L’Europa è complice del massacro delle balene in Norvegia

di MoVimento 5 Stelle Europa

L’accordo commerciale fra Unione europea e Giappone, siglato il 5 luglio, porta con se una grande ombra: il massacro delle balene. Dai porti europei passa infatti la carne di balene che dalla Norvegia arriva – senza controlli – direttamente in Giappone. La Norvegia caccia circa 1.000 esemplari di balene ogni anno. Secondo un documentario trasmesso in Norvegia nel marzo 2017, oltre il 90% degli esemplari uccisi legalmente era di sesso femminile, la quasi totalità delle quali in gravidanza. Le ripercussioni ambientali sono enormi per l’ecosistema marino: più balene ci sono migliore è infatti lo stato di salute degli oceani. Le balene infatti forniscono nitrogeno e ferro che sono necessari per la vita del fitoplancton. Il fitoplancton è diminuito del 40% dal 1950 principalmente a causa della diminuzione della popolazione delle balene.

L’accordo commerciale siglato con il Giappone – che ha molti aspetti positivi – non deve indebolire la lotta al traffico illecito di carne di balena. Chiediamo più controlli. In Europa la caccia alle balene e la tratta delle sue carni sono vietate. Dobbiamo essere coerenti senza prestarci a nessuna complicità.

Il gruppo Efdd – MoVimento 5 Stelle sta lottando al Parlamento europeo per difendere le balene e i nostri mari in tutte le Commissioni competenti: Ambiente, Pesca e Commercio internazionale.


VIDEO.
L’Intervento di Eleonora Evi durante la plenaria di Strasburgo.

di Eleonora Evi, Efdd – MoVimento 5 Stelle (Commissione Ambiente)

“Cari colleghi, che gli oceani ed i loro abitanti non versino in condizioni ottimali è un dato di fatto oggettivo e conosciuto. Tra tutti, i mari artici sono quelli a maggior rischio e quelli dove si stanno manifestando in maniera più evidente gli effetti dei cambiamenti climatici. Purtroppo c’è chi dalla fusione dei ghiacci artici vede solo le grandi opportunità di guadagno dall’estrazione di combustibili fossili, dalle attività minerarie, dall’apertura di nuove zone di pesca e di rotte di navigazione. Questo scenario impone a tutti noi di fare del nostro meglio per evitare che al degrado globale si aggiunga le dannosa e inutile caccia alle balene. Circa il 90% delle balenottere uccise finora dai balenieri norvegesi erano femmine, quasi tutte gravide. La loro uccisione rappresenta un danno enorme per le capacità di sopravvivenza delle popolazioni di balenottere del Nord Est Atlantico. Chiediamo pertanto che gli Stati membri siano allertati del possibile traffico illecito di carne di balena norvegese verso il Giappone ed attuino tutti i necessari controlli di legge. Chiediamo anche che la Commissione europea individui misure di pressione verso la Norvegia nella sua dimensione di membro dell’EEA (European Economic Area) a cui si applica la normativa comunitaria”.

di Rosa D’Amato, Efdd – MoVimento 5 Stelle (Commissione Pesca)

“La Norvegia ha ucciso più di 350.000 balene tra il 1946 e il 1986 e ha votato contro la moratoria commerciale di caccia alle balene nel 1982 rifiutandone i vincoli. Il Paese dei fiordi pratica la caccia alle balene con delle quote autoassegnate, attualmente 999 per la stagione di caccia del 2017 (da 880 nel 2016 e 1.286 per il tutto il periodo 2010-2015 incluso). La scusa era quella della caccia scientifica di piccole balene poi ha ripreso la caccia alle balene commerciali in virtù della «obiezione» alla moratoria commerciale. Oggi la Norvegia è la nazione con il maggior fatturato derivante dalla caccia alle balene al mondo, più di Islanda e Giappone messi insieme. Oltre la metà del prodotto di questa caccia viene esportato in Giappone.

La caccia alle balene ha anche delle ripercussioni ambientali significative per l’ecosistema marino: più balene ci sono migliore è lo stato di salute degli oceani. Inoltre, questi cetacei affrontano già una serie di minacce, non per ultima quella relativa ai cambiamenti climatici e ai rifiuti marini, ma nonostante l’opposizione degli scienziati la Norvegia va avanti con la caccia alla balene, sebbene sempre meno norvegesi gradiscano la sua carne che è per lo più destinata al mercato giapponese. Il Parlamento europeo non poteva non opporsi a questa situazione e ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo cosa di fatto questa sta facendo per, da un lato far rispettare alla Norvegia gli accordi internazionali e dall’altro evitare che la carne di balena destinata all’esportazione (la maggior parte!) transiti nei nostri porti europei. Questa è l’ennesima ipocrisia made in Europe, per la serie “fatta la legge trovato l’inganno”. All’interno della nostra area commerciale si commercializzano quasi indisturbati prodotti vietati dalle norme europee!”

di Tiziana Beghin, Efdd – MoVimento 5 Stelle (Commissione Commercio Internazionale)

“La caccia alle balene in Norvegia è legata al redditizio commercio della carne verso il Giappone dove viene venduta a prezzi da capogiro. Il problema è che per arrivare fin lì le navi passano spesso per i porti dell’Unione europea. Nell’ottobre del 2016, ad esempio, sono transitate circa 3 tonnellate in almeno tre porti europei. In Europa la caccia alle balene è vietata, gli Stati membri aderiscono alla Convenzione internazionale per il commercio di specie animali e vegetali in pericolo (CITES), quindi chiediamo che il transito di carne di balena possa avvenire solo in presenza di certificati di autorizzazione che devono essere presentati alle autorità portuali. Se non possiamo obbligare la Norvegia a interrompere i suoi programmi di caccia alle balenottere possiamo però applicare le norme riconosciute a livello EU. L’importanza dell’interrogazione orale discussa al Parlamento europeo va al di là della generica denuncia della caccia alle balene, ma riguarda il ruolo che possono e devono svolgere le autorità portuali degli Stati membri nell’impedire il commercio illegale della carne di balena. Per questa con l’interrogazione vogliamo avviare un processo che dovrà svilupparsi ulteriormente affinché la Commissione verifichi il rispetto degli obblighi derivanti dalla CITES nei porti europei e individui strumenti di pressione verso la Norvegia affinché si decida a riconoscere e mettere in atto la moratoria del 1986”.