesta: «Non l’ho visto, sono in giro, devo vedere e capire. Bisogna capire – continua Siani – e non si può fare un processo sommario né si può dare giudizio su una cosa che non ho visto». Imbarazzo, gelo. E dove sono finiti i famosi “giornalisti-giornalisti” che devono fare il loro lavoro senza guardare in faccia a nessuno?

Nel pomeriggio Renzi è incalzato ancora. «Il video? L’inchiesta? Vado a Fanpage.it più tardi» dice e ricorda che lui ha alle ore 17 un appuntamento in redazione a Napoli (preso prima della messa online dell’inchiesta). A chi chiede se fosse complicato venire a Napoli proprio nel giorno della diffusione del video dice: «No, perché?». Poi il segretario Dem si sposta e va a Giugliano. Lì approfitta per un breve faccia a faccia con Raffaele Cantone, il capo dell’Autorità Anticorruzione che di sabato non è in ufficio a Roma ma casa sua, nella provincia Nord di Napoli. «Sono stato in questa città la prima volta appena mi hanno eletto segretario. Venni di nascosto nel 2013 da sindaco di Firenze – dice l’ex premier riferendosi a Giugliano – e sono andato a vedere le ecoballe e la Terra dei fuochi. Poi mi sono fermato a casa di un magistrato che apprezzo e stimo, è Raffaele Cantone, che nel corso degli anni del mio governo è stato un punto di riferimento straordinario e lo è anche adesso». Ecoballe e corruzione: in pratica i temi dell’inchiesta di Fanpage.it

Passano le ore e nel frattempo il calderone ribolle. Tranne il capogruppo del Pd al Comune Federico Arienzo l’ordine di scuderia è non commentare. Vincenzo De Luca da Salerno con furore attacca l’inchiesta giornalistica minacciando: «Vi faremo ringoiare tutto». Luigi Di Maio parla di «assassini della sua terra». Matteo Renzi poco dopo le 8 di sera, come promesso, fa capolino nella redazione partenopea di Fanpage a due passi dalla sede della giunta regionale della Campania: «Non posso commentare finché c’è una indagine della magistratura che riguarda anche voi – dice -. Finché c’è la magistratura, i politici è meglio che tacciano. E questo vale anche per voi».