Agricoltura e Trattati commerciali: difendiamo l’interesse nazionale

Tiziana Beghin è intervenuta a Cernobbio al XVI Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti. Il futuro dell’agricoltura italiana è minacciato dai trattati di libero scambio come il Ceta e dalle politiche scellerate del nostro governo. Siamo al fianco dei cittadini e a tutela delle nostre eccellenze. Ecco il suo intervento.

di Tiziana Beghin, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa.

L’Europa sta spingendo tantissimo sull’acceleratore degli accordi di libero scambio e, come ricordato, spesso ci sono potenti lobby, multinazionali grandi d’interessi dietro questi accordi. Innanzitutto, grazie per questo invito e grazie per aver ricordato il fatto che il MoVimento 5 Stelle, fin dal 2014, si è battuto strenuamente contro questo tipo di accordi. Noi non parliamo soltanto di Big Company, di multinazionali, e quant’altro, però è evidente che questo tipo di accordi viene portato avanti fondamentalmente per agevolare questo tipo di aziende.

L’export è una voce indispensabile anche per un settore come quello agricolo e agroalimentare. Lo testimoniano i 38 miliardi di euro raggiunti. Quindi è evidente che degli accordi devono essere fatti e non ci trova assolutamente d’accordo la narrativa che vuole il settore agricolo come tendente al protezionismo, perché bisogna distinguere tra protezionismo e ragionevoli preoccupazioni di chi da questi accordi, estremamente liberisti, riceve dei danni incalcolabili. Alcuni di questi sono già stati citati, ma io voglio affrontare il tema delle multinazionali spesso considerate come i grandi cattivi. Ci mancherebbe altro, producono ricchezza, producono valore, producono posti di lavoro ma non possiamo dimenticare che rappresentano soltanto il 2% delle aziende agricole e agroalimentari italiane. Il 90% delle aziende, lo sapete benissimo voi che siete qui seduti e che li rappresentate, hanno una dimensione economica che non supera i 50.000 euro. Allora, la nostra economia non viene tutelata da questi grandi accordi che sono giustamente, o ingiustamente negoziati.

AGRICOLTURA COME MERCE DI SCAMBIO
L’agricoltura è uno degli unici capitoli che viene più penalizzato e utilizzato come merce di scambio per ottenere maggiori progressi durante i negoziati per l’industria manifatturiera e prevalentemente per quel che riguarda il settore dei servizi. Al di là di quello che si diceva prima, si può essere d’accordo o non d’accordo con questi accordi, ma bisogna vedere sempre che cosa c’è dentro: il CETA, per esempio, forse è stato uno dei negoziati meno trasparenti in assoluto, ma adesso che cosa c’è dentro lo sappiamo benissimo. Sugli altri accordi che l’Unione europea sta negoziando, per lo meno io che faccio parte di quasi tutti i gruppi di monitoraggio, so che cosa portano con se. Portano una concorrenza, una competizione sfrenata tra aziende. Per esempio con gli accordi come il CETA e il TTIP (che oggi è bloccato), si favoriscono le aziende che hanno in media almeno 20 volte la dimensione delle nostre aziende medie, quindi che beneficiano di economia di scala totalmente differenti e che hanno normative molto meno stringenti delle nostre.

In altri accordi dall’altra parte del pianeta, quindi verso la parte est, oltre a non avere vincoli, oltre ad avere normative molto meno stringenti, oltre a poter utilizzare prodotti che da noi sono assolutamente vietati, hanno anche una legislazione completamente differente (in alcuni casi si registrano anche esempi di quasi schiavitù). Prima qualcuno parlava del riso che arriva dalla Birmania. Nonostante questo l’accordo sia prossimo ad entrare in vigore, non c’è bisogno di capire a favore di chi andrà, di sicuro noi capiamo a favore di chi non vanno e questo è assolutamente evidente ed è palese. Allora, quando ci sono così tante pressioni, così tante forze in gioco, quando spesso da questi accordi non c’è nemmeno una crescita economica: il CETA non porta secondo gli studi una crescita economica nel suo complesso, il TTIP lo stesso. E questo avviene perché è evidente che se la torta rimane la stessa, perdonatemi se uso un esempio così semplice, ma quando una torta è la stessa e ci sono così tante spinte per poter arrivare comunque alla conclusione di questo accordo, è evidente che le fette che si tagliano sono differenti: molto più grandi quelle per pochi attori, molto più piccole quelle per la maggior parte degli attori.

E mi prendo ancora qualche secondo, vedo che il semaforo è ancora verde (per quanto riguarda i semafori nella questione alimentare, è vero un po’ è stata strumentalizzata la questione dei semafori, ma ahimè esiste il marketing che permette ancora a certe aziende – sempre quelle grandi – di passare dalla finestra sulla questione delle etichettature), io vorrei che si guardasse anche un altro punto di vista. La questione degli accordi si deve affrontare secondo quale risultato produca: un accordo commerciale per definizione porta ad un incremento degli scambi, il che non significa molto in termini di risultato reale sull’economia vera, non quella finanziaria, ma quella vera dei contadini o comunque dei piccoli imprenditori.

