Giù le mani da Alitalia

di Luigi Di Maio e Roberta Lombardi

Da notizie di stampa sembrano sempre più insistenti i rumors di un’accelerazione del dossier Alitalia da parte del Governo per arrivare al suo closing con i tedeschi prima delle prossime elezioni politiche, in modo da mettere davanti al fatto compiuto il prossimo esecutivo. Se fossero confermate queste indiscrezioni ci troveremmo davanti ad un fatto molto grave anche alla luce delle proposte arrivate dalla stessa Lufthansa: appena 250 milioni di euro (insomma per i tedeschi Alitalia vale meno di un boeing) e un taglio occupazionale di oltre sei mila dipendenti (insomma: un bagno di sangue!).

Il Governo ha sempre giustificato il prestito ponte di 900 milioni di euro come necessario a consentire ai Commissari, oltre che la regolare continuità dei servizi, anche la tranquillità di intavolare proficue trattative con i potenziali partner. Quindi perché questo cambio repentino di strategia a pochi mesi dalle elezioni?
Abbiamo il fondato sospetto che il Governo voglia evitare che la gestione commissariale continui dopo le elezioni, per impedire così al prossimo esecutivo di poter sostituire i Commissari e avviare un’attenta verifica dei conti della nostra ex compagnia di bandiera.
Troppe, infatti, sono le anomalie emerse nei due anni di gestione Montezemolo, che aveva promesso di trasformare Alitalia nella Ferrari dei cieli e che invece della Ferrari ha preso solo il colore: quello in rosso dei suoi conti su cui vogliamo vederci chiaro.

Pertanto: fondati o non fondati che siano questi rumors diffidiamo il Governo ad interrompere qualsiasi trattativa con Lufthansa in quanto con l’imminente scioglimento delle Camere: “… non è più legittimato a fare nulla più”.

Concludiamo nel ribadire che Alitalia non va salvata ma rilanciata. Non è ammissibile che un Paese come il nostro, a forte vocazione turistica, non abbia una propria compagnia di bandiera. E’ vero che l’Italia è talmente amata che i turisti sarebbero disposti a fare qualsiasi sacrificio pur di visitarla ma c’è un turismo fast, legato molto spesso alla scarsità di giorni disponibili per le vacanze, che spesso rinuncia a venire nel nostro Paese per l’assenza di voli diretti. A questo serve una compagnia nazionale: consentire a questi milioni di turisti di trascorrere da noi le vacanze senza doversi scapicollare tra un aeroporto e l’altro, magari perdendo giorni che potrebbero essere impiegati per visitare il nostro Paese.

I dati sono impietosi: nel 2016 su 164 milioni di passeggeri transitati nel nostro paese solo 8 milioni provenivano da rotte intercontinentali di lungo raggio, un dato decisamente troppo esiguo dovuto alla sottrazione di flussi da parte degli altri HUB europei.

Il World Tourism Organization (UNWTO), l’organizzazione mondiale del turismo, ha stimato che l’aumento dei flussi turistici toccherà, entro il 2030, 1.8 miliardi di persone e una delle mete favorite sarà l’Italia che arriverà ad avere circa 300 milioni di passeggeri l’anno. Insomma: i tedeschi si vorrebbero comprare Alitalia al prezzo di un boeing lasciando per strada sei mila dipendenti? Giù le mani da Alitalia!