Da MPS a Banca Etruria, a perdere sono sempre i risparmiatori

di MoVimento 5 Stelle

Il Pd prima usa le banche per coltivare potere e clientele. Poi, quando le ha definitivamente scassate, lascia sul lastrico i risparmiatori. Succedeva con la nomenclatura ex Ds prima di Renzi (vedi Montepaschi) ed è successo anche dopo (vedi Banca Etruria e non solo).

In questi giorni si è cercato di far credere (come se gli italiani fossero scemi) che Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, fosse quasi un passante dalle parti della banchetta del giglio tragico. Si è detto che lui era senza colpe rispetto ai disastri dell’istituto e che tutta la responsabilità era della vigilanza. Ora, sappiamo benissimo, e il MoVimeno 5 Stelle lo ha sempre sostenuto, che Bankitalia ha demeriti rilevanti (ma il Pd di governo non ha mai osato toccare o richiamare Ignazio Visco durante il suo primo incarico). Però scaricare tutto il biasimo sulla vigilanza era ed è un’operazione risibile, puerile, che suscita quasi tenerezza.

Adesso sappiamo che papà Boschi è di nuovo indagato per falso in prospetto e accesso abusivo al credito assieme a tutto il cda 2011-2014 (lui poi divenne addirittura vicepresidente di Etruria dal maggio 2014, guarda caso due mesi dopo che la figlia era stata nominata ministro. Altro che passante…). Si tratta di un fascicolo che sarebbe scaturito dalle sanzioni comminate dalla Consob agli ex amministratori, nel settembre scorso, per 2,76 milioni di euro. Al centro dell’interesse degli inquirenti stavolta sono le due obbligazioni subordinate del 2013, che fruttarono 110 milioni.

Il MoVimento 5 Stelle aveva subito definito surreali le esultanze degli “yes men” del Pd pochi giorni fa, a seguito dell’audizione del procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, in commissione di inchiesta sul sistema bancario. Oggi, alla luce delle notizie che abbiamo, gli starnazzamenti festanti appaiono addirittura grotteschi.

Rossi è stato consulente di Palazzo Chigi, con Renzi premier, fino al 2015. E lo era ancora quando iniziò a indagare su Etruria, auto-assegnandosi i fascicoli. Nel luglio 2016, il Csm valutò che non ci fosse una incompatibilità e non dispose il suo trasferimento, ma l’organo di autogoverno dei giudici si spaccò e comunque stigmatizzò il mantenimento dell’incarico presso la presidenza del Consiglio a indagini avviate. Forse anche alla luce di questi fatti va interpretata l’audizione resa da Rossi alla bicamerale di inchiesta. Il procuratore aretino avrebbe potuto schermarsi dietro il segreto istruttorio, ma ha invece deciso di parlare dello stato delle sue indagini. Anzi, si è soffermato sugli elementi a carico di Boschi padre e ha ribadito che gli accertamenti avevano escluso una sua responsabilità per la bancarotta, spostando poi il mirino su Bankitalia.

Ai renziani non è sembrato vero di ricevere un assist del genere, ma alla fine è tremendo per loro andare a sbattere contro il muro della realtà. Gli scomposti strepiti di gioia hanno lasciato il posto a un silenzio assordante. Il silenzio di chi non ha la coscienza a posto, visto l’impasto di potere che le banche, soprattutto quelle del centro Italia, hanno rappresentato per decenni.

I conflitti di interessi dei governi del Pd rispetto al settore del credito, esplosi in modo evidente anche con la riforma delle banche popolari, saranno spazzati via dal governo del MoVimento 5 Stelle che ristabilirà un corretto funzionamento del sistema bancario, punirà i manager infedeli e applicherà davvero la tutela costituzionale del risparmio.