#ProgrammaSviluppoEconomico: l’economia circolare

di Stefano Bartolini, docente di economia politica all’Università di Siena

Quale tipo di economia vogliamo? Quale tipo di economia è desiderabile costruire? Per un sacco di gente il problema attuale delle economie è la scarsa crescita economica, io invece penso che il maggior problema economica sia la scarsa qualità della vita; mi riferisco in particolare agli studi sul benessere psicologico: cos’è che fa star bene la gente? Sappiamo che la qualità delle relazioni che pesa più di ogni altra cosa, che influenza il benessere, ci sono tante cose che influenzano il benessere, ma la qualità delle relazioni è quella cruciale. Beh, abbiamo costituito una economia che non fa star bene la gente, perché distrugge ampiamente le relazioni. Vi faccio degli esempi: il modo in cui abbiamo costruito le nostre città, le abbiamo consegnate al traffico, ma le città erano state pensate per far stare la gente insieme, esistono da 5000 anni, il progetto urbano è sempre stato un progetto di aggregare le persone, e le persone si sono sempre aggregate negli spazi comuni: le piazze, le strade, dove la gente si incontrava, e intesseva relazioni, poi le strade e le piazze sono state consegnate alle macchine, e questo ha avuto un effetto disastroso di distruzione del tessuto sociale.

Le vittime principali di questo sono per esempio i bambini, l’infanzia che è stata vissuta fino a pochi decenni fa con i bambini che stavano per la strada, passavano i pomeriggi in gruppo, a giocare a calcio per le strade, in giro con gli amici, non esiste più, perché le città sono diventate pericolose ad esempio per il traffico, che le rende pericolose; l’infanzia si è spostata in casa, abbiamo creato un gigantesco e innovativo problema di solitudine infantile, che nessuna altra società ha mai sperimentato. Beh, il punto è che tutto questo ha reso l’infanzia molto più costosa di prima, perché adesso i bambini che sono sempre soli vanno sorvegliati, abbiamo bisogno di spendere per le baby sitter ad esempio, abbiamo bisogno di riempire il vuoto delle loro vite di giocattoli, perché questi non hanno più compagnia e quindi i giocattoli sono un sostituto della compagnia, ora tutto questo ci fa spendere, è un problema di qualità della vita, che è crollata per i bambini, alla quale reagiamo rendendo l’infanzia più costosa.

Questo aumento del Pil naturalmente, fa girare i soldi, rende l’economia più grande, ma peggiora la qualità della vita, la stessa cosa vale esattamente per gli anziani. Prima gli anziani quando erano soli e malandati, beh, un tessuto sociale di quartiere se ne prendeva cura, qualcuno gli faceva la spesa, qualcun altro passava a trovarli, adesso ci vuole la badante, questo ha peggiorato la qualità della vita degli anziani ma ha alzato il Prodotto interno lordo, e ha prodotto crescita economica. Se la nostra città diventa troppo pericolosa per andare fuori la sera passeremo le serate in casa e per passarle in modo divertente ci compreremo il cosiddetto home intertainment, la mega tv a schermo piatto, il dvd, la playstation, giochetti per il computer di ogni tipo, quelli costano e invece una città vivibile è un bene gratuito.

È la qualità della vita che dobbiamo promuovere, e questo ci farà spendere meno soldi, perché promuoverà la qualità delle relazioni che ci danno gratuitamente tante cose. Vi faccio altri esempi: il nostro modo di lavorare, le imprese son state riorganizzate negli ultimi trent’anni seguendo uno schema più o meno di questo tipo: più pressione, più incentivi, più controlli, più conflitti, peggiori relazioni, nell’illusione che tutto questo stressare i lavoratori rendesse i lavoratori più produttivi, ma gli studi sull’argomento mostrano invece che la gente più stressata, meno soddisfatta del proprio lavoro è meno produttiva, non più produttiva. Possiamo rilassare la tensione all’interno delle imprese, possiamo rilassare le gerarchie, rendendo il lavoro meno stressante e più produttivo, pensate alla sanità per esempio. Gli epidemiologi sanno perfettamente che quello che più fa ammalare le persone è l’infelicità della gente, è la scarsità e la cattiva qualità delle loro relazioni.

Possiamo alleggerire la spesa sanitaria, che è diventata praticamente insostenibile, costruendo un mondo di relazioni migliori e di gente soddisfatta della propria vita, più contenta, più felice, tutto questo di nuovo non alzerà il Pil, perché tutti i soldi che spendiamo in sanità aumentano il Pil e generano crescita economica, ma migliorerà la qualità della vita. Allora perché ci continuano a ripetere che la soluzione è la crescita economica? Generalmente questa cosa viene motivata con l’alleggerimento della disoccupazione. Il motivo per cui si continua a puntare sulla crescita è che questo diminuisce la disoccupazione, ma questa è un’illusione al limite della superstizione ormai, noi sappiamo che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sta togliendo nel mondo milioni e milioni di posti di lavoro, non è la crescita economica che aumenterà i posti di lavoro; inoltre, un mondo di gente che consuma meno è anche un mondo di gente che ha bisogno di lavorare meno ore, c’è meno gente in una famiglia che ha bisogno di un lavoro; immaginatevi ad esempio che la situazione torni ad essere, supponiamo quella degli anni Settanta, in cui normalmente nelle famiglie lavorava solo una persona a tempo pieno.

Perché ad esempio i bambini non costavano quasi niente, gli anziani non costavano quasi niente, avevamo tessuto sociale, tutte quelle cose ci hanno reso la vita più costosa e ci hanno spinto a lavorare di più, per esempio una famiglia ha bisogno di due lavori a tempo pieno. Supponete che rigenerando il tessuto sociale ci sia bisogno delle famiglie di due persone che lavorino part-time e basti questo; questo libererebbe un sacco di posti di lavoro per gente che attualmente non ha lavoro e lo sta cercando. Quindi l’idea che una riduzione del consumo attraverso un aumento della qualità della vita aumenti la disoccupazione è allo stato attuale delle cose semplicemente una superstizione; non c’è alcuna garanzia che la diminuzione dei posti di lavoro che effettivamente ci sarebbe diminuendo il consumo non sia più che compensata dalla quantità di gente che ha bisogno di un lavoro e del numero di ore che desiderano lavorare perché sennò non arrivano a fine mese.

Di questo programma di miglioramento di qualità della vita non c’è praticamente traccia nell’agenda politica dei partiti italiani, tranne che nell’agenda politica dei 5 stelle, dove tracce di puntare sulla qualità della vita, anche più di tracce per la verità, se ne trovano, per esempio è un programma che punta ai consumi responsabili, alla distruzione dell’obsolescenza programmata, quel meccanismo per cui i prodotti devono invecchiare rapidamente per essere sostituiti, meccanismo che di nuovo viene giustificato con il fatto che crea più posti di lavoro; li crea ma crea anche più gente che ha bisogno di lavoro perché aumentano le nostre spese.