Parlamento europeo: autoprodurre e immagazzinare energia rinnovabile è un diritto

di Dario Tamburrano, EFDD – M5S Europa

Il passaggio in plenaria della nuova direttiva rinnovabili, oltre che per il risultato raggiunto sulla geotermia inquinante, ci rende orgogliosi perché il Parlamento Europeo ha sancito i diritti dei produttori-consumatori di energia rinnovabile, siano essi individui o comunità. È un elemento finora assente nella legislazione UE, da anni lavoriamo a Bruxelles e a Strasburgo per colmare questo vuoto insieme ai colleghi David Borrelli, Piernicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato. Ora arrivano i frutti.

Ci preme sottolineare che, a proposito di produttori-consumatori, la plenaria ha messo il suo suggello a quanto avevamo già chiesto ed ottenuto in seno alla commissione parlamentare ITRE (industria ed energia). Sono andati a vuoto in aula tutti i tentativi del Partito Popolare spagnolo (centrodestra) di modificare la situazione: proprio la Spagna, dove il governo di centrodestra guidato dai popolari ha stroncato con tasse e non solo, qualche anno fa, la produzione diffusa e decentrata di energia solare. Evidentemente ai popolari spagnoli piacerebbe poter proseguire su questa strada. Invece il Parlamento Europeo ha votato affinché cose del genere non avvengano mai più.

I cittadini, sanciscono gli emendamenti alla direttiva rinnovabili (dal 177 al 196) approvati mercoledì 17 a Strasburgo, hanno diritto a produrre, autoconsumare e stoccare l’energia rinnovabile. Hanno diritto a vendere quella in eccesso rispetto ai loro bisogni senza pagare tasse aggiuntive legate ad autoproduzione e stoccaggio. In questo caso il prezzo di vendita non deve solo equivalere a quello di mercato, ma deve anche riflettere il valore aggiunto in termini ambientali economici e sociali dell’energia prodotta in forma decentrata. Oltre che come singoli, i cittadini hanno questi stessi diritti quando decidono di associarsi nell’autoproduzione e nell’autoconsumo. In ogni caso, essi mantengono i loro diritti di consumatori.

Anche se non si parla più di incentivi obbligatori per le rinnovabili ma di supporti facoltativi da parte degli Stati UE e basati sul mercato (a questo ci siamo invano opposti), il testo votato a Strasburgo prevede salvaguardie e procedure specifiche per i piccoli produttori, affinché non risultino svantaggiati rispetto ai colossi che sono ben più abili a navigare nei mercati. Prevede anche il divieto a modificare retroattivamente al ribasso gli incentivi eventualmente accordati, cosa che invece hanno fatto in passato l’Italia ed altri Stati UE.

Insieme ai singoli cittadini, sono destinatarie di questi diritti anche le comunità per l’energia, ovvero – in base al testo votato dal Parlamento Europeo – le piccole e medie imprese o le organizzazioni senza fini di lucro che rappresentano interessi socio economici locali ed i cui membri collaborano per la generazione, la distribuzione, lo stoccaggio o la fornitura di energia rinnovabile.

Ora la direttiva rinnovabili affronta il trilogo con il Consiglio UE, l’altro co legislatore europeo, durante il quale essa assumerà la veste definitiva. Sarà battaglia. Vigileremo affinché i diritti dei piccoli produttori-consumatori di rinnovabili siano salvaguardati.