Basilicata contaminata anche dal nucleare

di Vito Petrocelli e Gruppo Metapontino di Lavoro sul Nucleare

Basilicata, una regione contaminata anche dal nucleare, come se estrazioni e rifiuti petroliferi non bastassero. Movimento 5 Stelle, cittadini e associazioni chiedono più sincerità e competenza in merito all’impianto ITREC Trisaia di Rotondella (MT). Da troppo tempo infatti si contano omissioni, se non vere e proprie bugie, sia da parte di amministratori locali che da ENEA, da SOGIN e perfino dalle stesse istituzioni regionali e nazionali che avrebbero dovuto controllare lo stato di salute del suolo, dell’acqua e dell’aria. Le problematiche ambientali e gli interventi per la messa in sicurezza del sito sono i temi del Consiglio Comunale in seduta straordinaria aperta, convocato a Policoro (MT) per giovedì 9 novembre alle ore 17.

Ma qual è questo impianto ITREC? Si tratta dello stesso impianto da cui in gran segreto, nella notte del 28 luglio 2013, venne trasportato materiale radioattivo verso l’aeroporto di Gioia del Colle e, da lì, inviato negli USA. Nessuna risposta è arrivata nei mesi successivi alle interrogazioni parlamentari sui rischi di quel trasporto e dell’impianto in generale, né alle offerte di collaborazione che il Gruppo di Lavoro sul Nucleare del metapontino ha offerto all’ARPAB per la definizione di un più efficace programma del decommissioning dell’impianto ITREC. L’allora direttore dell’ARPAB, Aldo Schiassi, nel corso dei lavori del Tavolo della trasparenza sul Nucleare tenutosi a Potenza nel settembre 2014, aveva in un primo momento accolto positivamente il contributo, declinando in seguito l’offerta.

Così, mentre il sindaco di Rotondella dorme sonni tranquilli e solo qualche mese fa ha finalmente emesso una ordinanza in merito all’inquinamento del sito, sono continuate operazioni che hanno addirittura contaminato la falda ed il sottosuolo con sostanze cancerogene. La cosa sembra ancora più grave tanto che la stessa SOGIN ha preso le distanze, sottolineando che non è responsabile della contaminazione al centro Enea di Trisaia. Proprio per questo ci siamo preoccupati di capire cosa stava succedendo all’interno di quel perimetro e quindi abbiamo confrontato i risultati comunicati al pubblico con la tabella dei valori limite per le acque sotterranee pubblicata da ISPRA ed è emerso che i valori limite di:

  • Tricloroetilene sono stati superati 300 volte (organo bersaglio Sistema Nervoso Centrale)
  • Triclorometano sono stati superati 13 volte (organo bersaglio Sistema Nervoso Centrale, Fegato, Reni)
  • Manganese sono stati superati 10 volte (organo bersaglio Sistema Nervoso Centrale)
  • Cromo Esavalente sono stati superati 4 volte (organo bersaglio Polmone).

Per non parlare del Toluene che danneggia il sistema nervoso, i reni e il fegato oppure della presenza del Percloroetilene i cui effetti tossici sono a carico del sistema nervoso centrale.

Il fatto che questi limiti siano stati abbondantemente superati allarma ancor di più perché si somma alle altre preoccupazioni diffuse per lo stato di salute dell’intera regione Basilicata. Alla luce della sentenza del Tribunale di Matera n.17 del 2017, che ha stabilito un preciso nesso eziologico tra la patologia oncologica denunciata da un lavoratore ENEA/SOGIN ed il lavoro svolto, ci chiediamo che rapporti precisi esistano tra i contaminanti radioattivi e convenzionali presenti nelle unità produttive ENEA/SOGIN e la patologie sviluppate dai lavoratori ENEA/SOGIN. Ma, soprattutto, ci chiediamo allo sviluppo di quali patologie sia andata incontro la popolazione che vive nelle aree limitrofe alle zone contaminate che ha utilizzato le acque di falda per fini irrigui o per attività zootecniche.

Poiché non è nota la data di inizio esposizione della popolazione e sicuramente non si sapranno mai nemmeno i responsabili, ci sentiamo di proporre almeno l’adozione di una serie di misure a tutela della salute pubblica e dell’ambiente:

una immediata e rapida bonifica delle zone contaminate;
che i comuni limitrofi al centro ITREC, ossia Rotondella, Tursi, Policoro e Nova Siri utilizzino i fondi a disposizione per le compensazioni ambientali esclusivamente per monitoraggio ambientale a cominciare delle acque dei pozzi presenti nel loro territorio;
che venga svolta una indagine atta ad individuare, a partire dagli anni 70 (anno di realizzazione dell’impianto), tutte le persone affette da patologie agli organi bersaglio dei contaminanti e riconoscere loro un equo indennizzo utilizzando i fondi destinati al ristoro ambientale o dei prelievi dalle bollette energetiche.

L’indennizzo per tali patologie dovrebbe proseguire per un congruo tempo futuro stabilito da esperti.

La Basilicata chiede giustizia per le tante omissioni e falsità del passato e più competenza e sincerità per le future attività di bonifica.