Usiamo la plastica per gli arredi urbani e basta inceneritori

di Stefano Vignaroli

Quello che il sistema considera uno scarto da bruciare o far finire in discarica è invece materia con cui arredare le nostre città. Parliamo delle plastiche eterogenee leggere, come pellicole, film, buste, utilizzate negli imballaggi, ad esempio, di cui sono pieni gli scaffali dei supermercati. Sono plastiche in aumento rispetto a quelle nobili (Pet delle bottiglie e flaconi) e anche il loro smaltimento è di pertinenza dei comuni. E qui i nodi vengono tutti al pettine: in genere queste plastiche vengono accumulate per essere incenerite. Accumulate nei centri di raccolta, a volte anche in maniera approssimativa in attesa di essere bruciate.

Recentemente i comuni hanno sollevato il problema dell’accumulo di questo materiale e la Fise, l’associazione delle imprese private gestori rifiuti hanno preso la pala al balzo chiedendo più inceneritori. Le plastiche aumentano, gli impianti scarseggiano, secondo loro. Ho scritto all’Anci per spiegare che un’altra strada è possibile. E queste plastiche possono essere lavorate e tornare a diventare materia. Infatti l’industria moderna riesce a trasformare queste plastiche in arredi urbani, ad esempio. Ma c’è un problema: gli inceneritori prendono incentivi sulla produzione energetica, chi recupera materia no. E costruire questi manufatti con plastiche da riciclo costa costa 20% in più rispetto alle plastiche vergini.

Il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge a mia prima firma: istituire un fondo da destinare ai comuni che vogliono utilizzare arredi urbani realizzati con queste plastiche. Aiutiamo i comuni e arrediamo le città con un’unica proposta. La nostra legge prevede di applicare il credito di imposta per le aziende che utilizzano queste plastiche. Anche per le industrie dell’auto, ad esempio. Il mercato virtuoso del recupero materia esploderà e gli inceneritori si svuoteranno. Come alimentare il fondo? Spostando gli incentivi dagli inceneritori. Semplice no?

La proposta di legge del Movimento 5 Stelle è stata studiata anche dagli operatori del settore, e ci auspichiamo un’ampia convergenza anche da quelle forze politiche che sulla carta sono a favore di un’economia circolare e sostenibile. Li aspettiamo alla prova dei fatti!