LA TRAPPOLA DELL’EXPORT
La verità è che molto spesso, quando noi parliamo di export, e mi dispiace vedere che spesso lo fanno anche le Istituzioni o chi diffonde statistiche, si parla di export anche riferendosi al traffico intra-comunitario. Ma purtroppo non è così. L’export da un punto di vista europeo, e quindi da un punto di vista di chi questi accordi li negozia e li porta avanti, è esclusivamente dentro o fuori l’Europa. Quindi. quando noi diciamo che sta crescendo l’export perché sono aumentate le esportazioni dei nostri produttori agroalimentari in Europa non stiamo dicendo proprio la verità: in questo caso stanno aumentando i traffici intra-comunitari cioè da Italia a Francia a Germania.

Allora quello che non viene detto nella simmetria informativa che contraddistingue un po’ tutta la nostra società è che anche questo tipo di accordi, di cui non soltanto la Commissione europea non parla, ma non ne parlano nemmeno i media, non ne parlano nemmeno le persone che dovrebbero parlarne per informare i cittadini e i piccoli e medi imprenditori che non sempre sono presenti a questi incontri, è che questo tipo di accordi porta ad una sostituzione del mercato da un punto di vista del commercio intra-europeo sostituito da quello che proviene dalle altre parti del mondo. E questo per noi è un danno indescrivibile e incalcolabile nella misura in cui sul totale delle esportazioni dei nostri produttori il 63,5% è in Europa. Cioè, lo ripeto, il mercato italiano esporta per il 63,5% in Europa! Che cosa andiamo a raccontare al piccolo imprenditore quando si vedrà erodere le sue quote di mercato di questa torta, che rimane sempre uguale, a favore delle grandi aziende che arrivano oltre Oceano? Gli andiamo ancora a raccontare la favoletta che gli si aprirà il mercato americano, canadese o asiatico? A un piccolo imprenditore che non ha la forza commerciale per poter approcciare quei mercati? Ecco questa è la grande asimmetria informativa e la grande bugia che questi signori stanno raccontando.

DIFENDIAMO L’INTERESSE NAZIONALE
Tutti giorni, noi del MoVimento 5 Stelle, prendiamo un impegno nei confronti dei cittadini. Di sicuro è un impegno molto concreto e molto a favore di tutti gli operatori del settore, perché come ho detto prima se è vero che il 90% delle aziende sono piccole è anche vero che ci sono aziende grandi i cui interessi devono essere giustamente tutelati. Noi siamo e continuiamo ad essere una forza politica che cerca di essere vicina ai cittadini. Sono state dette molte cose, se ne diranno tante altre prima ancora della fine, ma io vorrei puntualizzarne un paio: noi abbiamo detto sì agli accordi che sono veramente giusti. Abbiamo detto sì, recentemente, ad un accordo con il Cile che porterà molto sviluppo soprattutto alla nostra agricoltura e al settore biologico. E diremo anche sì, e inviterei Matteo Salvini ad informarsi meglio su cosa si voterà la prossima settimana al Parlamento europeo visto che non si vota l’accordo commerciale con l’Australia e la Nuova Zelanda, bensì una risoluzione del Parlamento europeo… noi diremo di sì a questa risoluzione perché impegneremo il Parlamento europeo a monitorare attentamente, con una clausola di salvaguardia, i negoziati che la Commissione europea dovrà fare.

Queste sono le cose che fanno la differenza: noi richiediamo costantemente l’applicazione della clausola di salvaguardia e qui abbiamo anche un Commissario europeo (ndr. Vytenis Andriukaitis) che ci potrebbe spiegare i motivi della reticenza con cui queste richieste vengono esaudite. In tutti i nostri emendamenti che presentiamo costantemente e che vengono votati da tutti, richiediamo che siano inseriti meccanismi di compensazione per gli agricoltori, come fanno gli altri Stati. Lo ha già fatto il Canada con i suoi produttori lattiero caseari, ma che da noi vengono invece considerati aiuti di Stato. Queste sono le cose che noi dobbiamo fare: dobbiamo portare avanti cose che sono assolutamente concrete. E soprattutto una cosa che io posso garantire è la nostra presenza nelle Istituzioni e nei luoghi in cui si lavoro, lo stesso non posso dire di tutti i presenti. Noi abbiamo, e lo dico in presenza del Ministro Martina che è qui presente, i Ministri più assenteisti nelle riunioni del Consiglio, abbiamo i Parlamentari più assenti nelle Commissioni dove si lavora. Ecco noi italiani dobbiamo essere presenti dove si fanno i giochi. E noi possiamo dire con orgoglio, che in questi 3 anni che sono passati al Parlamento europeo, siamo sempre stati presenti e sempre stati ascoltati tra l’altro dalle altre forze politiche. È vero, non sempre mettono in pratica quello che chiediamo ma questa è una cosa che ci impegniamo a fare se avremo l’onore di essere chiamati ad avere un ruolo di Governo in questo Paese.