Tari, lo scaricabarile dell’Anci

di Giuseppe L’Abbate, M5S Camera

Già nel 2014 qualcosa ai cittadini leccesi non quadrava a proposito dell’applicazione della quota variabile della Tari alle pertinenze. “Moltissimi contribuenti hanno protestato, non ritenendo legittima l’applicazione della quota variabile anche ai garage” scriveva il Comune chiedendo un parere all’Anci, l’associazione dei comuni che nasce proprio per supportare le amministrazioni. E nel parere formulato come risposta alla domanda del Comune, l’Anci dice che è “tutto apposto”, la quota variabile va applicata anche alle pertinenze.

Questo documento inchioda l’Anci alle sue responsabilità sull’errato calcolo della ‘quota variabile’ della Tari, la tassa rifiuti. Ma dopo aver addossato tutte le colpe del pasticciaccio brutto sulla Tari al ministero dell’Economia e delle Finanze e alla normativa che, a suo avviso, era poco chiara, il Presidente nazionale, nonché Sindaco di Bari, Antonio Decaro (PD) scarica le responsabilità su Ancitel.

Ma Ancitel è Anci. La partecipata è nata per svolgere attività di informatizzazione dei Comuni italiani. Infatti, come emerge dalla sua compagine societaria è detenuta al 57% circa da Anci e poi da società a prevalente carattere tecnico-informatico. Quindi per ciò che concerne la gestione politica e l’applicazione delle normative, ivi incluso il servizio Anci Risponde (prima in capo alla controllante), non si possono scaricare su Ancitel le responsabilità delle decisioni prese. Nel suo operato, Ancitel e gli esperti coinvolti prima di esprimere pareri “vincolanti” si confrontano necessariamente con Anci e Ifel, le cui “politiche” sono poi trasferite nell’operato della controllata. Lo scaricabarile di Anci non sussiste: basti pensare che il Presidente di Ifel è contemporaneamente delegato Anci alla Finanza Locale e sarebbe assurdo che Anci, Ifel e Ancitel non si parlassero.

Quello che appare chiaro, invece, è che a venir meno è proprio la credibilità delle nostre istituzioni: ma da chi siamo governati? E i contribuenti perché devono sostenere Anci attraverso i Comuni e la sua fondazione ‘Ifel’ con il prelievo del 6 per mille dall’Imu se poi la consulenza fornita è questa? Abbiamo sempre sostenuto che l’Anci, più che fare l’interesse dei comuni italiani, propende più per il sostegno al Governo di turno, del resto il presidente allora era tale Piero Fassino e a dirigere l’esecutivo c’era un certo Renzi.

Tutto ciò è venuto alla luce attraverso una mia semplice interrogazione parlamentare. Non oso immagine cosa potranno scoprire gli Italiani quando saremo al Governo.