Banche venete: tra silenzi e complicità

di MoVimento 5 Stelle

Ci avevano raccontato che il bail-in doveva servire a non mettere più a repentaglio risorse pubbliche per salvare le banche in crisi. Risultato? I partiti si sono resi conto, dopo averla votata, che la procedura per il cosiddetto “salvataggio interno” destabilizzava la fiducia dei risparmiatori e rischiava di far saltare il sistema. Dunque, hanno cercato ogni mezzo per aggirare le nuove norme europee.

Dopo la (mezza) risoluzione delle quattro banche e la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi (e pensare che hanno sempre considerato uno scandalo l’idea della rinazionalizzazione di alcune banche, avanzata dal M5S), ecco esplodere lo scandalo delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Saltate a seguito della gestione sciagurata dei due “padroni”, i due satrapi, rispettivamente Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, sono state cancellate dalla scena economica veneta: le parti “buone” sono state rilevate da Intesa Sanpaolo a un euro, mentre le parti “cattive” sono finite alla struttura di liquidazione, in attesa che la Sga (ex Banco Napoli) del Tesoro riesca a recuperare quanto più possibile dai circa 19 miliardi di crediti deteriorati che le sono stati affidati dai liquidatori.

Ma Intesa si è già presa circa 5 miliardi soldi pubblici senza colpo ferire, oltre alla possibilità di pescare dal cesto solamente ciò che le andava a genio delle due venete fatte a pezzi. E altri 12 miliardi di danari dei cittadini sono in pericolo sottoforma di garanzie pubbliche sugli Npl e sui rischi legali. Che ne è stato del principio per cui i contribuenti non devono pagare per i crimini dei banchieri (tutti per lo più inquisiti solo per il lieve reato di ostacolo alla vigilanza)?

Mutui “baciati” per gonfiare illecitamente il capitale, prestiti folli agli amici degli amici, moduli mifid taroccati per turlupinare i piccoli risparmiatori con le obbligazioni tossiche. La storia recente di PopVicenza e Veneto Banca è fatta di una tragica e letale commistione tra finanza spregiudicata, imprenditoria parassitaria, politica senza scrupoli in cerca di consenso. Potentati attecchiti come tumori che hanno inquinato tutta la vita pubblica dell’importante area del Nord-Est, condizionando persino il comportamento di investigatori e magistrati.

Il MoVimento 5 Stelle ha lottato, nella solitudine propria dell’unica forza politica mai coinvolta in scandali bancari, contro un sistema criminale che ha potuto prosperare anche grazie alle distrazioni e le complicità della vigilanza di Bankitalia.

Ora Intesa sta integrando le due venete nella propria struttura territoriale. Ma ci sarà un pesante taglio di sportelli bancari e di personale. Mentre si teme una riduzione del credito erogato al sistema delle imprese e si paventano altri esborsi pubblici legati all’escussione delle garanzie sui crediti deteriorati.

Ne abbiamo parlato oggi, alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, in via della Dogana Vecchia 29 a Roma con i nostri portavoce Laura Bottici, Enrico Cappelletti, Emanuele Cozzolino, Mario Giarrusso, Gianni Girotto e Alessio Villarosa. Con loro l’ex magistrato Cecilia Carreri, che ha avuto a che fare da vicino con il sistema di potere di Zonin, e il presidente Adusbef Antonio Tanza. Perché uno scandalo del genere non può e non deve mai finire nell’ombra.