Un piano troppo virtuoso

di MoVimento 5 Stelle

Il Piano per la gestione dei materiali post consumo (rifiuti) di Roma? Per il ministro a discariche e inceneritori Galletti è “troppo virtuoso per essere credibile”. E’ un piano troppo virtuoso, avete letto bene.

Già perché perché sempre Galletti trova “questo piano molto ambizioso: i target che hanno sulla differenziata e sulla prevenzione dei rifiuti sono più virtuosi di quelli individuati dalla direttiva Ue e vengono colti 9 anni prima”.
Quindi ridurre i rifiuti con progetti come (ne citiamo alcuni): mercati rifiuti zero, compostaggio di comunità e domestico, riduzione imballaggi, vuoto a rendere, acqua del rubinetto, massimizzare il recupero di materia attraverso la raccolta differenziata domiciliare con obiettivo della “tariffa puntuale”, costruire isole ecologiche e spazi per riutilizzo-riparazione e recupero materia, impianti di trattamento per l’organico aerobici e recupero di materia è “troppo virtuoso” perché “anticipa gli obiettivi della direttiva UE di nove anni”.

Essere “troppo virtuosi”, “molto ambiziosi”, “i più virtuosi”, e individuare obiettivi su prevenzione (riduzione) e differenziata-riciclo (70% al 2021 oggi è al 44%) in anticipo sugli obiettivi europei crea un problema. A chi? Ai cittadini? All’ambiente?

Puntare su programmi “troppo virtuosi” produrrebbe un reale cambiamento nella società andando finalmente verso l’economia circolare.
Un sistema “troppo virtuoso”, cancellerebbe gli affari miliardari di chi gestisce discariche, inceneritori e ogni anno punta ad aumentare la produzione di “monnezza”. Se il nostro piano venisse attuato ogni investimento in discariche e costosissimi impianti d’incenerimento non avrebbe più senso e si andrebbe finalmente verso l’economia circolare.
Sappiamo tutti che è una sfida difficile. Ma sono proprio le sfide e battaglie difficili quelle che possono cambiare la nostra casa comune. Iniziando da Roma.
Invito Galletti alla lettura di questi due passaggi dell’Enciclica Laudato Sì.
Troppo virtuosa?
21.”C’è da considerare anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe, che si verifica anche quando il livello di presenza di un elemento tossico in un luogo è basso. Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone.
22. Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi”.