#ProgrammaFisco – Tutela autonoma (prima) e processo efficiente (dopo)

di Giacinto della Cananea, Professore ordinario di diritto amministrativo Università di Roma Tor Vergata, Componente del consiglio di presidenza corte dei conti

Mi è stato posto il quesito se, dovendo scegliere un terreno privilegiato di riforma, si debba intervenire sull’amministrazione tributaria, e quindi soprattutto rendere molto migliore l’esercizio dell’autotutela, oppure se si debba intervenire sul giudice, quindi sul modo con cui si assicura l’indipendenza del giudice tributario. Comincio col darvi rapidamente alcuni dati. Le cause pendenti sono un po’ meno di mezzo milione, quindi non è una giurisdizione di nicchia, è una giurisdizione molto rilevante per i cittadini.

L’arretrato è in corso di riduzione ma ci sono ancora più di 40 mila dispute davanti alla sezione tributaria della Corte di Cassazione
e questo è un problema molto serio. Ora, vediamo le due alternative che mi sono state poste. In astratto si potrebbe dire che l’obbiettivo più importante, sempre e comunque, sia migliorare la giurisdizione e quindi, nel nostro caso, dare rilievo all’obbiettivo di professionalizzare il giudice tributario. Anche perché, diversamente dal giudice ordinario, da quello amministrativo, quindi il complesso del Consiglio di Stato e da quello contabile, cioè dalla Corte dei Conti, il giudice tributario non è ancora interamente professionalizzato. Però, ci sono tre ragioni per arrivare alla conclusione opposta e cioè che, dovendo scegliere fra i due obbiettivi che sono stati posti, sia preferibile far cadere la scelta sul miglioramento della condotta dell’amministrazione tributaria.

Il primo argomento, è un argomento generale:
molti sono i rapporti fra cittadino contribuente e amministrazione che non arrivano in giudizio e quindi è meglio che l’amministrazione sia migliorata affinché possa gestire in modo più consapevole ed efficiente le cause.

Il secondo è un argomento specifico, molto importante:
sono migliaia le cause in cui l’amministrazione tributaria resiste fino alla Corte di Cassazione, semplicemente perché preferisce che sia un giudice a dirle di abbandonare quella lite, e cioè che quella lite è finita. Ora, noi dobbiamo disincentivare questo tipo di condotte, che sono dilatorie, allungano cioè i tempi del processo, e che incidono molto negativamente sui contribuenti.

Il terzo e ultimo motivo è che
, per quanto vi siano dei giudici tributari non professionalizzati ancora, il loro numero è molto sceso. Oggi sono meno del 10% del totale e si concentrano nelle commissioni tributarie provinciali, non in quelle regionali, cioè di Appello. Di conseguenza, per quanto il problema del giudice non possa essere trascurato, il problema più urgente per la collettività è migliorare il funzionamento dell’amministrazione tributaria.