Geoblocking: una sconfitta per i cittadini europei. Il mercato digitale unico resta una chimera

di Isabella Adinolfi, EFDD – M5S Europa

Il geoblocking rappresenta una pratica commerciale discriminatoria impiegata per segregare artificialmente i mercati, così da massimizzare i profitti. In altre parole, ciò che accade è che i venditori online: o impediscono ai consumatori di accedere a un sito Internet in quanto il loro indirizzo IP indica una specifica ubicazione geografica, oppure li re-indirizzano verso un sito locale di vendite online che pratica prezzi diversi. Proprio alla luce di ciò ed in vista della realizzazione del mercato digitale unico, le pratiche di geoblocking dovrebbero essere vietate, soprattutto in quei settori quali l’audiovisivo, dove una tale pratica risulta evidente ed ingiustificabile agli occhi del comune cittadino.

Il regolamento votato nel corso della scorsa plenaria di Strasburgo rappresenta, dunque, un atto normativo rilevante, ma a causa dell’esclusione dall’ambito di applicazione dello stesso dei contenuti audiovisivi, della musica in streaming, dei videogiochi e degli e-book, la sua efficacia è stata drasticamente depotenziata. A chi fa comodo? Di sicuro non ai cittadini europei, che continueranno a subire la pratica dei blocchi geografici, con un impatto negativo tanto per la circolazione dei contenuti che per la promozione e salvaguardia della diversità culturale. Gli interessi economici di pochi ed i lobbisti delle grandi multinazionali hanno avuto, ancora una volta, la meglio sugli interessi della collettività.

Non ha senso parlare di mercato digitale unico europeo ed al contempo continuare a tollerare che, per finalità di massimizzazione del profitto, vengano mantenute in piedi barriere ingiustificate e discriminazioni fondate sulla nazionalità o residenza dei cittadini. Si tratta di un’occasione mancata per dare un segnale concreto ai cittadini europei e dimostrare loro che il progetto europeo non è solo orientato all’economia, alla finanza ed alle banche, ma anche alle persone. In definitiva, per rilanciare il progetto europeo occorre rimettere al centro il cittadino e la persona umana: solo così l’UE potrà superare una crisi politica che dura ormai da troppo tempo. Un segnale concreto vale infatti più di mille parole.