Gli italiani in pensione ci vanno poi…

di MoVimento 5 Stelle

La Fornero, da ministro, ha pianto lacrime di coccodrillo, mentre ai cittadini continua a far piangere lacrime vere. E molto amare. Dal 2019 serviranno cinque mesi in più e quindi bisognerà arrivare a 67 anni tondi tondi per accedere alle pensione di vecchiaia.
Continua a stritolare i lavoratori anziani il meccanismo infernale che lega in modo automatico la soglia anagrafica per la quiescenza all’aspettativa di vita. Una rincorsa verso l’alto, verso non si sa cosa. Un giro di vite che schiaccia i diritti in nome dell’imperativo per cui lo Stato deve pensare solo a far cassa (nel breve termine). E che accentua una doppia schiavitù moderna: quella degli over 60 imprigionati al lavoro e quella dei giovani che restano ai margini e preferiscono emigrare all’estero.

La Lega oggi si erge a difensore dei diritti dei normali cittadini. Ma l’adeguamento automatico fu escogitato proprio ai tempi dell’ex ministro Maroni: è lui il primo colpevole. Mentre Fornero lo ha soltanto blindato.

Siamo di fronte a una mostruosità sotto il profilo etico che, però, anche sul fronte economico penalizza le imprese e le pubbliche amministrazioni alla ricerca di uno svecchiamento, di maggiore efficienza e competitività.
Tra l’altro, il calcolo dell’aspettativa di vita da parte dell’Istat si basa sul triennio 2014-2016 e nel 2015 questa dinamica aveva avuto un brusco stop. Senza dimenticare che probabilmente ci sarà un contraccolpo nell’anno in corso, visto che si è verificato un boom di decessi nella stagione invernale 2016-2017.

Il MoVimento 5 Stelle ha presentato, alla Camera, una risoluzione a prima firma Davide Tripiedi che blocca questa assurda dinamica: ormai siamo il Paese in Europa in cui si va in pensione più tardi.
Speriamo che il nostro testo venga messo in calendario, discusso e votato al più presto. Ne va della dignità di tanti pensionandi e dei giovani che rimangono troppo spesso e troppo a lungo ai margini del mondo del lavoro