Accordo (al ribasso) sull’economia circolare: ecco cosa cambia nella gestione dei rifiuti

di Piernicola Pedicini, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa.

La montagna ha partorito un topolino. Dopo un lungo negoziato il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno trovato un accordo sul cosiddetto pacchetto rifiuti. Rispetto agli obiettivi ambiziosi che ci si era posti, il compromesso è al ribasso. Gli Stati Membri hanno fatto muro contro un cambiamento vero nella gestione dei rifiuti municipali e contro una veloce transizione verso l’economia circolare. La nuova legislazione riguarda solo i rifiuti municipali, cioè il 10% circa di quelli generati dalle nostre economie industriali. Il compromesso è un primo timido passo in avanti, speravamo in più coraggio. Ecco le principali novità:

IL RICICLO
Il testo finale fissa gli obiettivi al riciclo dei rifiuti municipali al 55% entro il 2025, al 60% (entro il 2030) e al 65% entro il 2035, mentre il Parlamento aveva richiesto di arrivare al 60% nel 2025 e al 70% nel 2030. Alcuni Stati godono di ampie deroghe, avendo la possibilità di raggiungere gli obiettivi 5 anni più tardi: si tratta degli Stati che hanno avuto maggiore difficoltà nella gestione dei rifiuti. Tra questi, non compare l’Italia che quindi ha tempo fino al 2025 per raggiungere il primo obiettivo minimo previsto del 60%.

Ci sono inoltre nuovi obiettivi specifici per materiale, sicuramente rivisti al rialzo rispetto alla legislazione del 2008, ma ancora poco ambiziosi: ad esempio, per il 2025, gli obiettivi di riciclo sono fissati al 50% per la plastica (il PE chiedeva il 60%) , al 25% per il legno (il PE chiedeva l’80%), al 50% per l’alluminio (il PE chiedeva l’80%), al 70% per il vetro (anche qui il PE chiedeva l’80%) e al 75% per la carta e il cartone (contro la richiesta del PE che voleva fissare il target al 90%).

LE DISCARICHE
Il risultato peggiore del negoziato riguarda la messa in discarica dei rifiuti: qui il Parlamento aveva chiesto un limite massimo del 5% entro il 2030, mentre il compromesso finale fissa il target al 10% e concede agli Stati tempo fino al 2035. Sono stati inoltre cancellati gli obiettivi di preparazione al riuso proposti dal Parlamento Europeo che avrebbero avuto un impatto positivo sulla riduzione dei rifiuti e sulla creazione di posti di lavoro.

RIFIUTI ALIMENTARI
Secondo la Commissione europea, ogni anno vengono sprecati in tutti gli Stati europei 88 milioni di tonnellate di alimenti, pari a 173 kg di alimenti a persona. I costi di questo spreco sono stimati in circa 143 miliardi di euro. Un recente rapporto sostiene che per ogni euro investito nella riduzione dei rifiuti alimentari vengono risparmiati ben 14 euro. Nonostante questo, il Consiglio ha accettato l’obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030 proposto dal Parlamento Europeo. Di fatto, sono obiettivi non vincolanti anche se gli Stati Membri dovranno inviare alla Commissione europea un report sulle quantità di rifiuti alimentari.

Abbiamo lottato al Parlamento europeo per trasformare l’Europa nella prima economia circolare al mondo. Oggi si è persa un’occasione: si sarebbero potuti creare nuovi posti di lavoro, risparmiare molte tonnellate di CO2 e anche generare un importante impatto economico sostenibile. Tutto questo andrà spiegato alle generazioni future. Ora tocca a noi il compito di far rispettare le nuove regole effettuando a livello nazionale le scelte giuste per raggiungere tutti gli obiettivi fissati e rivedere nel 2024 al rialzo gli obiettivi concordati.