#ProgrammaUniversità: l’offerta formativa on-line

di Dario De Notaris, MOOC Production Manager e Natascia Palmina D’Amico, Online Course Manager

Oggi nel mondo vi sono 60 milioni di studenti iscritti a grandi piattaforme multimediali che offrono corsi universitari di altissima qualità. sono corsi strutturati con un linguaggio agile, quello della rete, user friendly, dedicate alle nuove generazioni digitali. E’ una sfida globale la cui leadership però è dei grandi atenei americani: è quindi indispensabile e vitale che l’Italia giochi il suo ruolo in questa travolgente innovazione.

E lo sta facendo con alcuni casi di eccellenza, ed abbiamo capito alcune cose importanti: innanzitutto anche a fronte di finanziamenti estremamente limitati si può fare un salto di qualità e un salto di scala nella formazione universitaria di eccellenza, ed è un dato molto importante. vi sono poi tre punti fermi sui quali dovrebbe concentrarsi anche la discussione pubblica nel Paese. Il primo punto fermo è la specificità italiana, oggi siamo al penultimo posto in EU come percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni. Un dato che si commenta da solo. Pensare di recuperare questo ritardo investendo nelle Università tradizionali, fatte di aule e mattoni, significa metterci mezzo secolo e rimanere indietro. Lo si può fare invece in tempi più brevi, investendo sui bit, sul digitale, sulla formazione multimediale a distanza ma di qualità. possiamo farlo perché ci sono le condizioni tecnologiche e culturali per farlo.

Ed è un passaggio tanto più importante se si considera l’altra specificità del contesto universitario italiano, cioè lo scarso collegamento tra le lauree e il mondo del lavoro. Si parla in continuazione del bisogno di avere lauree più sincronizzate, che facciano sinergia con le esigenze in continua evoluzione del mondo del lavoro. La rivoluzione tecnologica impone questa capacità di adattamento, ma i corsi universitari tradizionali sono molto rigidi, sono lenti nella loro capacità di innovazione e di adattamento. I corsi multimediali possono invece nel volgere di pochi mesi creare nuovi percorsi di laurea, nuovi contenuti formativi più adatti al mondo delle imprese. E’ una sfida a portata di mano, è la sfida su cui si sta orientando buona parte della formazione globale.

Lo dobbiamo e lo possiamo fare in Italia, ma perché tutto questo funzioni e abbia successo, perché vi siano gli standard di qualità ai quali non vogliamo non dobbiamo rinunciare, c’è un requisito fondamentale, una parola chiave apertura, open. La formazione multimediale digitale universitaria di eccellenza deve essere aperta, e aperta significa che deve essere gratuita nel senso che l’accesso deve essere possibile a tutti in tutte le condizioni sociali, in tutte le condizioni ambientali, da un computer, da uno smartphone o da un tablet. Aperta significa anche un’altra cosa molto importante: significa che tutti possono controllare e verificare la qualità, significa che in questo modo la formazione digitale d’eccellenza accetta la sfida del mercato. I professori ci mettono la faccia e i grandi atenei ci mettono la loro reputazione.

Ed è solo in questo modo che possiamo garantire che il digitale non sia una scorciatoia per una formazione di serie B, come è stato e continua purtroppo ad essere in troppi casi, ma diventi invece la bandiera dell’alta formazione pubblica. Apertura, apertura, apertura per avere la massima partecipazione e la massima qualità.