A Natale lavori il Parlamento, non le famiglie

di Michele Dell’Orco

Saranno molti i lavoratori, spesso genitori con figli piccoli, a passare Natale, Santo Stefano e l’Epifania, sul posto di lavoro, magari dentro ad un centro commerciale, invece che in famiglia e con i loro bambini. Questo segno di inciviltà si ripete purtroppo tutte le feste e tutte le domeniche da quando il professor Monti, pensando di far bene all’economia, ha liberalizzato selvaggiamente gli orari commerciali, portando le aperture dei negozi a 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, feste incluse. Le liberalizzazioni, ormai lo sappiamo, complessivamente non hanno portato i benefici economici sperati, la crisi del commercio è ancora forte, eppure quella legge è ancora lì a far danni.

Nel 2015 la Corte di Cassazione ha ribadito che il lavoro festivo non può essere un obbligo, tuttavia sappiamo bene che il lavoratore è la parte debole e spesso non si trova nelle condizioni di poter dire no. L’assurdità delle liberalizzazioni di Monti risulta inoltre evidente se pensiamo che mentre centri commerciali e i negozi sono sempre aperti, il medico di base è obbligato a svolgere il suo servizio solo 5 giorni a settimana costringendoci ad affollare i pronto soccorso nei week-end. Per non parlare del Parlamento, con tutte le criticità italiane da gestire e leggi urgenti da approvare è attivo solo 5 giorni a settimana e si prende i suoi lunghi periodi di riposo festivo. Il Parlamento potrebbe approvare la legge sui vitalizi, anziché andare in vacanza, giusto per fare un esempio.

Ad inizio legislatura, il MoVimento 5 Stelle aveva presentato in Parlamento una legge sugli orari commerciali a mia prima firma per tentare di mettere le cose a posto e riportare il nostro Paese sulla retta via. Il nostro testo originario puntava all’abrogazione delle liberalizzazioni di Monti e lasciava anche la possibilità per i commercianti, in caso lo ritenessero conveniente, di organizzarsi per delle aperture domenicali studiate sulla base di rotazioni che non avrebbero pesato troppo sui lavoratori e nel contempo avrebbero potuto soddisfare anche l’esigenza domenicale di alcuni consumatori.

Dopo un percorso faticoso di oltre un anno e tante battaglie in aula e in commissione la proposta è stata approvata alla Camera in un testo unico. Il testo approvato all’unanimità alla Camera non abolisce le liberalizzazioni, ma contiene alcune importanti misure per il piccolo commerciante in crisi. Viene sancito il principio che gli orari sono da regolare prevedendo almeno 6 chiusure festive obbligatorie su 12 festività individuate. Viene inoltre istituito un Fondo in favore delle microimprese: 90 milioni di euro in un quinquennio, utilizzabili per spese sostenute per l’ampliamento dell’attività, per la dotazione di strumentazioni nuove, comprese quelle necessarie per i pagamenti tramite moneta elettronica, e di sistemi di sicurezza innovativi, nonché per l’accrescimento dell’efficienza energetica. Una parte del fondo poi potrà essere utilizzata anche per l’erogazione di contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione dovuti ai proprietari degli immobili, di proprietà sia pubblica sia privata, e di contributi per l’acquisizione di servizi.

Ora il testo è in discussione al Senato e sembrerebbe dar fastidio alle lobby della grande distribuzione del commercio che, con la complicità di Scelta Civica, Pd e Forza Italia tengono il testo bloccato dal 26 settembre 2014 con l’intento di affossare la proposta. Approvare la legge prima della fine legislatura si può, anche perché è giusto che il Parlamento lavori anche a Natale approvando leggi che dimostrano una concreta vicinanza della politica ai cittadini: stop aperture indiscriminati nei festivi e abolizione dei vitalizi. Sarebbe il miglior regalo di Natale possibile per tutti gli italiani.