Perché un terremoto di magnitudo 4 non uccide (in un Paese civile)

di seguito l’intervista concessa al blog dal geologo Mario Tozzi a proposito dei fatti di Ischia e dei terremoti in generale.

Lei ha detto che una scossa di magnitudo 4.0 non uccide. Perché?

Un terremoto di quella magnitudo, come quello verificatosi ad Ischia, non uccide. Ma dirò di più: fino a magnitudo 6, in un Paese civile, non dovrebbe uccidere. Il terremoto avviene in un’area vulcanica e i suoi effetti sono un po’ amplificati, ma non in modo tale da giustificare delle vittime. Infatti, in simili posti a rischio sismico, come Ischia, bisognerebbe aver edificato così bene in modo da scongiurare tali conseguenze. Perché bisogna sempre ricordare che non uccide il terremoto in sé, ma l’edificio costruito male che ti cade addosso a seguito della scossa. A tal proposito io ho fatto un confronto, prendendo in considerazione un terremoto di magnitudo 6.1 verificatosi in una cittadina giapponese, con quello accaduto quasi un anno fa ad Amatrice, di magnitudo 6.0. Nel primo caso, guardando le immagini, ho potuto verificare che non ci sono stati danni ingenti o vittime mentre, nel secondo caso, sappiamo tutti come è andata, purtroppo.

Cosa sta succedendo ai Campi Flegrei dal punto di vista dell’attività vulcanica? Lei ha detto che il supervulcano potrebbe risvegliarsi. Quali sono i segnali?

Ci sono dei segnali, anche se no sono sufficienti per affermare che si stia rimettendo in moto. Sono sotto stretto controllo, perché sono nuovi rispetto al recente passato. Parliamo di tremori e boati nella zona della solfatara, del sollevamento del suolo di qualche centimetro, parliamo di 15 centimetri negli ultimi anni, e del cambiamento di composizione e di temperatura delle fumarole. Questi tre fatti ci dicono che qualcosa la sotto sta succedendo, anche se, da qui a dire che potrebbe arrivare un’eruzione ce ne vuole.

Il terremoto di ieri ha delle connessioni con l’attività vulcanica della zona dei campi Flegrei?

Di principio no perché i Campi Flegrei sono un distretto vulcanico, un supervulcano composto da 29 crateri che, anche se molto grande, è ben delimitato da un punto di vista geologico. Mentre il Vesuvio ed Ischia sono altri due Vulcani che non sono direttamente e causalmente connessi a quegli altri. Non possiamo far risalire l’attività di Ischia a qualcosa che la connetta ai Campi Flegrei e viceversa.

Si continua a morire a causa del terremoto. Cosa si è fatto nel campo della prevenzione?

Non si è fatto nulla, zero. Anzi si è aggravata la situazione. Eppure se si investisse un euro nella prevenzione se ne guadagnerebbero 10 nelle emergenze e ci sarebbe una grande convenienza economica. Bisognerebbe risanare gli edifici già costruiti e costruire il nuovo, limitato al massimo nelle zone a rischio, in maniera pertinente.

Nel caso specifico di Ischia quali sono stati gli errori?

Emergono facilmente osservando, ad esempio, la palazzina crollata dove, per fortuna, sono stati salvati tre bambini. È venuta giù come quelle di Amatrice e degli altri luoghi dell’Appennino, con i solai che si schiacciano uno sopra all’altro. Ciò significa che non si è messa nemmeno una catena di ferro nel solaio, che costa 150 euro a metro lineare di tirante di ferro nei muri. Non solo non si è fatto questo negli edifici privati, ma neanche negli edifici pubblici sono stati apportati questi accorgimenti, come abbiamo visto nel caso dell’ospedale. Nel campo della prevenzione noi non facciamo niente. Ischia in questo discorso è l’isola del paradigma italiano dove, in un territorio soggetto a tutti i rischi, con alluvione verificatosi l’anno scorso, un vulcano attivo e eventi sismici, c’è una concentrazione di case abusive che mette paura. In sostanza il pericolo lo crea l’uomo costruendo le case in un posto pericoloso.

È questo che intende dire quando parla di rischio noto ma ignorato?

Non esiste la catastrofe naturale, esiste il comportamento sbagliato dell’uomo che crea il rischio è si mette in condizioni di pericolo. Noi prima ci mettiamo in tali condizioni e poi piangiamo per le tragedie. Sono eventi che possono accadere se si continua a costruire vicino al Vesuvio o in zone pericolosissime, come ad Ischia. A prescindere poi che questo sisma abbia interessato immobili abusivi o meno, o edifici condonati, che poi è lo stesso se vengono costruiti in zone pericolose, io osservo che non si fa nulla per prevenire questi disastri. Ai sindaci di Ischia vorrei dire una cosa: invece di dire che le conseguenze del terremoto non hanno nulla a che vedere con l’abusivismo, dovrebbero forse far ripartire la ricostruzione, insieme alla demolizione delle costruzioni abusive in zone di pericolo. Ma non credo che lo faranno.