#ProgrammaTelecomunicazioni: Accesso a Internet

Nel nostro Paese ci sono diverse persone che non hanno strumenti adeguati per accedere a internet. Gli ostacoli che impediscono questo accesso possono essere di vario tipo, ma tutti hanno una soluzione possibile.

di Alberto Gambino, ordinario di Diritto privato all’Università europea di Roma e presidente dell’Accademia italiana del Codice di internet

La domanda da cui partiamo riguarda le priorità da affrontare per fare in modo che un accesso minimo garantito a internet sia per tutti i cittadini italiani. Sarà sicuramente necessario superare una serie di ostacoli, serve scegliere quale vogliamo si risolva prioritariamente.

L’accesso a internet è ritenuto da gran parte dei Paesi occidentali come una prosecuzione della propria libertà di informarsi, di crearsi un’opinione, e anche in particolare di estrinsecare la propria personalità fino in fondo, come peraltro richiede la nostra Carta costituzionale. C’è un divario infrastrutturale innegabile che riguarda la qualità della connessione e la qualità delle nostre comunicazioni, qui è evidente che deve intervenire l’apparato pubblico, lo Stato e l’Unione Europea. Su questo è anche compreso un coinvolgimento dei privati, perché certamente saranno le aziende di interconnessione infrastrutturale a essere coinvolte, ma bisognerà fare in modo che non ci siano dei monopoli, e cioè che si vada poi a inceppare una libera accessibilità anche per chi vuole entrare in quel mercato della connessione con le grandi reti infrastrutturali.

Un altro divario particolarmente significativo è quello che va sotto il nome di divario culturale. Il professor Rodotà parlava dell’alfabetizzazione elettronica, oggi potremmo dire che c’è bisogno di un’alfabetizzazione informatica, e cioè che l’utente per essere fino in fondo tale e poter usare liberamente la rete, deve conoscere – anche se in modo elementare – alcune dinamiche della rete stessa, e questo deve cominciare dai banchi di scuola. Quindi è molto importante che ci sia un coinvolgimento del comparto dell’istruzione, per fare dei veri e propri programmi scolastici che si riferiscano alla formazione dei nostri giovani, e in particolare anche dei corsi serali per persone più mature che non sono nativi digitali. L’ultimo aspetto di divario significativo è quello di carattere economico.

Qui bisogna fare particolarmente attenzione a una dinamica in voga oggi nella rete: che le aziende private talvolta offrono dei servizi in cambio dell’accaparramento dei dati personali, e quindi danno anche accesso largo alla rete. In cambio però vogliono un po’ governare i nostri dati. Allora qui c’è un tema di democrazia, cioè bisogna rendersi conto che certamente i costi vanno abbattuti, ma non si possono necessariamente abbattere a carico dei titolari dei device e delle aziende che poi fanno dei pacchetti, che in realtà mirano da un lato a creare di nuovo dei monopoli sul mercato e dall’altro anche a intromettersi nella sfera personale che riguarda i comportamenti. Laddove il comportamento del consumatore serve in definitiva per fare indagini di mercato e vendere pubblicità.