Giustizia per i risparmiatori siciliani truffati

di David Borrelli e Gaetano Roberto Filograno

Lo scandalo che ha coinvolto le ormai tristemente celebri banche venete non ha confini. Banca Popolare di Vicenza acquisì nel 2002 Banca Nuova – istituto di credito con sede a Palermo -, trascinandola nel “semi-crack” che ha coinvolto migliaia di cittadini e piccoli risparmiatori, sia nel Nord Italia sia in Sicilia. La formula è sempre la stessa, ciclicamente di ripete: non importa che tu sia un pensionato, uno dei pochi lavoratori che è riuscito a mettere da parte qualcosa, o un malato di Alzheimer. A loro interessa venderti il pattume, rifilarti con qualche formula magica della spazzatura finanziaria. Perché una volta che vi sarete fidati e comprerete delle azioni subordinate o altre schifezze simili, i vostri soldi potrebbero essere polverizzati. Ecco cos’è successo ai risparmiatori siciliani, azionisti e clienti di Banca Nuova, un istituto di credito che nel giro di un decennio è stato venduto, è “scoppiato” ed è poi stato ceduto a Banca Intesa al prezzo simbolico di 1 Euro. Il tutto mentre i soldi dei cittadini, i vostri e nostri soldi, navigavano in questo mare in tempesta fatto di cattivo management e truffe camuffate da investimenti sicuri.

Oggi, che le acque si sono solo apparentemente calmate, iniziano a delinearsi i profili dei cittadini siciliani che hanno perso i risparmi di una vita: un professionista che ha visto sparire 200 mila Euro di colpo; un’anziana malata – che percepisce la pensione minima – a cui sono stati sottratti 30 mila Euro; un ragazzo di 18 anni che ha visto sparire oltre 6 mila Euro e che veniva catalogato dalla banca come “investitore esperto” e percepente un reddito importante, peccato non avesse un lavoro. E poi imprese siciliane messe in ginocchio e altre centinaia di persone truffate.

Per le piccole e medie imprese, in particolare, il meccanismo era ancora più perverso: venivano concessi finanziamenti destinati agli investimenti e alla sopravvivenza stessa delle aziende in cambio dell’acquisto di azioni. O meglio, in cambio di cartastraccia, rivelatasi spazzatura finanziaria. È il ricatto in assoluto più becero e infame che un istituto di credito possa proporre a un imprenditore, che i soldi li usa per creare lavoro e occupazione. E non, al contrario, per vedere polverizzati i risparmi in una logica suicida.

Lo scorso luglio la controllata Banca Nuova è stata condannata a restituire circa 47 mila Euro a un imprenditore siciliano per l’acquisto di azioni della controllante Banca Popolare di Vicenza che non avevano più valore corrente, a causa come detto delle vicissitudini dell’istituto di credito vicentino. È solo il primo di una lunga lista. Ogni cittadini dovrà essere risarcito fino all’ultimo centesimo, perché non si tratta di soldi persi a fronte di un rischio calcolato, ma di risparmi estromessi col ricatto o estorti grazie a un rapporto di fiducia.

Noi siamo, e saremo sempre, schierati dalla parte del popolo. Abbiamo lanciato (grazie ai fondi derivanti dal taglio degli stipendi dei parlamentari regionali veneti) una grande azione legale presso la Corte di Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo, sia per la tutela del risparmio e dell’integrità dell’individuo, sia per la salvaguardia e il futuro delle imprese. Non sarà chiesto un solo Euro ad alcuno. Verranno poste nero su bianco, anche a livello internazionale, le omissioni di chi doveva controllare: Bankitalia in primis. E di chi doveva tutelare, ovvero lo Stato, e non l’ha fatto. Già, lo Stato, che è riuscito a trovare in fretta e furia ben 20 miliardi di Euro (a debito, sempre dei cittadini) per salvare Monte Paschi di Siena, senza contemporaneamente ripulire il management e allontanare quei partiti che hanno creato il disastro. Ad essere polverizzati dovrebbero essere loro, questo duo inverecondo costituito da banchieri disonesti e uomini “amanti della cosa pubblica”, non i risparmi dei cittadini.