Una inchiesta rivela le amicizie pericolose del Commissario tedesco con gli uomini della ‘ndrangheta

articolo di Pablo Petrasso pubblicato sul Corriere della Calabria

Negli anni 90 Guenther Oettinger era “soltanto” il capo della Cdu nel Parlamento di un Land tedesco. Adesso è il potente commissario europeo al Bilancio (e tra il 2010 e il 2014 lo è stato all’Energia, poi all’Economia, prima del passaggio alla nuova delega nella squadra di Juncker). Il suo nome fa rumore, specie se associato a quello che gli investigatori italiani ritengono uno dei centri dell’espansione della ‘ndrangheta in Germania. Il capitolo dei ristoranti italiani è preminente quando si cerca di descrivere il contatto tra le cosche calabresi e il territorio tedesco. Nel caso dell’operazione “Stige”, secondo la Dda di Catanzaro agricoltori e commercianti trapiantati in Germania sono stati costretti ad acquistare i prodotti esportati dalle ditte legate al clan Farao-Marincola. Concorrenza sleale, con la ‘ndrangheta che – manu militari – impone i prodotti. Per capire come questa storia possa creare imbarazzo addirittura alla Commissione europea bisogna fare diversi passi indietro. Mario Lavorato – ristoratore di Mandatoriccio finito in manette martedì assieme a oltre 160 persone – gestisce da molti anni una pizzeria vicino a Stoccarda. Un posto rinomato, di quelli che i tedeschi individuano con l’espressione «il mio italiano» quando decidono di andare a cena in un locale in cui si mangi bene. Negli anni 90, secondo quanto risulta dai rapporti della polizia tedesca, la pizzeria di Lavorato è, per Oettinger, «il mio italiano». Sempre in quegli anni, gli investigatori italiani che cercano riscontri sull’espansione delle ‘ndrine in Europa, ipotizzano che l’uomo originario di Cariati sia un esponente di spicco della criminalità organizzata; che addirittura organizzi trasporti di droga e di armi e riciclaggio di denaro. È a quel tempo – e nel corso di quelle indagini – che spunta fuori Oettinger: gli agenti monitorano il telefono della pizzeria e ascoltano una conversazione in cui appare presidente del gruppo parlamentare della Cdu nel parlamento del Land del Baden-Wuerttemberg (cioè Guenther Oettinger).



INTERCETTAZIONI PERICOLOSE
L’attuale commissario era un frequentatore abituale del ristorante di Winnenden. Era anche un amico del proprietario. A punto che nella pizzeria, era stata anche organizzata una “serata calabrese” a sostegno della Cdu. La vicinanza tra due mondi apparentemente diversi era di pubblico dominio, al punto che l’allora ministro della Giustizia del Baden-Wuerttemberg, il cristiano democratico Thomas Schaeuble (Cdu), pensò bene di informare il collega di partito sui sospetti del pubblico ministero nei confronti del suo amico italiano e consigliò al politico di non effettuare più telefonate nel ristorante. Quelle intercettazioni avevano passato il confine che separa la cronaca giudiziaria dalla politica. E anche il ministro dell’Interno, il socialdemocratico Frieder Birzele (Spd), informò Oettinger di quei colloqui “pericolosi”. Le due segnalazioni, oltre a mettere a parte il politico dell’inchiesta che lo sfiorava, sollevarono un polverone tale che il parlamento statale istituì una commissione d’inchiesta che doveva occuparsi della «pratica del monitoraggio telefonico» nel land di Stoccarda. Ma – in questo probabilmente la Germania e l’Italia un po’ si somigliano – la nascita di una commissione d’inchiesta spesso preannuncia un insabbiamento. E la maggioranza dei commissari giunse alla conclusione che era «giustificato e necessario» informare Oettinger, perché «la strumentalizzazione dei politici» appartiene alla tipica procedura della criminalità organizzata perché «è pratica comune usare la conoscenza con i politici per aumentare il loro prestigio e mostrare presunta influenza». Da allora, Oettinger ha ripetutamente sottolineato di non avere più alcun contatto con Mario Lavorato. Ma quelle frequentazioni, dopo il blitz, sono tornate a scuotere l’opinione pubblica tedesca, anche per via di due dettagliati servizi giornalistici pubblicati da Welt e Frankfurter Allgemeine Zeitung.

«O ACCATTI O ACCATTI»
Se da un ristorante si può arrivare a ipotizzare rapporti tra clan e politica, figuriamoci cosa può nascere da una mappa organica di più locali. È quella che la Dda di Catanzaro ha tracciato e inserito negli atti dell’operazione Stige: un quadro riassuntivo «delle attività commerciali operanti in Germania che, dalle captazioni eseguite, risultavano essere intestate o comunque collegate a esponenti della cosca o a persone vicine alla cosca cirotana». Decine di colloqui captati dai carabinieri del Ros disegnano la rete di relazioni di Lavorato e sottolineano l’importanza, in questo quadro, dell’Armig e V (Associazione dei ristoratori mandatoriccesi in Germania), grimaldello utilizzato dal ristoratore per piazzare i prodotti che, per gli investigatori, il clan crotonese avrebbe “spinto” nell’area di Stoccarda. C’era anche un altro «front man» nell’area ristorazione della holding Farao-Marincola. Sarebbe Vittorio Farao, l’uomo al quale i fornitori si rivolgevano alla minima difficoltà. Il suo intervento negli affari spiega quanto fosse “facile” (e alterato) il mercato: «Il vino – spiegano gli investigatori nell’ordinanza di custodia cautelare – veniva spedito a prescindere dalla richiesta del cliente». La capacità di smerciare i prodotti scelti dalla cosca emerge da diverse intercettazioni. Così come il ruolo di Giovanni Caruso, «figura di raccordo tra la cosca Farao e l’amministrazione comunale di Mandatoriccio, dove lavorava come segretario particolare del sindaco». Caruso ha parenti in Germania che gestiscono un ristorante a Francoforte sul Meno. È lui stesso a meravigliarsi delle capacità “imprenditoriali” del gruppo: «Ma come fanno a smerciare tutta questa roba, guagliò». I viaggi dei Farao in Germania testimoniano, per gli inquirenti, il loro strapotere: «I ristoratori di origine italiana – scrivono – non avevano la forza per contrastare a quelle che solo formalmente erano delle offerte commerciali che celavano delle imposizioni attesa la caratura criminale di chi le formulava». «Vogliono vendere tutto loro – dicono i ristoratori intercettati -. O accatti o accatti». È la libertà di scelta offerta dalla ‘ndrangheta ai suoi clienti.