Se questo è lavoro

di Charlotte Matteini

Prendiamo questo “coso”, che mi vergogno a definire annuncio di lavoro, e parliamo un attimo di lavoro. Sfilza di competenze pretese, autonomia, laurea a pieni voti e via dicendo, retribuite con un tozzo di pane. Seicento euro al mese per un (sembrerebbe) full time con trasferte.

Ho trovato un annuncio simile, dello stesso gruppo, sul loro portale. Pensavo che per quello stipendio cercassero uno stagista, ma la parola stage non è menzionata nell’annuncio e anzi “è richiesta la capacità di interagire con autonomia nei confronti dei progettisti, dei capi- tecnici e dei clienti/fornitori”, dunque pare non si tratti proprio di stage.

Perché io, con tutte queste competenze, dovrei accettare queste condizioni? La risposta è semplice: perché il mercato è al ribasso e se rimani in Italia – per qualsiasi tipo di motivo – ti trovi con le spalle al muro.

Prendere o lasciare, se ti va bene è così, altrimenti puoi cercare altro, da un’altra parte. Il che, di base, come ragionamento, io lo comprendo anche.

Il problema è che là fuori, in questo Paese, è pieno di annunci al limite della schiavitù e, purtroppo, ci stiamo anche convincendo che rifiutare condizioni inique sia da choosy o fannulloni.