Crescita del PIL: la verità è che l’Italia è penultima in Europa

di Marco Valli, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa

Gli esponenti del Pd che esultano hanno preso troppo sole. Scambiano per ripresa economica il pieno fallimento della politica economica dei loro governi. Lo pensano i cittadini, lo dicono i dati. Il confronto con il resto d’Europa è impietoso: nel secondo trimestre 2017 in media la crescita del PIL nei 27 Paesi europei è stata del +2,3%, 0,8 punti sopra il dato fatto segnare dall’economia italiana. Siamo fanalino di coda, facciamo meglio solo del Belgio. Cinque anni di governi a guida Pd hanno prodotto zero risultati, anzi…hanno contributo con le riforme del mondo del lavoro e le privatizzazioni ad aumentare gli scoraggiati, i precari e sottoccupati e quindi la disuguaglianza economica e la povertà.

La droga monetaria senza precedenti immessa dalle banche centrali sta trainando una crescita malata. La trasmissione delle politiche monetarie verso l’economia reale è sempre più difficile e pericolosa, perché la liquidità finisce principalmente nel circuito finanziario.

La BCE soffre comunque di un ulteriore problema incurabile, in quanto deve trasmettere la sua politica monetaria a 19 economie diverse, con bisogni diversi in termini di tassi d’interesse e d’inflazione. In Eurolandia tra l’altro non esistono e sono fuori da ogni discussione veri meccanismi di condivisione dei rischi, come gli utopici Eurobond e strumenti di compensazione tra aree in surplus e aree depresse. Perciò una volta che la droga monetaria finirà ci saranno enormi ricadute in particolare per l’Italia e i paesi periferici.

In Europa, l’area euro cresce meno dell’area non euro. I tassi di crescita di Polonia, Danimarca e Repubblica Ceca (Paesi che conservano le loro monete nazionali) non sono casualmente più alti di quelli dell’Italia. L’euro è la gabbia della crescita economica. Bisognerebbe adesso mettere da parte l’orgoglio e chiedere scusa per tutta la sofferenza causata da politiche economiche sbagliate per imprese e cittadini italiani. È arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e trovare soluzioni concrete per uscire da questo declino inesorabile.