Consip, l’ipocrisia di Renzi e l’inchiesta che fa tremare il giglio magico

di MoVimento 5 Stelle

Nell’inchiesta Consip c’è tutto il doppiopesismo e l’ipocrisia di Matteo Renzi e del PD. Renzi prima ha piazzato uno dei suoi uomini a capo della Consip, Luigi Marroni, e poi lo ha scaricato quando questo è diventato il principale accusatore del suo braccio destro Luca Lotti e del padre Tiziano e testimone scomodo di un’inchiesta che sta facendo tremare l’intero Giglio Magico.

Ma non basta: mentre per mano del PD e del governo manda a casa l’Ad della Consip che non è indagato e che ha raccontato la verità di fronte ai magistrati, contemporaneamente difende e tiene incollato alla poltrona un ministro, Luca Lotti, indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio, accusato di aver di fatto ostacolato le indagini dei magistrati. E’ sintetizzato tutto qui il rispetto che Renzi ha per la giustizia.

All’ipocrisia si è aggiunta anche la vigliaccata: pur di salvare la faccia, e la poltrona del ministro Lotti, hanno tentato in tutti i modi di fermare la discussione in Aula al Senato delle mozioni dei vari partiti che chiedevano l’azzeramento dei vertici Consip, facendo dimettere il Cda della centrale di acquisti per la Pa di fatto dimissionando in anticipo Marroni. Un patetico tentativo, l’ennesimo, di salvarsi la faccia dinanzi al Paese, di togliere di mezzo il testimone scomodo e insabbiare l’affaire Lotti, e di evitare di andare sotto nelle votazioni.

Tutto accade mentre Renzi continua a difendere il padre e il suo ministro, dimenticando che le accuse su di loro restano ancora in piedi.

Sono sei mesi che la Procura di Roma e Napoli indagano sulla corruzione intorno al mega appalto Consip da oltre due miliardi e mezzo di euro. In carcere è finito l’imprenditore Alfredo Romeo, ma sotto accusa ci sono anche nomi eccellenti del ‘sistema renziano’: il padre Tiziano, accusato di traffico di influenze illecite, cioè di aver brigato e di essersi speso per favorire negli appalti proprio l’imprenditore Alfredo Romeo, e il ministro Luca Lotti.

L’accusa su quest’ultimo è pesantissima: avrebbe rivelato l’esistenza dell’inchiesta ai vertici Consip, proprio nel momento in cui le indagini stavano arrivando a Tiziano Renzi. A spifferare l’operato dei magistrati oltre a Lotti, sarebbero stati anche il Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, il comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia e il presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni.

In un Paese normale Lotti sarebbe già fuori dal governo. Invece è ancora lì, confermato anche da Gentiloni. Così come sarebbero stati mandati a casa i vertici dell’Arma accusati di aver rivelato l’inchiesta. Anche loro sono tutti al loro posto. Intanto, però, è scattata la ritorsione contro Marroni.

Che anche Marroni e i vertici Consip debbano andare a casa non c’è dubbio. Ma l’ipocrisia di Renzi e del PD è vergognosa. Per mesi hanno preso in giro il Paese tenendo al loro posto due uomini – Lotti e Marroni – le cui verità erano in contrasto: uno dei due necessariamente è un bugiardo che sta mentendo ai magistrati, alle istituzioni e ai cittadini. Ma in attesa che la giustizia faccia il suo corso, Renzi e il PD hanno deciso da che parte stare: via il testimone non indagato che parla ai magistrati, dentro l’indagato.

Sarà interessante vedere che fine farà l’altro testimone chiave dell’inchiesta, il presidente Consip Luigi Ferrara, che a differenza di Marroni prima ha ammesso di essere stato informato dell’inchiesta in corso e delle cimici messe negli uffici, poi ha ritrattato le sue accuse finendo indagato per falsa testimonianza. Per ora è fuori da Consip, ma chissà