Glifosato, la Commissione Europea dice no ad un milione di cittadini

 

di Dario Tamburrano, EFDD – M5S Europa

Quindici pagine di verboso nulla per dire “no“. È arrivata la risposta che la Commissione Europea ha dato all’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) con la quale oltre un milione di europei ha chiesto di vietare il Glifosato, il diserbante più contestato del mondo. E’ stata resa pubblica negli stessi giorni in cui l’UE ha – al contrario – rinnovato l’autorizzazione all’uso del glifosato.

COSA CHIEDEVA L’ICE, INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI SUL GLIFOSATO
L’ICE, conosciuta anche con l’acronimo inglese ECI (European Citizens Initiative) non é una delle solite petizioni. E’ invece uno strumento istituzionale tramite il quale un milione di cittadini europei può chiedere all’UE di modificare la sua normativa. In questo caso, oltre alla proibizione del glifosato, si chiedeva all’UE di istituire obiettivi vincolanti per la riduzione dell’uso dei pesticidi e di basare la valutazione dei pesticidi stessi solo su studi pubblicati. L’autorizzazione UE del glifosato é infatti la conseguenza di studi effettuati dalle aziende che producono questa sostanza e mai resi pubblici: dunque mai sottoposti alla valutazione della comunità scientifica internazionale.

LA RISPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La risposta della Commissione Europea all’ICE sostiene che non c’é alcun motivo per mettere in discussione la valutazione scientifica dell’UE secondo la quale il glifosato é sicuro e non c’é dunque alcuna possibilità di far scattare un divieto. Ribadisce che lo IARC (l’agenzia per la ricerca sul cancro delle Nazioni Unite) ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno” perché ha preso in considerazione solo gli studi pubblici, mentre l’UE ha tenuto conto anche degli studi segreti effettuati… dalle aziende che… producono il glifosato (!!!) e dunque – così sostiene la Commissione – ha utilizzato una mole di dati più ampia. La Commissione Europea ricorda poi che il regolamento UE sui prodotti fitosanitari fornisce esplicitamente alle aziende produttrici la possibilità di presentare alla UE “informazioni riservate” (traduzione: gli studi segreti effettuati da loro stesse), sottolineando che queste informazioni non vengono divulgate perché i trattati europei proteggono la proprietà intellettuale.

GLI STUDI SEGRETI SUL GLIFOSATO EFFETTUATI DALLE AZIENDE
Però non l’ha mica ordinato il medico, di usare le “informazioni riservate” per stabilire se un pesticida e sicuro o meno. Questo é esattamente il nocciolo della questione, e su questo nocciolo la Commissione Europea non spende una parola. La sua risposta contiene solo promesse piuttosto vaghe di maggior trasparenza e lascia aleggiare la possibilità che in futuro vengano diffusi i dati grezzi utilizzati dagli studi segreti. Non c’é neanche un grammo di polpa attaccata a quest’osso. I dati grezzi sono già ora ottenibili, sebbene con una procedura piuttosto complicata, e sono stati infatti ottenuti quelli del glifosato. Una revisione indipendente ha ravvisato prove di cancerogenicità anche nei dati grezzi degli studi segreti: eppure ciò non é bastato per impedire il rinnovo dell’autorizzazione.

NO ANCHE ALLA RICHIESTA DI RIDURRE L’USO DEI PESTICIDI
Quanto all’ultima richiesta dell’ICE – istituire obiettivi vincolanti per la riduzione dell’uso dei pesticidi – la Commissione Europea dice con sfacciata semplicità che l’UE non ha questo obiettivo, ma si propone piuttosto un “uso sostenibile dei pesticidi“: i quali com’é noto finiscono nei nostri corpi e danneggiano il cervello dei bambini. L’ipocrita etichetta “sostenibile” non cancella questa insostenibile, vergognosa verità.