#ProgrammaScuola – Scuole paritarie e pubbliche: finanziamenti e contributi volontari

Oggi i fondi delle scuole pubbliche statali sono insufficienti e le famiglie italiane sono costrette a pagare un contributo “volontario” all’atto dell’iscrizione a scuola. In questo modo viene minato il principio di gratuità della scuola dell’obbligo previsto dalla nostra Costituzione. Con il primo quesito vi chiediamo se siete d’accordo che i finanziamenti pubblici vadano prioritariamente alle scuole pubbliche statali.
Il quesito non riguarda le scuole dell’infanzia e i nidi, perché per questa fascia d’età (0-6 anni) le scuole private paritarie nella maggior parte dei casi suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali sul territorio e rappresentano dunque una scelta obbligata per le famiglie.

di Pietro Rapisarda, dirigente scolastico

Finanziamento alle scuole paritarie e contributo volontario degli studenti alle scuole pubbliche: c’è un problema grosso su questo argomento. La scuola dell’obbligo, cioè fino all’età in cui lo studente è obbligato per legge ad andare a scuola, dovrebbe essere gratuita secondo tutti i punti di vista. Perché nel momento in cui lo Stato, giustamente, impone un obbligo non può, a mio parere, contestualmente imporre anche una spesa.

Ritengo che la scuola dell’obbligo debba essere assolutamente gratuita, sotto tutti i punti di vista: nella frequenza, nell’iscrizione, nell’uso dei libri che dovrebbero essere, a mio parere, forniti in prestito o donati, nell’uso di tutte le attrezzature della scuola e il loro funzionamento.

Questo cosa comporta, d’altra parte, che le scuole abbiano sufficienti fondi per garantire a tutti gli studenti, o quantomeno a quelli nell’obbligo scolastico, un regolare funzionamento e un’offerta formativa che sia all’altezza degli obiettivi prefissati.

Cosa succede in realtà, che le scuole hanno dei finanziamenti, però normalmente questi finanziamenti non sono sufficienti a garantire un’offerta adeguata. Questo si verifica in particolare nelle scuole dotate di laboratori e quelli che hanno una spesa corrente e molto elevata. Posso citare due tipologie di laboratori, ma ce ne sono sicuramente altri, in particolare i laboratori di enogastronomia e quelli chimici hanno dei costi elevatissimi per le spese correnti, per l’acquisto dei materiali, per la gestione dei rifiuti.

Le scuole tecniche e professionali che offrono questi tipi di laboratori hanno effettivamente un contributo ad hoc per il loro funzionamento, ma questo contributo non è sufficiente. E allora le scuole si trovano normalmente costrette a chiedere un contributo volontario alle famiglie. Questo contributo volontario è un po’ un’aberrazione, nella misura in cui in alcune scuole questo contributo non cambia la qualità della scuola, in altre la cambia sostanzialmente.

Mi riferisco ad un aspetto sociale della scuola. Ci sono scuole che hanno pochi laboratori per esempio i licei classici o i licei scientifici che ne hanno anche, ma normalmente sono laboratori che hanno spese correnti molto basse, e magari sono scuole collocate in zone dove ci sono famiglie che hanno la possibilità di spendere. In questi casi il contributo normalmente viene erogato, e la scuola si trova con una quantità di denaro adeguata ad offrire un’offerta formativa all’altezza della situazione.

Poi ci sono scuole che hanno laboratori e che sono collocate in zone periferiche, che hanno una utenza che questo contributo non può darlo, anche volendo, e si trovano a dover gestire un’offerta formativa per la quale il finanziamento dello Stato non è sufficiente, e il contributo volontario non c’è, o c’è in forma molto limitata. E quindi si trovano con una offerta formativa che viene depauperata della sua qualità e anche nella quantità.

Questo va contro un obiettivo sociale importante della scuola che è quello di fornire un ascensore sociale alle classi meno abbienti, per dare una prospettiva di vita, di lavoro, di occupazione, di sviluppo personale che non sia dipendente dalle loro condizioni iniziali di disagio.

Questa struttura invece genera proprio una differenza, anzi la rimarca ancora di più. E quindi penso che lo Stato debba fornire una quantità maggiore di finanziamenti che deve essere quantificata caso per caso, ovviamente, ma soprattutto che debba garantire la gratuità e la frequenza scolastica, quanto meno nella zona di età dell’obbligo scolastico.